Con scienza e religione la natura perde la sua innocenza

La nascita della scienza moderna, la ricerca anatomica e naturalistica, le istanze della Riforma e della Controriforma determinarono il corso dell’arte europea tra la fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento.

Di Margherita Curato

Prospettive filosofiche tra cinquecento e seicento

Tra la seconda metà del Cinquecento e l’inizio del Seicento alcune prospettive caratterizzanti l’orizzonte filosofico del Rinascimento contribuiranno alla nascita della scienza moderna e eserciteranno un’influenza significativa in molti settori della cultura. I nuovi paradigmi della conoscenza, che tenderanno ad essere tutti identificati con quello della fisica, accanto alla quale si svilupperanno tuttavia le altre scienze naturali, presuppongono in realtà due principi basilari: la natura risponde a sue proprie leggi intrinseche e lo studio della natura deve partire dall’osservazione della natura stessa.

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Bernardino Telesio e Tommaso Campanella

A questo proposito Bernardino Telesio (1509-1588) aveva sostenuto che ogni fenomeno può essere ricondotto a spiegazioni naturali e che lo strumento più idoneo per rapportarsi ai fenomeni è la sensibilità. La natura consta di un insieme di processi vitali da cui non può essere escluso quello della corruzione. Anche Tommaso Campanella (1568-1639), in parte influenzato da Telesio, vede nella natura una serie di processi di morte e trasformazione che ne caratterizzano il divenire, anche se li riconduce poi ad una visione religiosa di tipo panteistico e magico ovviamente per nulla ortodossa. Ma, come è noto, l’affermarsi di una visione laica e meccanicistica della natura fu un processo lungo e per nulla lineare.

La ricerca anatomica e naturalistica

Oltre agli apporti filosofici, per completare il quadro complesso della trasformazione dell’approccio alla natura e dei metodi di indagine ad esso correlati, non bisognerebbe trascurare i contributi della ricerca anatomica e naturalistica: sempre nel corso del cinquecento, la conoscenza dei tre regni della natura si arricchisce infatti grazie al lavoro di anatomisti quali Andrea Vesalio, Michele Serveto, Gabriele Falloppio, Andrea Cesalpino, botanico e mineralogista quest’ultimo. Questa generazione aprirà la strada alle grandi scoperte di quelle successive: William Harvey, Alfonso Borelli, Francesco Redi, Marcello Malpighi.

La carne colpevole e sofferente

Sempre nella seconda metà del Cinquecento, su di un piano che esula dall’ottica privilegiata dalla comunità scientifica, la propensione al realismo, l’interesse per la conoscenza della natura e per la dimensione corporea e terrena della vita umana, sono in qualche modo condizionati anche dalle drammatiche vicende dei conflitti all’interno della Chiesa.

Alla dolcezza del vivere che aveva caratterizzato gli esordi della civiltà rinascimentale, si sostituisce una dimensione focalizzata su di una carnalità più colpevole e pertanto più sofferente e siamo qui di fronte ad un fenomeno di proporzioni culturali e antropologiche ben più diffuse di quelle che, a partire dai templi della cultura, avevano caratterizzato la rivoluzione scientifica, pur in tutta la sua portata innovativa.

Riforma e controriforma

Tanto la Riforma quanto la Controriforma, accomunate per certi aspetti dall’intento di ricondurre l’uomo alla soggezione nei confronti del suo creatore, pur se a partire da prospettive diverse, hanno determinato un’inversione di percorso rispetto all’aspirazione del Rinascimento tesa a stabilire rapporti armoniosi tra l’uomo, Dio e la natura. In particolare La Controriforma porrà in termini di conflitto il rapporto tra anima e corpo, peccato e conoscenza, mondanità e salvezza: ma questo in qualche modo contribuirà alla pur sofferta evoluzione della cultura laica, nonché alla nascita della coscienza moderna in grado di farsi soggettivamente carico di tale conflitto.