Gloria di Sant’Ignazio di Andrea Pozzo

Gloria di Sant’Ignazio di Andrea Pozzo è un affresco che celebra il Santo attraverso la luce divina che investe il fondatore della Compagnia del Gesù.

Andrea Pozzo, Gloria di Sant’Ignazio, 1691-1694, affresco. Roma, Chiesa di Sant’Ignazio di Loyola, volta della navata

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Indice

Descrizione di Gloria di Sant’Ignazio di Andrea Pozzo

Al centro della grande volta dipinta si trova il fondatore della compagnia del Gesù, Sant’Ignazio di Loyola. Gloria di Sant’Ignazio è, in effetti, una vasta allegoria che ha l’intento di celebrare l’investitura da parte di Dio, attraverso Cristo, del Santo e di tutti i membri della compagnia del Gesù. Così, la luce mistica, al centro, investe il protagonista e, quindi, si irradia verso gli altri gesuiti. Da questi, poi, raggiunge i quattro continenti conosciuti al tempo rappresentati a coppie sui lati lunghi dell’affresco. L’Europa è rappresentata come una regina a cavallo che domina il globo azzurro. In senso orario, poi, l’America è dipinta come una indiana, con un panno a forma di gonnellino e una corona di piume rosse e azzurre. Viene, quindi, l’Africa, di colore scuro e, infine, l’Asia a cavallo di un cammello.

Sant’Ignazio è in alto, al centro su una grande nuvola chiara con intorno molte figure che aleggiano. Davanti a lui si trova Cristo con in braccio una pesante croce. Dalle loro figure l’immagine si allontana, in alto, con un volo di altri personaggi che si rimpiccioliscono progressivamente e si smarriscono nella lontananza.

Interpretazioni e simbologia di Gloria di Sant’Ignazio di Andrea Pozzo

La luce mistica che parte da Dio padre, mediata da Gesù, giunge al suo fondatore Ignazio di Loyola. Attraverso il suo operato si trasferisce, poi, ai tanti membri della Compagnia che si recarono nelle terre lontane per convertire popoli di altre culture. Le figure allegoriche dei quattro continenti rappresentano proprio la finalità principale della Compagnia.

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L’artista e la società. La storia dell’opera

Andrea Pozzo nacque a Trento il 30 novembre 1642 e morì a Vienna nel 1709. Fu quindi uno dei grandi artisti che operarono nel periodo tardo del Barocco. La sua data di nascita, curiosamente coincide con quella della morte di uno dei grandi artefici della prima pittura barocca, Guido Reni. Andrea Pozzo iniziò la sua formazione in campo artistico a Venezia. Pur non avendo frequentato la bottega di maestri rinomati riuscì, tuttavia, a costruirsi una sensibilità artistica che farà da base alla sua produzione futura.

Nel 1665, a 23 anni, divenne membro laico della compagnia del Gesù i cui membri consacrati sono conosciuti come gesuiti. Durante la sua vita viaggiò molto in tutta Europa, per via della sua fama di architetto, decoratore e pittore. Fu, inoltre, riconosciuto come un importante teorico della prospettiva. La sua opera più importante è la decorazione della volta e l’abside della chiesa di Sant’Ignazio a Roma dedicata al fondatore della compagnia del Gesù, Ignazio di Loyola.

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Lo stile di Gloria di Sant’Ignazio di Andrea Pozzo

L’affresco prosegue le architetture reali dell’ambiente sottostante. Infatti, grazie all’uso della prospettiva geometrica, osservando dal basso, si possono apprezzare colonne, pareti, archi e pilastri tra i quali si librano i personaggi dipinti. Questo effetto di sfondamento virtuale del soffitto architettonico fu tipico del Barocco. Attraverso le architetture disegnate di scorcio, in molte chiese dell’epoca, vennero, così, realizzate elaborate scene che glorificano un personaggio religioso.

Anche nel caso dell’imponente affresco di Andrea Pozzo intitolato Gloria di Sant’Ignazio lo spazio reale e quello fantastico si confondono. Lo spazio inferiore, è quello destinato ai fedeli. Lo spazio illusorio, invece, ottenuto tramite lo sfondamento prospettico, è quello del divino. Le architetture dipinte fanno da collegamento con l’ambiente divino nel quale si compie il fatto religioso tra nuvole e cielo.

Il colore e l’illuminazione

L’illuminazione proviene dall’alto e la fonte luminosa coincide con il punto di fuga prospettico. Questo espediente tecnico permette di dare una forte solidità al dipinto e di unificare lo spazio architettonico con l’ambiente luminoso. Inoltre ha una chiara valenza simbolica se si considera la luce come segno della gloria divina. I colori sono vivi e saturi. I tono sono distribuiti in modo equilibrato e permettono di realizzare un certo movimento della composizione attraverso richiami tra i personaggi. Le architetture sono tendenti a grigio e ocra mentre il cielo e le nuvole creano uno sfondo indaco, dorato al centro.

Lo spazio

Lo spazio che si viene a creare nell’affresco Gloria di Sant’Ignazio è di tipo scenico. Infatti, il gusto prevalente nei grandi soffitti affrescati barocchi fu quello scenografico, ottenuto mediante la composizione di elaborate visioni fantastiche. La prospettiva geometrica, soprattutto di tipo accidentale, con due punti di fuga laterali, fu lo strumento principale per costruire queste imponenti scene illusorie. Sui lati corti si alzano due grandi archi a tutto sesto mentre sui lati lunghi si aprono tre archi minori alternati da pilastri e colonne.

La composizione e l’inquadratura

La scelta compositiva di Andrea Pozzo deriva dalla sua fama di teorico della prospettiva geometrica. Al centro della volta, infatti, si trova il punto di fuga delle finte architetture e la fonte luminosa. Nella zona immediatamente centrale prendono posto le figure di Sant’Ignazio e di Cristo. I personaggi secondari di dispongono lungo le architetture e le figure si addensano rispettando i quattro lati dell’impianto compositivo. Una direttrice si avvita e scorre lungo il gruppo di personaggi che ascendono verso il centro e l’alto. Questa linea che arriva fino al Santo, e passa oltre, spezza la rigidità delle finte architetture creando un effetto scenico ed emozionale.

Approfondimenti. Ignazio di Loyola e la compagnia del Gesù

Ignazio di Loyola con alcuni compagni, nel 1534, a Parigi fondò la Societas Iesu. Il progetto iniziale della Compagnia del Gesù fu quello di predicare in terra Santa ma fu abbandonato nel 1537. In ogni caso, il programma fu approvato da Papa Paolo III il 27 settembre 1540. Dopo la morte di Ignazio di Loyola nel 1556, con i governi che succedettero di Francesco Borgia, dal 1565, Everardo Mercuriano dal 1573 e Claudio Acquaviva dal 1581, l’ordine crebbe in numero e in potere.

L’ordine dei Gesuiti ebbe, inoltre, un ruolo di primo piano durante il concilio di Trento tenutosi dal 1545 al 1563 convocato da Papa Paolo III. Nato con lo scopo primario di conciliare cattolici e protestanti, in realtà stabilì la supremazia della chiesa cattolica. Attraverso la Controriforma venne elaborato un vasto programma di riconquista spirituale da attuare, anche, mediante la costruzione di nuove chiese. Il programma prevedeva poche indicazioni verso la nuova veste di immagini con la quale ricoprire gli interni. In ogni caso, gli artisti si allontanarono dalle forme elaborate e virtuosistiche del Manierismo. Si favorirono, così, affreschi e dipinti che parlavano in modo più diretto ed emotivo ai fedeli.

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