Giorno di festa al Pio Albergo Trivulzio di Angelo Morbelli

Giorno di festa al Pio Albergo Trivulzio di Angelo Morbelli fu premiato all’Esposizione Universale di Parigi del 1900 e acquistato dallo Stato francese.

Angelo Morbelli, Giorno di festa al Pio Albergo Trivulzio, 1892, olio su tela, 78 x 122 cm. Parigi, Musée d’Orsay

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Indice

Descrizione di Giorno di festa al Pio Albergo Trivulzio di Angelo Morbelli

Nel dipinto intitolato Giorno di festa al Pio Albergo Trivulzio, di Angelo Morbelli è raffigurato il grande salone dell’Istituto. Le panche sono disposte in modo ordinato al suo interno e sulle alte pareti si aprono due grandi vetrate. Da altre finestre filtrano alcuni raggi di sole che creano due riflessi sulla parete di sinistra. Dalla stessa parte, si intravedono le mani di un visitatore. Lo si deduce dal bastone da passeggio, dal soprabito e dal cappello elegante posati di fronte. Un anziano dorme con il capo appoggiato al piano della panca. Un altro sembra immerso nei suoi pensieri. Infine, l’uomo accanto alla vetrata pare fissare il vuoto.

Interpretazioni e simbologia di Giorno di festa al Pio Albergo Trivulzio di Angelo Morbelli

Angelo Morbelli dipinse la prima opera dedicata al Pio Albergo Trivulzio nel 1883. La struttura era un ricovero per malati oltre che ospizio per anziani. L’artista non affrontò tale tema per rappresentare poeticamente l’avanzata età. Piuttosto, fu interessato a rendere l’aspetto sociale del luogo. La grandezza del salone esalta la sensazione di solitudine degli ospiti. Tale effetto è esaltato anche dalle posture degli anziani. L’ambiente, silenzioso e arredato con le panche ordinate, ricorda l’interno di una chiesa. Il titolo allude ad un giorno di festa che, evidentemente, per gli ospiti era simile ad ogni altro giorno. L’unico riferimento alla festività è il visitatore che si intravede a sinistra.

Questa sensazione è, ulteriormente, rafforzata dalle due vetrate. Inoltre, i raggi di sole che si proiettano sulla parete di sinistra creano un’atmosfera mistica, sottolineata anche dalla compostezza degli anziani. Da notare la scelta di Morbelli di rappresentare solo parzialmente il visitatore a sinistra. Questo taglio crea un senso di mistero rispetto alla sua identità. Nonostante i colori caldi e la presenza dei raggi del sole, l’atmosfera è profondamente malinconica e si coglie una sensazione di immobilità.

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I committenti, le collezioni, la storia espositiva e la collocazione

Lo Stato francese acquistò Giorno di festa al Pio Albergo Trivulzio di Angelo Morbelli in occasione dell’Esposizione Universale del 1900. Morbelli, inoltre, venne premiato con la medaglia d’oro in occasione della mostra. Dal 1900 al 1922 il dipinto fu, così, presente nella collezione del musée du Luxembourg. In seguito, fu esposto presso la galerie du Jeu de Paume, sempre a Parigi, fino al 1946. Quindi, il musée national d’Art moderne della città espose l’opera presso le sue sale fino al 1977. Infine, Giorno di festa al Pio Albergo Trivulzio fu destinata al musée d’Orsay.

L’artista e la società. La storia dell’opera

Giorno di festa al Pio Albergo Trivulzio è un’opera del 1892. La prima opera dedicata a tale soggetto, invece, del 1883. Angelo Morbelli dedicò molto tempo allo studio dell’ambiente interno e rappresentò con attenzione gli ospiti della struttura. Morbelli fece uso della fotografia per registrare le atmosfere e i luoghi. Questa tecnica fu contestata, però, da Giovanni Segantini, artista simbolista e divisionista, con il quale teneva un carteggio. L’artista operò nell’ampio salone che rappresentò, nel tempo, con diverse angolature e variazione di luce. In ogni versione cambiano i personaggi e la loro disposizione. Sul bordo della panca in primo piano, a sinistra, Morbelli firmò e datò l’opera “incidendo” le lettere sul legno. A partire dagli anni Settanta dell’Ottocento furono molti gli artisti a trattare tale tema in Europa. Morbelli fu il primo ad affrontarlo in Italia e per questo vinse alcuni premi.

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Lo stile di Giorno di festa al Pio Albergo Trivulzio di Angelo Morbelli

Morbelli non utilizzò, in Giorno di festa al Pio Albergo Trivulzio, un rigoroso divisionismo che caratterizza le sue opere mature. Infatti, le sue ricerche in tale direzione sono datate proprio a partire dal 1892. Nel dipinto compaiono zone dipinte con ampie pennellate come le finestre delle vetrate e le pareti. Le panche sono invece maggiormente dettagliate. In questo caso Morbelli sperimentò l’accostamento di colori puri. L’opera rappresenta, infatti, una delle prime applicazioni di tale tecnica. I diversi toni di ocra sono stesi in modo da rendere la tessitura della superficie che si perde in profondità.

Il colore e l’illuminazione

Su tutto il dipinto intitolato Giorno di festa al Pio Albergo Trivulzio domina il colore ocra declinato con diversi toni, chiari e scuri. Le panche sono realizzate con toni meno saturi mentre gli abiti degli ospiti e del visitatore sono virati sul bruno scuro. Solo le finestre sono colorate con toni di grigio-azzurro. Il salone è illuminato dalla luce del sole che filtra dall’esterno. Due raggi penetrano dalle finestre poste alle spalle dell’inquadratura e illuminano la parete di sinistra.

Lo spazio

Lo spazio del grande salone interno al Pio Albergo Trivulzio è definito da una rigorosa prospettiva geometrica. I piani delle panche scandiscono, infatti, l’ambiente e permettono di misurarlo nella sua ampiezza. La profondità è suggerita dalla disposizione obliqua delle panche e dalla definizione della superficie del legno. In primo piano, a destra, si possono notare le venature dei piani, mentre in profondità la trama si uniforma. Inoltre, il confronto tra le grandezze delle figure dei quattro uomini permettono di determinare le distanze a partire dal primo piano.

La composizione e l’inquadratura

Il dipinto intitolato Giorno di festa al Pio Albergo Trivulzio, è sviluppato in orizzontale. Tale inquadratura permette di rappresentare la grandezza del salone. Inoltre la disposizione regolare e ordinata delle panche sembra dilatare ulteriormente l’ambiente. In primo piano compaiono le mani di un visitatore che viene lasciato fuori inquadratura, a sinistra. Viene, poi, l’uomo che dorme con il capo appoggiato al piccolo cuscino. Quindi l’anziano seduto con il cappello e, infine, verso destra, l’anziano rivolto verso il centro dell’opera. L’inquadratura è di tipo fotografico ed esalta il punto di vista posto all’angolo del salone. In questo modo la prospettiva delle panche crea una serie di linee oblique che determinano un’accelerazione del movimento in profondità verso la vetrata di sinistra.

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