Incoronazione della Vergine degli Uffizi di Beato Angelico

Nell’Incoronazione della Vergine degli Uffizi di Beato Angelico, Maria viene Assunta in cielo e incoronata da Cristo con il titolo di Regina Coeli, Regina dei cieli.

Beato Angelico, Incoronazione della Vergine, 1432 circa, tempera su tavola, 12 x 114 cm. Firenze, Galleria degli Uffizi

Indice

Descrizione dell’Incoronazione della Vergine degli Uffizi di Beato Angelico

La Vergine, in alto, viene Incoronata da Cristo. Si diffonde così una luce mistica che investe le due schiere laterali di santi e angeli che sono sostenuti dalle nuvole. Intorno alla Vergine e a Cristo poi danzano sei angeli dalle ali dorate. Verso lo sfondo si dispongono file di angeli musicanti.

Interpretazioni e simbologia dell’Incoronazione della Vergine degli Uffizi di Beato Angelico

Questo dipinto è anche detto Pala di Sant’Egidio. L’Incoronazione della Vergine, secondo la tradizione, è un momento culminante che viene dopo la morte e l’assunzione in cielo di Maria. Si tratta di una rappresentazione mistica alla quale partecipano molti santi, beati e angeli.

È nel periodo gotico, nel XIII secolo, che la scena dell’Incoronazione della Vergine diventa un tema di devozione e la Madonna inizia a personificare la Chiesa Cattolica. In genere la Vergine rimane seduta o inginocchiata di fronte a Cristo che le pone in capo una corona.

Nel periodo quattrocentesco ad incoronare la Vergine, in alcuni dipinti vi sono Dio Padre o la Trinità e Cristo legge un libro al loro cospetto. La Madonna diventa, quindi, regina del cielo circondata da angeli, musicanti, santi, patriarchi e martiri che rappresentano il Paradiso.

I personaggi storici dell’Incoronazione della Vergine degli Uffizi di Beato Angelico

Nel dipinto di Beato Angelico l’incoronazione è ambientata in un Paradiso in miniatura. Al centro della scena si svolge quindi l’incoronazione di Maria sottolineata dai raggi luminosi che simboleggiano la luce divina. Questa luce ha origine delle figure di Gesù e Maria e si apre a ventaglio verso gli altri personaggi.

Maria indossa già il diadema quindi la scena ritrae un momento successivo mentre Gesù sta aggiungendo una pietra preziosa al simbolo regale.

Sant’Egidio, il titolare della chiesa, è dipinto in primo piano a sinistra. Il suo viso, forse, è il ritratto dell’arcivescovo Antonino Pierozzi. Il religioso fu priore domenicano nel convento di San Marco dove risiedeva Beato Angelico. Si vede poi il vescovo Zenobi e, in seconda fila, san Francesco e san Domenico. Maria Maddalena è dipinta inginocchiata a destra insieme ad altre Sante. Insieme agli angeli sono dipinti alcuni trombicini che si riconoscono per lo strumento sollevato.

La luce simbolica

Beato Angelico progettò l’illuminazione della scena tenendo conto del pensiero di san Tommaso d’Aquino. La luce che investe i personaggi diventa così una emanazione divina. In tal modo i personaggi più illuminati al centro, dai quali si diffonde la luce dorata, possiedono maggiormente l’essenza divina.

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I committenti, le collezioni, la storia espositiva e la collocazione

Giorgio Vasari documentò il dipinto del Beato Angelico nella Chiesa di Sant’Egidio, presso l’Ospedale di Santa Maria Nuova a Firenze. Ora si trova nella Galleria degli Uffizi. Presso il museo del Louvre di Parigi è custodita una diversa Versione dell’Incoronazione della Vergine dipinta da Beato Angelico del 1434-1435. Questa tavola si trova in Francia in seguito alle spoliazioni condotte dall’esercito napoleonico durante la dominazione del Granducato di Toscana.

Già nell’Anonimo gaddiano, testo del 1540 circa, le versione degli Uffizi è attribuita al Beato Angelico. Due pannelli della Pala con lo Sposalizio della Vergine e le Esequie della Vergine sono oggi custoditi presso il Museo Nazionale di San Marco.

La pala subì lo smembramento delle sue parti nei primi anni dell’Ottocento. Nel 1825 i curatori del tempo la trasferirono presso la Galleria degli Uffizi insieme al resto del fondo di opere dell’Ospedale di Santa Maria Nuova. Nel tempo il dipinto trovò poi posto presso il convento di San Marco. Tornò però agli Uffizi per testimoniare la presenza di Beato Angelico nel percorso dedicato alla pittura fiorentina.

L’artista e la società. La storia dell’opera Incoronazione della Vergine degli Uffizi di Beato Angelico

L’incoronazione della Vergine, esposta alla Galleria degli Uffizi di Firenze, risale al 1432 circa.

Beato Angelico, a partire dagli anni trenta del Quattrocento iniziò a dipingere su tavole di forma quadrata, evitando la realizzazione di polittici con pannelli di forma rettangolare. Questa scelta fu probabilmente motivata dalla sua decisione di sperimentare la costruzione prospettica dello spazio.

Gli studiosi segnalano che alcune parti del gruppo di santi e della predella sono opera di aiuti. All’epoca, infatti, Beato Angelico era ormai molto apprezzato e otteneva commissioni anche da zone lontane da Firenze. Per questo il maestro si avvaleva di diversi collaboratori.

In seguito al trasferimento presso la Galleria degli Uffizi di Firenze, nel 1825, i curatori inserirono il dipinto all’interno di una cornice neoclassica decorata con un fregio di conchiglie e palmette.

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Consulta anche l’articolo intitolato: La scheda per l’analisi dell’opera d’arte.

Lo stile dell’Incoronazione della Vergine degli Uffizi di Beato Angelico

L’Incoronazione della Vergine di Beato Angelico è considerata un’opera che rappresenta insieme tutte le caratteristiche dello stile del maestro. È presente infatti una una solidità volumetrica che sembra ispirarsi al chiaroscuro di Masaccio.

Il fondo in oro rappresenta un elemento astratto e appartiene alla tradizione dell’arte medievale.

Alcuni aspetti dell’opera ricordano le opere di Lorenzo Monaco che fu maestro di Beato Angelico. Gli insegnamenti di Monaco si ritrovano infatti nella struttura dell’opera e nell’applicazione di colori dai toni intensi su l’oro dello sfondo. Lorenzo Monaco dipinse a suo tempo una Incoronazione della Vergine che si trova alla Galleria degli Uffizi.

Il maestro realizzò con grande cura anche i dettagli e i visi degli angeli e dei santi che presentano caratteristiche fisionomiche individuali.

La tecnica

Il dipinto del Beato Angelico è una tempera su tavola di 112 centimetri per 114 cm. Questa tecnica, molto comune per tutto il Quattrocento verrà sostituita poi dall’olio su tavola e infine dall’olio su tela. Infatti già Antonello da Messina e Giovani Bellini introdussero il legante oleoso per i loro dipinti.

Alcuni dettagli dell’opera sono il risultato di particolari interventi sul fondo oro come i raggi luminosi che avvolgono Gesù e Maria.

Il colore e l’illuminazione

I colori di questo dipinto sono fortemente condizionati dal fondo dorato. Si evidenziano infatti i rossi, i rosa e i blu spenti dei mantelli dall’apetto brillante e cristallino. I diversi colori sono però armonizzati al fine di creare un corretto equilibrio nella composizione cromatica.

La concezione della luce di Beato Angelico inoltre è estremamente mistica. Unito al fondo dorato vi è anche un lampo di luce superiore ed inferiore che parte dall’isola centrale nella quale si trovano la Vergine e Cristo. È infatti questa luce divina che illumina tutta la composizione in modo fisico ed in modo ideale.

Lo spazio

La profondità dello spazio è resa attraverso la sovrapposizione dei corpi e soprattutto dalle teste di angeli e santi che digradano poi in dimensione verso il fondo dove si trovano i Cherubini. Anche il piano di nuvole in basso suggerisce una certa prospettiva che contribuisce alle resa della profondità.

La composizione e l’inquadratura

La Madonna è posta in alto, a partire dalla metà del dipinto, che, nella parte superiore, è chiuso da una calotta semicircolare. Le parti laterali sono poi costruite con due semicerchi di angeli le cui teste creano una mandorla orizzontale che avvolge e protegge le figure divine al centro. In basso le figure in piedi creano una base di forme verticali. Verso i lati invece le teste si sovrappongono verso l’alto e si fondono determinando due masse compatte e simmetriche.

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Bibliografia

  • John Pope-Hennessy, Beato Angelico, Scala, Firenze 1981.
  • Guido Cornini, Beato Angelico, Giunti, Firenze 2000 ISBN 88-09-01602-5
  • AA.VV., Galleria degli Uffizi, collana I Grandi Musei del Mondo, Roma 2003.
  • Gloria Fossi, Uffizi, Giunti, Firenze 2004. ISBN 88-09-03675-1

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La data dell’ultimo aggiornamento della scheda è: 17 dicembre 2021.

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Consulta la pagina dedicata al dipinto di Beato Angelico, Incoronazione della Vergine, sul sito della Galleria degli Uffizi di Firenze.

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