Covoni, fine dell’estate di Claude Monet

Nell’estate del 1890 Claude Monet iniziò a dipingere la serie dei covoni tra i quali Covoni, fine dell’estate. Si recò in un campo poco distante da Giverny e lavorò per diversi mesi. Registrò fedelmente il mutare della luce e delle condizioni atmosferiche dipingendo per la prima volta una serie dello stesso soggetto.

Claude Monet, Covoni, fine dell’estate (Meules, fin de l’été), 1891, olio su tela, 60,5 x 100,8 cm. Parigi, Musée d’Orsay

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Indice

Descrizione di Covoni, fine dell’estate di Claude Monet

All’interno di un paesaggio immerso nel sole su di un campo sono disposti due covoni di steli di grano. Quello di destra è più grande mentre quello di sinistra è poco distante ma di dimensioni minori. Il prato, in lontananza lascia il posto agli alberi che crescono al limitare del campo. Chiude l’orizzonte una fila di colline sovrastate dal cielo sgombro di nubi.

Interpretazioni e simbologia di Covoni, fine dell’estate di Claude Monet

La scelta di dipingere il variare della luce su un unico soggetto e in particolare i covoni sembra una scelta casuale da parte di Monet. O meglio una scelta di comodo visto che il luogo nel quale il maestro lavorò era molto vicino alla sua abitazione di Giverny. Secondo alcuni storici è possibile che Claude Monet si sia ispirato alla poetica realista di Millet. Il maestro del realismo infatti dipinse dei covoni in secondo piano nel dipinto del 1857 intitolato Le spigolatrici. La sua scelta fu motivata dall’intento di mettere in risalto il duro lavoro delle spigolatrici al contrario di quello dei proprietari del terreno. Infatti le donne impegnate nella raccolta delle spighe rimaste sul campo erano destinate a quella misera racconta. I più fortunati invece potevano utilizzare l’intero raccolto del quale proprio i covoni erano il simbolo.

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I committenti, le collezioni, la storia espositiva e la collocazione

La serie dei covoni fu presentata al pubblico in una prima mostra presso la galleria Paul Durand-Ruel, dal 5 al 20 maggio 1891. Le opere erano quindici e fu la prima volta che Claude Monet propose una operazione seriale con un unico soggetto. Verso il 1952 il dipinto è segnalato nella collezione della contessa de Brecey. Nel 1972 Covoni, fine dell’estate fu donato ai Musei Nazionali, per il Museo Jeu de Paume, per conto di una donazione privata anonima canadese. L’opera fu quindi assegnata al Museo del Louvre. Dal 1986 si trova al Museo d’Orsay.

L’artista e la società. La storia dell’opera

Covoni, fine dell’estate è un dipinto di Claude Monet che fa parte di una serie di venticinque dipinti. I lavori tradizionalmente sono stai riconosciuti facenti parte della serie da Daniel Wildenstein nel catalogo da lui redatto sull’artista. I dipinti vennero realizzati da Claude Monet nel periodo immediatamente seguente al raccolto del 1890. Da fine estate fino ai primi mesi del 1890 il maestro impressionista lavorò alle varianti sul tema. Il luogo geografico nel quale Monet realizzò i paesaggi era un campo che si trovava accanto alla residenza di Giverny, in Normandia. Alla serie dei covoni seguì quella dei pioppi e poi quella delle cattedrali di Rouen.

Lo stile del dipinto Covoni, fine dell’estate di Claude Monet

Il dipinto come gli altri della serie registra il variare delle condizioni climatiche sul campo nel quale sono conservati i covoni. Le pennellate cariche di colore sono ben visibili e con esse Monet ha creato la trama delle superfici. Il terreno ha pennellate meno contrastate mentre i covoni sono dipinti in modo più materico. Così tutta la superficie del dipinto è resa con interventi veloci e sgranati che rendono l’impressione dell’immagine.

Il colore e l’illuminazione

L’atmosfera cromatica che emerge dal dipinto Covoni, fine dell’estate di Claude Monet rappresenta una giornata sbiadita e afosa. Il contrasto è minimo e le parti in ombra nei covoni sono dipinte con un’alternanza di grigio-azzurro e grigio-ocra. Il terreno è in pieno sole e l’erba è rappresentata da pennellate di un verde pallido alternato a ocra molto chiaro. Verso il fondo, tra gli alberi e sulle colline, il contrasto va diminuendo ulteriormente. Il grigio azzurro della linea di colline, infine è reso con accostamento di azzurro molto spento e arancio chiaro.

Lo spazio

Lo spazio rappresentato è chiarito dalla posizione dei due covoni rispetto al bordo inferiore del piano dipinto. Le figure lontane infatti sono rappresentate più in alto. Inoltre le ombre che si proiettano sulla destra aiutano ulteriormente a valutare le distanze. La profondità è frutto della prospettiva aerea che provoca lo smarrimento e la desaturazione dei colori in lontananza.

La composizione e l’inquadratura

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Consulta la pagina dedicata al dipinto di Claude Monet, Covoni, fine dell’estate (Meules, fin de l’été), sul sito del Musée d’Orsay di Parigi.

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