La Madonna del Cancelliere Rolin, dipinta da Jan Van Eyck, è considerata un capolavoro della pittura fiamminga della quale l’artista fu un maestro indiscusso.
Jan Van Eyck, La Madonna del Cancelliere Rolin (La Vergine d’Autunno), 1436, olio su tela, 66 x 62 cm. Parigi, Musée du Louvre
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Indice
Descrizione de La Madonna del Cancelliere Rolin di Jan Van Eyck
Nel dipinto il cancelliere Nicolas Rolin è inginocchiato di fronte alla Vergine con il Bambino sulle ginocchia. L’alto dignitario della corte di Borgogna si trova a sinistra appoggiato ad un inginocchiatoio, coperto da un telo scuro. Nella parte sinistra, di fronte al cancelliere, si trova la Madonna avvolta da un ampio mantello che ricade fin sul pavimento. Un angelo dalle piccole dimensioni volteggia sopra il capo di Maria e sostiene una elaborata corona.
Maria e il Bambino non possiedono aureola intorno al capo e Gesù è raffigurato nudo. La scena è ambientata all’interno di una stanza riccamente decorata. Il pavimento è ricoperto da un mosaico di piastrelle e decorazioni. A destra e a sinistra, poi, si intravedono due colonnati classici. Anche il fondo della loggia è chiuso da una trifora che apre la vista al paesaggio sottostante. Le colonne sono di marmo molto esili con un capitello tipo corinzio. Oltre i tre archi si intravede un paesaggio non facilmente identificabile. Gli storici lo indicano come una Gerusalemme celeste.
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La Madonna del Cancelliere Rolin è uno dei capolavori fiamminghi conservati al museo del Louvre.
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Lo stile de La Madonna del Cancelliere Rolin di Jan Van Eyck
Sono i numerosi particolari, descritti con grande fedeltà, che rendono unico il dipinto di Jan Van Eyck. Proprio per questo l’artista è considerato il fondatore dello stile fiammingo. Oggetti e dettagli rappresentati, inoltre, si riferiscono a simboli e attributi religiosi. L’intero dipinto, quindi, crea una complessa trama simbolica soprattutto in relazione alla figura della Vergine. Oltre l’apertura di fondo si trova un giardino chiuso che si riferisce sicuramente al concetto di Hortus conclusus. In questo spazio si identificano alcune specie vegetali altamente simboliche per l’iconografia religiosa. Si trova il giglio simbolo di castità della Vergine. Poi, le margherite che rappresentano l’umiltà di Gesù e della Vergine. Infine le peonie, rose senza spine, attributo che rimanda alla figura di Maria.
Il colore e l’illuminazione
Il tono che emerge dalla superficie del dipinto è dorato e caldo. Su tutta la composizione cromatica spicca il manto di Maria, rosso porpora, con chiaroscuri abbastanza intensi da creare profonde pieghe. Gli incarnati dei personaggi sono chiari e pallidi mentre l’interno della loggia che ospita la scena è illuminato da una luce calda e dorata. Anche il paesaggio risente di questa tonalità che crea una certa uniformità cromatica di insieme. Spiccano delle alberature verdi mentre il cielo, il corso d’acqua e le montagne in lontananza perdono colore assumendo un tono vicino al bianco pallido.
Rapporto con lo spazio
La stanza che ospita la scena è ben costruita e la prospettiva lineare crea uno spazio interno perfettamente credibile. Il pavimento, con la fuga prospettica delle piastrelle, rende immediatamente comprensibile la dimensione della loggia. Anche le fughe laterali, che si colgono sui capitelli, e quelle degli oggetti d’arredo contribuiscono a dimensionare razionalmente lo spazio. La parete di fondo segna il limite della muratura. Sì coglie poi lo spazio riservato al giardino, che termina con il muro di recinzione. Infine, il paesaggio che si sviluppa al di là fino all’orizzonte. Due figure umane, dipinte centralmente, di fronte al muro di cinta del giardino, permettono di dimensionare la distanza attraverso l’uso della prospettiva di grandezza. Le fughe prospettiche si incontrano in un punto preciso posto all’orizzonte, sulle montagne.
La composizione e l’inquadratura
La composizione è centrale con una rigorosa specularità rispetto all’asse simmetrico verticale. Le masse si equilibrano a destra come a sinistra rispetto alla figura del cancelliere e della Vergine. Il rigore compositivo si evidenzia anche e soprattutto nell’architettura. Infatti lateralmente sono perfettamente speculari i colonnati e le finestre laterali. L’arco centrale della loggia frontale è allineato perfettamente con l’asse di simmetria. Persino il paesaggio risulta simmetrico rispetto al corso d’acqua. L’inquadratura ritaglia esattamente lo spazio necessario ad incorniciare le figure dei protagonisti. Inoltre da spazio ad una parte di architettura laterale che permette di dimensionare l’ambiente a destra, a sinistra e in alto. Al centro delle diagonali del rettangolo si trovano i due personaggi di fondo, posti di fronte al muro di cinta del giardino.
Approfondimenti. La pittura ad olio
Il dipinto noto come Madonna del Cancelliere Rolin di Jan Van Eyck fu realizzato con la tecnica ad olio su tavola. La pittura ad olio venne utilizzata dai pittori fiamminghi e diffusa poi in tutta Europa. Questa tecnica consiste nel mesticare i pigmenti in polvere con oli vegetali. L’olio di lino, l’olio di noce o quello di papavero seccando creano una pellicola protettiva trasparente ed elastica. Inoltre i polimeri che si formano con la trasformazione a contatto con l’aria formano una superficie solida che protegge il dipinto. A differenza della tempera utilizzata a Firenze nel Quattrocento la pittura ad olio risulta più lenta ad essiccare. Questo aspetto diede così la possibilità agli artisti fiamminghi di curare maggiormente i dettagli degli oggetti e delle superfici. Inoltre la protezione maggiore è dovuta proprio all’isolamento dall’ossigeno aereo. I colori quindi risultano più stabili e inalterati nel tempo. La superficie maggiormente elastica consente una durata più lunga e una robustezza maggiore del dipinto.
La riscoperta della pittura ad olio ad opera dei fratelli Jean e Hubert van Eyck
A differenza dalle tempere poi la pittura a olio consente stratificazioni di colore che può essere trasparente o semitrasparente. Queste velature consentirono di ottenere incarnati dai colori delicati e particolarmente realistici. In altri casi è possibile creare spessori maggiori utilizzando i colori in modo più pastoso e la stesura tramite pennelli e spatole. La realizzazione di un dipinto ad olio consente di intervenire più volte e senza problemi sulle immagini. Infatti oltre alla sovrapposizione degli strati è possibile con l’uso di un solvente rimuovere una zona dipinta e reintegrare lo spazio con altro colore. Secondo la tradizione furono i fratelli Jean e Hubert van Eyck a inventare la pittura ad olio nel Quattrocento. Molto probabilmente invece i due maestri si limitarono a riscoprire l’uso di tale tecnica già utilizzata nell’antichità e la applicarono su tavola di legno. Grazie alla notevole diffusione in Europa la pittura ad olio fu poi utilizzata su tela di canapa o lino per realizzare grandi opere come quelle dei pittori veneziani del tardo Cinquecento.
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