Mario Sironi la vita e le opere

Mario Sironi fu uno degli artisti che fondarono il gruppo Novecento negli anni Venti a Milano nell’ottica del recupero figurativo in seguito alle sperimentazioni delle Avanguardie artistiche.

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Nascita di Mario Sironi

Mario Sironi nasce a Sassari il 12 maggio 1885. Nella sua famiglia sono presenti artisti, musicisti e architetti. Il padre di Mario è Enrico Sironi un ingegnere architetto che al tempo della nascita di Mario lavora in Sardegna. La madre, Giulia Villa è Fiorentina. Mario è il secondo di sei figli. Inoltre Ignazio Villa, il nonno materno è scultore e scienziato oltre che architetto.

Formazione di Mario Sironi

La sua famiglia si trasferisce a Roma, in via di Porta Salaria, subito dopo la sua nascita. Il piccolo Mario si dedica quindi alla lettura dei classici, della filosofia, all’ascolto e all’interpretazione della musica sinfonica, soprattutto di Wagner. È appassionato di lettura e legge Schopenhauer, Nietzsche, Heine, Leopardi, i romanzieri francesi. Fin da piccolo dimostra una certo interesse nei confronti del disegno. All’età di 13 anni muore suo padre e Mario decide di iniziare gli studi tecnici come tradizione familiare.

Nel 1902, all’età di 17 anni, si iscive alla facoltà di ingegneria ma, nel 1903, una grave depressione lo costringe a lasciare gli studi. Due artisti, lo scultore, ormai anziano, Ximenes e il pittore divisionista Discovolo, gli consigliano di affrontare studi artistici.

Nel 1903, all’età di 18 anni, Mario Sironi descrive in una lettera al cugino Torquato il suo amore sconfinato per l’arte. Il giovane Mario infatti, ancora adolescente, passa parecchie ore al tavolino a studiare invece che uscire e divertirsi con i coetanei.

L’incontro con il Divisionismo e il Futurismo

Sironi, nel 1903, si iscrive così alla Scuola Libera del Nudo di via Ripetta. Conosce quindi Boccioni, Severini e visita lo studio di Balla. Frequenta l’ambiente artistico-culturale intorno a Primo futurismo. Ispirato dai lavori di Giacomo Balla, Sironi affronta la sperimentazione divisionista.

L’amore di Sironi per l’arte e le statue classiche lo porta a non comprendere, se non a disapprovare, le idee anti museali e distruttive degli amici futuristi.

Nel 1905 inizia a collaborare con L’Avanti della domenica realizzando tre copertine. Inizia anche la sua carriera espositiva e nello stesso anno partecipa a una mostra presentando Senza luce e Paesaggio a una collettiva della società amatori e cultori. Sempre di questo periodo è anche all’opera Madre che cuce nella quale i critici individuano già le caratteristiche plastiche e architettoniche dei suoi futuri dipinti.

I primi viaggi e la depressione

A ventitré anni raggiunge Parigi dove incontra Umberto Boccioni nell’estate 1908. Lo scultore amico, Felix Tannenbaum, ospita Sironi a Erfurt in Germania dal 1910-1911.

In questo periodo si riacutizzano gli episodi di depressione di Sironi come documenta Boccioni nei suoi diari e nelle lettere. Mario si chiude in casa e non vede nessuno concentrandosi in modo ossessivo nel lavoro. Si dedica infatti al disegno che realizza copiando i gessi che tiene in casa. Boccioni racconta che l’amico ripete un soggetto anche 20 o 25 volte.

Sironi futurista

Dal 1913 Sironi si avvicina al Futurismo grazie alla sua amicizia con Umberto Boccioni. Sironi però interpreta la sperimentazione futurista in chiave maggiormente plastica e volumetrica come testimonia il titolo di un suo lavoro, Volumi dinamici.

Sironi partecipa attivamente al movimento futurista. Nel 1914 aderisce alla Libera esposizione futurista organizzata presso la galleria Sprovieri di Roma ed è presente ad una declamazione di parole in libertà.

Nel 1915 parte per un breve soggiorno a Milano e collabora alla rivista di ispirazione futurista Gli Avvenimenti. Entra nel gruppo dirigente futurista, prendendo il posto di Ardengo Soffici, grazie alle simpatie che suscita negli altri componenti. Proprio Filippo Tommaso Marinetti lo sostiene descrivendo il suo carattere di vero futurista e di artista profondamente originale. Apprezza soprattutto le sue ricerche nel dinamismo plastico.

Gli anni della Prima Guerra Mondiale

Come tutti gli artisti futuristi, nel 1915 si arruola nel Battaglione Volontari Ciclisti insieme a Umberto Boccioni a Filippo Tommaso Marinetti, l’architetto Antonio Sant’Elia, Achille Funi, e Luigi Russolo.

Nel 1916 la critica si accorge di lui e compaiono i primi articoli che recensiscono le sue opere. Scrivono di lui l’amico Boccioni e la giornalista e critica d’arte Margherita Sarfatti. Nello stesso anno Sironi è tra i firmatari del Manifesto futurista L’orgoglio italiano.

In marzo-aprile 1919, Sironi partecipa alla Grande Esposizione Nazionale Futurista che si tiene a Milano ed espone quindici opere molte delle quali sul tema della guerra. Nel mese di luglio torna a casa per un congedo militare e organizza la prima mostra personale presso la Casa d’Arte Bragaglia. In questa occasione presenta alcuni lavori che presentano elementi di Pittura metafisica.

Il primo dopoguerra

Nel luglio 1919 Mario Sironi sposa la fidanzata Matilda Fabbrini che frequenta dal 1915. Nel settembre si trasferisce a Milano ma senza la moglie perché le sue condizioni economiche non glielo permettono. Risiede in primo tempo in un albergo e poi in via Pisacane ma questa lontananza lo fa soffrire parecchio infatti scrive alla moglie di non riuscire a sostenere la durezza della metropoli lombarda.

Probabilmente ispirato dalle periferie della città inizia a lavorare ai paesaggi urbani. A Milano si avvicina al movimento fascista e partecipa alle prime riunioni del Fascio Milanese.

I Manifesti futuristi

Nel gennaio 1920 Sironi, insieme a Funi, Dudreville e Russolo, è tra i firmatari del Manifesto futurista. I critici nei contenuti del documento indicano delle componenti ideologiche che porteranno in seguito a Novecento italiano. A marzo espone alcuni paesaggi urbani in una mostra collettiva della nuova Galleria Arte.

Sironi illustratore

Continua la sua attività di illustratore che caratterizza in questo periodo il suo essere artista. Sulla rivista Le Industrie Italiane Illustrate, nel 1920-1921, pubblica una tavola a settimana. L’impegno è pressante e si lamenta con la moglie del carico di lavoro. A partire dall’agosto 1921 collabora con il Popolo d’Italia il quotidiano fondato da Benito Mussolini. Andrà avanti con questa collaborazione fino all’ottobre 1942.

Nei primi anni Venti del Novecento, pubblica quasi giornalmente tavole illustrative che sottolineano in modo drammatico e sarcastico la politica del momento. Spesso è Mussolini in persona a suggerire il contenuto a Sironi che deve lavorare tutta la notte per consegnare la tavola alle nove del mattino.

La moglie Matilde nel 1920 raggiunge Sironi a Milano e la coppia va a vivere in in via Fratelli Bronzetti 3, una casa popolare che il comune destina agli artisti. Per qualche mese vive presso la casa dei Sarfatti a Cavallasca sul lago di Como. Nel 1921 nasce aglae la prima figlia della coppia.

Il Novecento italiano

Sironi, con Bucci, Dudreville, Funi, Malerba, Marussig e Oppi nel dicembre 1921 fonda Novecento italiano con il supporto della giornalista e critica d’arte Margherita Sarfatti.

L’esordio ufficiale del gruppo avviene il marzo del 1923 a Milano presso la galleria Pesaro. Nello stesso anno la moglie compie un viaggio a Roma per alcuni questioni ereditarie. Secondo alcuni critici vi rimane per insegnare, invece secondo altre documentazioni torna a Milano e nel 1929 nasce la figlia Rossana.

Nel 1924 il pittore è presente alla Biennale di Venezia con il gruppo definito Sei pittori del Novecento a causa dell’assenza di Oppi. Espone sei opere di figura due delle quali destinate a diventare i suoi capolavori e intitolate L’architetto e L’allieva.

Nel 1924 si dedica al teatro e realizza scene e costumi per l’opera i Cavalieri di Aristofane.

L’impegno per la diffusione di Novecento italiano

Nel 1925, Sironi fa parte del comitato direttivo di Novecento italiano e si prodiga con grande energia alla sua diffusione. Partecipa così alle mostre ufficiali nazionali e europee del gruppo. Margherita Sarfatti nel 1926 organizza a Milano la I Mostra del Novecento Italiano. Sironi partecipa anche a quella di Parigi alla Galerie Carminati. Nel 1927 si tengono altre mostre a Ginevra, a Zurigo, ad Amsterdam, a L’Aja. Del 1929 è la II mostra del Novecento Italiano organizzata sempre a Milano. Seguono le rassegne di Nizza, di Ginevra, di Berlino e di Parigi. Nel 1930 partecipa alle mostre di Basilea, di Berna, di Buenos Aires. Infine, nel 1931 quelle di Stoccolma, di Oslo e di Helsinki.

La pittura murale come arte sociale

Nel 1927 Sironi mostra i primi segni di insoddisfazione non partecipando alla collettiva Quindici artisti del Novecento presso la galleria Galleria Scopinich di Milano. L’artista infatti è infastidito dal sistema commerciale dell’arte e delle mostre in galleria. Decide così di rivolgere la sua attenzione alla pittura murale che considera di maggiore valore per la diffusione di principi etici e morali.

Gli impegni istituzionali

Sempre nel 1927 il pittore inizia a collaborare come critico d’arte al quotidiano Popolo d’Italia. Assume poi alcune cariche istituzionali di grande prestigio e diventa membro del Comitato Artistico della Biennale di Arti Decorative di Monza. Sironi affianca l’architetto Giovanni Muzio un esponente per l’architettura in Novecento italiano. Muzio si fece promotore della tradizione architettonica italiana opponendosi al contemporaneo razionalismo.

Con Muzio partecipa nel 1928 alla realizzazione del Padiglione del Popolo d’Italia per la Fiera di Milano e del Padiglione italiano per la Mostra Internazionale della Stampa di Colonia. Nel 1929 collabora all’allestimento del Padiglione della Stampa all’Esposizione Internazionale di Barcellona. Nel 1930 contribuisce all’allestimento della Galleria delle Arti Grafiche alla IV Triennale di Monza. Dal 1933, è tra gli organizzatori della la Triennale di Milano

Il pittore, verso il 1930, conosce Mimì Costa e inizia con lei una relazione che durerà fino alla sua morte. Invece nel 1932 affronta la separazione dalla moglie Matilda rimanendo però un padre affettuoso per le due figlie Aglae e Rossana.

Nel 1930 Giovanni Scheiwiller firma la prima monografia dedicata a Mario Sironi.

Le grandi opere pubbliche degli anni Trenta del Novecento

Sironi nel 1931 ottiene una sala personale alla I Quadriennale di Roma anche se non riceve alcun premio. Nello stesso anno ha l’incarico di progettare una vetrata destinata al Ministero delle Corporazioni di Roma, intitolata Carta del lavoro che termina nel 1932. Inoltre, realizza due grandi dipinti per il Palazzo delle Poste a Bergamo intitolate Il lavoro nei campi o l’agricoltura e Il lavoro in città o l’architettura, terminate nel 1934.

Nel corso degli anni Trenta del Novecento Mario Sironi si occupa di pittura monumentale trascurando la pittura da cavalletto che considera ormai inutile alla diffusione di grandi ideali.

Nel 1932 Sironi scolpisce due rilievi per la Casa dei Sindacati Fascisti a Milano. Nel 1933 alla V Triennale di Milano coordina gli interventi di decorazione murale, invitando a collaborsre gli artisti italiani più vicini alla sua sensibilità artistica. Sironi realizza in questa occasione la grande opera intitolata Il Lavoro, e diverse sculture. Nel 1934 Sironi collabora con Terragni al concorso per il Palazzo del Littorio di Roma, e progetta rilievi e pitture murali.

Gli allestimenti architettonici per mostre le manifestazioni ufficiali del regime

Nel 1932 Sironi allestisce alcune sale della Mostra della Rivoluzione Fascista. Nel 1933 si occupa della Triennale di Milano. Nel 1934 cura la Sala della Grande Guerra alla Mostra dell’Aeronautica italiana. Nel 1935 progetta il Salone d’Onore alla Mostra Nazionale dello Sport. Nel 1936 progetta il Padiglione Fiat alla Fiera Campionaria di Milano. Nel 1937 disegna la sala dell’Italia d’Oltremare all’Expo Internazionale di Parigi. Nel 1939 si occupa di allestire una parte della Mostra Nazionale del Dopolavoro a Roma.

Grandi opere dal 1935 all’inizio della Seconda Guerra Mondiale

Nel 1935 realizza l’affresco intitolato L’Italia tra le Arti e le Scienze che decora l’Aula Magna dell’Università di Roma. Nel 1936-1937 progetta il mosaico dal titolo L’Italia corporativa che oggi si trova a Palazzo dei Giornali a Milano. Sempre nel 1936-1937 realizza i tre affresci intitolati L’Italia, Venezia e Gli Studi per la sede dell’Università di Ca’ Foscari a Venezia.

Del 1936-1937 sono gli affreschi Rex imperator e Dux per la Casa Madre dei Mutilati a Roma. Tra il 1936 e il 1939 progetta il mosaico intitolato La Giustizia fiancheggiata dalla Legge per il Palazzo di Giustizia di Milano. Nel 1937 progetta due grandi bassorilievi in occasione dell’Esposizione Internazionale di Parigi. Tra il 1938 e il 1939 disegna la vetrata intitolata L’Annunciazione per la chiesa dell’Ospedale di Niguarda a Milano. Nel 1939 partecipa al concorso per il Danteum, con il progrtto di una decorazione scultorea, insieme al gruppo di lavoro diretto da Terragni, architetto razionalista. Fra il 1939 e il 1942 insieme a Giovanni Muzio partecipa alla realizzazione del progetto del Palazzo del “Popolo d’Italia“, occupandosi delle decorazioni della facciata e di quelle di alcuni interni.

Nel corso degli anni trenta, Sironi è stremato dagli impegni professionali portati e partecipa raramente alle mostre. Nel 1931 e nel 1934 tiene due mostre personali alla Galleria Milano. Invece, declina l’invito a presentare i suoi lavori alla Biennale di Venezia del 1934 senza cedere alle richieste del segretario Maraini. Nel 1942 organizza una personale alla Galleria del Milione esponendo alcune tempere definite frammenti di opere morali.

La Seconda Guerra Mondiale

Sul finire della Seconda Guerra Mondiale Mario Sironi aderisce alla Repubblica di Salò. In seguito agli eventi della Liberazione, dopo il 25 aprile 1945 Sironi rischia la fucilazione. Infatti in questo stesso giorno Sironi, angosciato per il corso degli eventi, si avvia sulla strada per Como con la sua cagnetta al guinzaglio. Viene però fermato in un posto di blocco di una brigata partigiana e per sua fortuna il poeta Gianni Rodari che faceva parte della brigata gli firma un lasciapassare.

Gli anni del secondo dopoguerra

Nel 1948 la figlia Rossana si suicida all’età di 19 anni. Al dolore per la morte della figlia si aggiunge anche il disincanto professionale e artistico. Sironi, negli anni del dopoguerra partecipa raramente alle mostre e rifiuta polemicamente la partecipazione alle biennali di Venezia, vetrina artistica ufficiale della Repubblica Italiana, ormai dominate dalla componente politica di sinistra. Nel 1951 partecipa alla triennale di Milano e nel 1955 alla quadriennale di Roma. Nel 1953 è con Marino Marini ad una mostra itinerante negli Stati Uniti. Nel 1955 viene pubblicata la sua monografia scritta da Agnoldomenico Pica, un vecchio amico. Nel 1956 le autorità lo nominano Accademico di San Luca.

La morte di Mario Sironi

Mario Sironi si ammala e soffre di una grave artrite progressiva. Nell’agosto 1961 viene ricoverato a causa di una broncopolmonite in una clinica di Milano e muore il 13 agosto 1961.

Evoluzione dello stile di Mario Sironi

I primi lavori divisionisti

I primi lavori di Mario Sironi sono caratterizzati da una sperimentazione divisionista come si vede in Madre che cuce del 1905-1906, opera realizzata con pennellate filamentose e ravvicinate di colori puri. In questo dipinto però, si coglie già la tendenza a costruire figure solide dai volumi plastici molto chiaroscurati e contrastati. Inoltre si delinea la vocazione architettonica della composizione e la trasformazione delle figure e dello sfondo in solide forme geometriche.

Intorno al 1910 Sironi dipinge una serie di ritratti dalla fisionomia intagliata che si avvicina a quella di una statua. Le loro figure emergono dall’ombra che valorizza in modo austero la plastica dei volumi. Come per altri artisti, che abbracciarono il Ritorno all’ordine, questi ritratti ricordano le statue antiche.

L’adesione al Futurismo e il dinamismo plastico

Grazie all’incontro a Boccioni e agli altri artisti del gruppo, Sironi si avvicina alla sperimentazione futurista. Il pittore interpreta il dinamismo, che caratterizza la poetica futurista, dipingendo volumi dinamici, come indica il titolo di un suo lavoro. Diversamente dalle opere di Balla e Boccioni, e di quelle degli altri autori, la rappresentazione del movimento non intacca però la solidità delle sue figure che rimangono ben separate dall’ambiente che le circonda.

Pittura metafisica e realismo magico

Sironi nel luglio 1919 rientra a Roma dalla sua partecipazione volontaria alla Prima guerra mondiale grazie ad un congedo e partecipa ad una mostra personale alla Sasa d’arte Bragaglia. Il pittore espone dipinti futuristi che contengono alcune caratteristiche della Pittura metafisica. Sono suggestioni che, il fondatore della rivista Valori plastici Mario Broglio, promotore della pittura metafisica, definisce “rappresentazioni che tendono a richiamarci fuori del tempo e dello spazio, dove un’anima arcaica sembra aver dato vita a corpi semplici e severi, come in un sogno“.

Queste parole sottolineano i contenuti, infatti, della Pittura metafisica, rappresentazioni immerse in un’atmosfera sospesa, principalmente classicheggiante, dal tono severo e austero. Broglio aggiunge anche la definizione di “una materializzazione piena di stupore e di incanto” che fa riferimento alla poetica del Realismo magico, indicata nei confronti di alcuni dipinti di Mario Sironi come di altri artisti dell’epoca.

Novecento italiano

Nel dicembre 1922 Mario Sironi insieme ad altri artisti del gruppo, a Milano, fonda il gruppo artistico Novecento italiano supportato dalla giornalista e critica Margherita Sarfatti. Gli artisti propongono come elemento ispiratore ed ideologico di Novecento italiano, la moderna classicità. Si tratta di un ossimoro che esprime la tendenza a riprendere contenuti classici ma privi di pittoricismi ottocenteschi. Il gruppo quindi, e con esso Mario Sironi, adotta forme estremamente semplificate e geometricamente pure. Nei dipinti di Mario Sironi, le figure assumono un aspetto geometrizzato, forme semplificate e messe in risalto da un chiaroscuro di ombre nette. I due dipinti più rappresentativi di questo periodo sono L’allieva e L’architetto.

La svolta espressionista

Negli anni trenta del Novecento la pittura di Sironi abbandona le forme dal contorno netto e assume tratti espressionisti. Le pennellate non sono più levigate come nelle opere precedenti ma acquistano matericità e decisione, i contorni diventano nervosi. Questa inaspettata svolta stilistica risulta incomprensibile alla critica del tempo. Inoltre, Sironi abbandona la pittura di quadri e si dedica a grandi cicli di affreschi e di mosaici che decorano le sedi di importanti istituzioni italiane.

La grande pittura murale

Negli anni Trenta del Novecento, Mario Sironi si dedica alle decorazioni ad affresco e a mosaico di grande dimensione. Per sottolineare l’importanza di questa svolta teorizza il passaggio con due testi importanti, Pittura murale e il Manifesto della pittura murale. Nelle grandi decorazioni degli anni trenta Sironi abbandona lo stile espressionista e adotta figure estremamente semplificate e primitive.

Inoltre per dominare le grandi superfici sceglie una composizione multicentrica che in molti casi è suddivisa in riquadri nei quali si coglie una prospettiva pre-rinascimentale. Le figure semplici e primordiali acquistano una valore monumentale e titanico. Considerando la vocazione popolare e morale della sua pittura, questa caratteristica intende valorizzare il tono ufficiale dei contenuti.

La pittura di Mario Sironi nel dopoguerra

Nonostante il clima a lui parzialmente ostile della critica di sinistra nel dopoguerra, Sironi continua a produrre. Le forme dei suoi dipinti si fanno frammentate e la composizione si dissolve nello spazio. Anche i temi si allontanano da quelli popolari e celebrativi degli anni precedenti. L’ultimo ciclo pittorico, l’Apocalissi, sottolinea infatti uno spostamento verso la dimensione spirituale.

Le opere di Mario Sironi

Ballerina di Mario Sironi

Ballerina di Mario Sironi
Ballerina

Mario Sironi, Ballerina, 1919, olio su tela, misure?. Milano, Museo del Novecento.

Dal 1919 Sironi si trasferì stabilmente a Milano. In questo dipinto sono ancora presenti influenze futuriste e una personale interpretazione della Pittura Metafisica.


L’architetto di Mario Sironi

Mario Sironi la vita e le opere
Mario Sironi la vita e le opere

Mario Sironi, L’architetto, 1922, olio su tela, 70 x 60 cm. Collezione privata

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Composizione architettonica urbana di Mario Sironi

Composizione architettonica urbana di Mario Sironi
Composizione architettonica urbana di Mario Sironi

Mario Sironi, Composizione architettonica urbana, ca 1923, olio su tela, 58 x 80,3 cm. Verona, Galleria dello Scudo

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Paesaggio urbano

Paesaggio urbano di Mario Sironi
Paesaggio urbano

Mario SironiPaesaggio urbano, 1924, olio su tela, misure. Venezia, Ca’ Pesaro Galleria Internazionale d’Arte Moderna. L’artista iniziò a frequentare Milano dal 1915 e nel 1919 si stabilì nella città lombarda. Ebbe così modo di frequentare le periferie urbane e di dedicare agli angoli cittadini molte vedute. Inoltre spesso ricorrono angoli di Porta Vittoria, quartiere nel quale Sironi viveva.


L’allieva di Mario Sironi

L'allieva di Mario Sironi
L’allieva di Mario Sironi

Mario Sironi, L’allieva, 1924, olio su tela, 97 x 75 cm, Venezia, Collezione Deana

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Solitudine

Solitudine di Mario Sironi
Solitudine

Mario Sironi, Solitudine, 1925-1926, olio su tela, cm 98 x 82. Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna.

Mario Sironi nel dicembre 1922 fondò il gruppo “Novecento” a Milano insieme a, Dudreville, Funi, Malerba, Marussig e Oppi. Partecipò così alla prima mostra presso la galleria Pesaro di Milano del marzo 1923. Margherita Sarfatti, critica e intellettuale, lo invitò alle due mostre di “Novecento italiano” del 1926 e del 1929 organizzate presso la Permanente di Milano.

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La Giustizia

La Giustizia di Mario Sironi
La Giustizia

Mario Sironi, La Giustizia, 1936-38, Mosaico, dimensioni?. Milano, Palazzo di Giustizia.

L’opera è un grande mosaico realizzato per il Palazzo di Giustizia di Milano. I riferimenti sono allegorici infatti le figure umane rappresentano La Giustizia, La Legge e La Forza. I riferimenti sono alla grande tradizione musiva del Romanico italiano.


Il lavoro

Il lavoro di Mario Sironi
Il lavoro

Mario Sironi, Il lavoro, data?, olio su tela, misure?. Forlì, Collezione Verzocchi.

Il tema di questo dipinto fu richiesto dall’industriale Giuseppe Verzocchi. Il collezionista infatti tra il 1949 e il 1950 riuscì a convincere molti artisti italiani a partecipare al suo progetto. L’intera collezione divenne poi di proprietà del comune di Forlì il primo maggio del 1961 per volere del proprietario.


Cavallini

Cavallini di Mario Sironi
Cavallini

Mario Sironi, Cavallini, 1950, olio, tempera, grafite su carta, 27.2 x 37.2 cm. Milano, Galleria d’Arte Moderna.

Nel dopoguerra l’artista venne isolato da alcuni dei più influenti critici italiani. Le forme delle sue opere si sfaldano e si confondono inoltre chiari riferimenti figurativi.


Alto Silenzio

Alto silenzio di Mario Sironi
Alto silenzio

Mario Sironi, Alto silenzio, 1951, olio su tela, 60 x 49 cm. Milano, Galleria d’Arte Moderna.

Lo sfondo diventa materico e assume l’aspetto di un materiale pietroso. Inoltre le figure sembrano scolpite all’interno della superficie. Infatti nella parte alta le semplici forme risultano scavate. In basso invece sembrano rilievi appena accennati.


L’oracolo

L'oracolo di Mario Sironi
L’oracolo

Mario Sironi, L’oracolo, 1952, olio su tela, 70 x 45.5 cm. Milano, Galleria d’Arte Moderna.

Le figure umane dipinte da Sironi sono semplici e assumono un aspetto antico. Le forme infatti richiamano le statue romaniche con le loro proporzioni approssimate e i volumi abbozzati. Inoltre le figure sono compatte, legnose e monolitiche.


Bibliografia

  • Mario Sironi, Scritti e pensieri, E. Pontiggia (a cura di), Abscondita Collana: Carte d’artisti, 2002, EAN: 9788884164896
  • Elena Pontiggia, Mario Sironi. La grandezza dell’arte, le tragedie della storia, Johan & Levi, Collana: Biografie, 2015, EAN: 9788860101242
  • Fabio Benzi, Francesco Leone, (a cura di), Mario Sironi. Dal futurismo al classicismo 1913-1924. Catalogo della mostra (Pordenone, 16 settembre-9 dicembre 2018)., Silvana, Collana: Arte, 2018, EAN: 9788836641185

Tutte le opere di Mario Sironi pubblicate

Link esterni

Consulta la pagina dedicata al dipinto di Mario SironiPaesaggio urbano, sul sito del Ca’ Pesaro Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Venezia.

Sito dell’Associazione Mario Sironi.

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