La Tempesta di Giorgione da Castelfranco

Il dipinto intitolato La Tempesta di Giorgione è fonte di numerose ipotesi interpretative. Infatti la celebre opera è solo apparentemente un paesaggio con figure. Il suo significato nascosto è ancora oggetto di discussione ma rimane inalterato il fascino ambiguo e sottilmente inquietante.

Giorgione, La Tempesta, 1506-1508, tempera e olio su tela, 83 x 73 cm. Venezia, Gallerie dell’Accademia

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Indice

Descrizione de La Tempesta di Giorgione da Castelfranco

Ne La Tempesta di Giorgione è riprodotto un paesaggio campestre. Al suo interno vi sono dipinte alcune rovine classiche a sinistra. Si notano infatti un muro parzialmente eretto e un basamento sul quale si innalzano due tronchi di colonna. In primo piano sono dipinte tre figure. A sinistra un uomo in piedi si appoggia ad un bastone esile e lungo. È abbigliato con vesti rinascimentali. Indossa dei calzoni corti, una camicia bianca e un gilet rosso. A destra invece si trova una donna seminuda seduta su di un prato che allatta il figlio. Al centro è rappresentato un fiume attraversato da un piccolo ponte. Sull’orizzonte si trova una città. Il cielo è cupo, denso di nubi e un lampo illumina la zona sopra le case. La scena è incorniciata da grandi alberi e cespugli che creano delle quinte naturali a destra e a sinistra.

Interpretazioni e simbologia de La Tempesta di Giorgione da Castelfranco

La Tempesta dipinta da Giorgione in data incertamente attribuita, forse dal 1506 1508 appartiene al genere di paesaggi con figure. Queste sono opere di dimensioni ridotte che furono molto apprezzate dalla nobiltà veneziana del Cinquecento. I dipinti erano destinati ad una clientela molto limitata e colta. I clienti dei piccoli paesaggi apprezzavano infatti la descrizione della natura unita alla citazione di temi mitologico allegorici. Apparentemente La Tempesta di Giorgione è un paesaggio naturale con alcune figure che lo completano. In realtà l’opera negli anni fu oggetto di molte indagini storiche ed estetiche. Intanto fu analizzata attentamente la composizione molto accurata che soggiace a uno schema geometrico ben preciso.

Le indagini degli storici si concentrano soprattutto sul contenuto dell’opera. Nonostante gli sforzi il soggetto rimane sconosciuto. Gli studiosi tendono a considerare elemento principale dell’opera il paesaggio e l’evento naturale che sta per accadere, appunto la tempesta. I personaggi dipinti sembra infatti siano stati aggiunti come figure di completamento dell’opera e non siano importanti per comprendere il significato. Attraverso una radiografia si rilevò infatti che al posto dell’uomo vi era in una prima versione una donna nuda seduta in riva ad un ruscello. Anche il ponte in lontananza era completato da una figura in cammino con un fagotto legato ad un bastone appoggiato alla spalla.

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I committenti, le collezioni, la storia espositiva e la collocazione

La Tempesta di Giorgione è nelle collezioni delle Gallerie dell’Accademia di Venezia grazie all’acquisto da parte del Comune di Venezia dal principe Giovannelli nel 1932.

Consulta anche l’articolo intitolato: I libri utili alla lettura dell’opera d’arte.

Consulta anche l’articolo intitolato: La scheda per l’analisi dell’opera d’arte.

Lo stile de La Tempesta di Giorgione da Castelfranco

Il dipinto La Tempesta è distante dalla minuziosa descrizione dei particolari de La prova di Mosè o del Giudizio di Salomone. Si coglie infatti l’utilizzo della prospettiva aerea di Leonardo da Vinci. Le parti in primo piano sono più calde e virate verso il giallo. In profondità invece Giorgione ha utilizzato colori freddi e un azzurro saturo.

Il colore e l’illuminazione

Esiste un unico contrasto di complementarietà tra il rosso dell’abbigliamento dell’uomo e il verde diffuso su quasi tutto il dipinto. Giorgione dipinse direttamente il lavoro disegnando solamente i personaggi. I colori furono stesi a macchie sovrapponendo i toni chiari a quelli scuri creando quindi sovrapposizioni di colori per arrivare alle lumeggiature. In questo modo i contorni delle forme tendono a scomparire e a creare un’amalgama ambientale che unisce forme e sfondo.

Lo spazio

La profondità è suggerita dalla prospettiva di grandezza che riduce la dimensione degli edifici a sinistra verso il centro del dipinto. Inoltre si coglie una fuga prospettica che accompagna lo sguardo dello spettatore in profondità. L’orizzonte poi è alto e la struttura dell’opera vede l’alternarsi di piani che si sovrappongono verso gli edifici lontani. Il prato in discesa con la donna è in primo piano. Da sinistra convergono verso il centro le rovine. Quindi il ponte sul fiume e infine la fuga delle abitazioni.

La composizione e l’inquadratura

Le figure principali sono disposte in corrispondenza delle diagonali del quadro. Questo espediente aiuta lo spettatore ad osservare le diverse parti del dipinto. Si tratta quindi di una progettazione creata per guidare lo sguardo dell’osservatore. Lungo la diagonale che sale da sinistra in basso è disposto l’uomo, la rovina con le colonne, il ponte la casa in secondo piano e il grande albero per terminare con la torre che si intravede dietro le chiome. Sulla diagonale che sale da destra invece è disposta la donna, il fiume il ponte e l’altra rovina dipinta contro due esili alberi che terminano con le loro chiome in corrispondenza dell’angolo alto a sinistra. L’uomo indossa un abito di colore rosso molto acceso che bilancia la massa centrale dell’acqua di colore verde brillante. Diagonalmente la sua figura emerge otticamente come più importante di tutto il dipinto equilibrata però dall’albero in alto a sinistra.

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