I Prigioni di Michelangelo

Sei grandi Prigioni furono scolpiti da Michelangelo per ornare il monumento funerario di papa Giulio II. Quando le statue furono eliminate dal progetto seguirono il destino espositivo che li portò a Firenze e a Parigi.

Michelangelo, Prigioni, 1513-1530, marmo. Firenze, Galleria dell’Accademia e Parigi, Museo del Louvre

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Indice

Descrizione de I Prigioni di Michelangelo

Le sei statue definite Prigioni scolpite da Michelangelo nel corso di quasi vent’anni erano destinate alla tomba di papa Giulio II. Il progetto nel corso degli anni fu rivisto diverse volte e portò alla eliminazione delle statue dalla tomba. La prima stesura del progetto, del 1505 prevedeva un numero di sedici o venti Prigioni. Le sculture erano destinate al registro inferiore del monumento, e accoppiate intorno ad ogni pilastro. Di grandezza superiore a quella umana dovevano apparire molto possenti. Il loro corpo incatenato e le posture differenti. Nel 1513 il progetto venne rivisto e i Prigioni ridotti a dodici. Poi a otto nel progetto del 1516. Quindi ulteriormente limitati nel quarto del 1526 e nel quinto del 1532. Furono infine abbandonati nel 1542.

I due Prigioni terminati e chiamati Schiavo morente e Schiavo ribelle furono scolpiti a Roma. Si trovano oggi al museo del Louvre di Parigi. Michelangelo li donò a Roberto Strozzi nel 1546 per ripagarlo della sua generosa ospitalità. Quando il nobile venne esiliato a Lione a causa della sua opposizione a Cosimo I de’ Medici portò con sé le due statue. I due schiavi in seguito alla Rivoluzione Francese passarono al Museo Del Louvre.

I quattro Prigioni scolpiti a Firenze sono ora esposti presso l’Accademia. I loro nomi sono Schiavo barbuto, Schiavo morente, Schiavo Atlante e Schiavo che si ridesta. Gli storici non sono concordi nel determinare una precisa datazione. Il periodo di realizzazione è quindi indicato tra gli anni 1519 e 1534. Le statue rimasero nello studio di Michelangelo fino al 1564. In tale data il nipote Leonardo Buonarroti donò le sculture al granduca Cosimo I che le collocò nel giardino di Boboli. Fe solo nel 1908 che vennero destinati alla Galleria dell’Accademia.

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Lo stile de I Prigioni di Michelangelo

La funzione estetica dei Prigioni nel progetto originale era quella di creare un movimento spaziale intorno ai pilastri. Infatti la postura di ogni soggetto è diversa e contribuiva quindi a rendere dinamico la spazio funebre del primo registro. La simbologia, invece non è stata chiarita dagli storici. Alcuni propongono la derivazione dalle figure dei Captivi romani. Altri (Vasari) come la personificazione delle province che Giulio II controllava. Ancora (Condivi) si pensò alle arti rimaste prigioniere in seguito alla scomparsa di Giulio II, noto amante del bello. In ogni caso lo stile dei Prigioni si rifà alla scultura ellenistica del Laocoonte. Vi sono echi di decorazioni romane celebrative e di immagini contemporanee alla loro realizzazione. I Prigioni fiorentini, non finiti, permettono di studiare la tecnica esecutiva di Michelangelo. Il non finito di Michelangelo ai apprezza in particolare nella sua ultima opera, la Pietà Rondanini.

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