La cena di Emmaus di Jacopo Carucci detto il Pontormo è dominata dall’alto dal triangolo divino che contiene l’occhio di Dio Padre.
Jacopo Pontormo, La cena di Emmaus, 1525, olio su tela, 230 x 173 cm. Firenze, Galleria degli Uffizi
Indice
Descrizione del dipinto La cena di Emmaus
Nel dipinto, Cristo è raffigurato al centro, circondato da sacre figure e uomini di chiesa. Gesù siede in posizione frontale, e sembra osservare in direzione del fedele mentre i due discepoli sono seduti ai lati. Un discepolo mostra il viso di profilo mentre l’altro è rivolto verso Cristo. Il personaggio di sinistra versa del vino. Il personaggio di destra tiene invece in mano una pagnotta. Al centro, sul tavolo apparecchiato con un telo bianco, è appoggiato un piatto di metallo. Sul tavolo infine sono disposti due coltelli, dei bicchieri ed una bottiglia.
I monaci presentano visi molto espressivi e fisionomie realistiche. Inoltre indossano sai bianchi. Alcuni di loro osservano in avanti, verso il fedele che osserva il dipinto. Il priore della Certosa, a sinistra, solleva la mano sinistra riprendendo il gesto che compie Cristo nel benedire il pane. Buonafede inoltre è ritratto con un’espressione intensamente spirituale. I compagni che appaiono in secondo piano invece mostrano espressioni diverse.
Cristo si trova oltre il tavolo, di fronte all’osservatore e ha in mano del pane parzialmente spezzato. Ha la mano destra alzata all’altezza del torace in atto di benedire. Sopra a Cristo, all’interno di un lampo luminoso è presente il triangolo con l’occhio di Dio Padre. Le aureole sono rappresentate con una sola linea luminosa vista in prospettiva. Sul pavimento, tra il gioco di piedi che articolano lo spazio si intravedono tre animali. Sono un gatto a destra, un cane e un altro gatto a sinistra. Gli animaletti sbucano dal tavolo e rimangono protetti tra le gambe dei commensali come avessero timore dei nostri sguardi. Sempre sul pavimento si trova, abbandonata, una pergamena arrotolata che riporta la data di esecuzione e la firma dell’artista.
Interpretazioni e simbologia de La cena di Emmaus di Pontormo
Ne La cena di Emmaus, Pontormo raffigura il brano del Vangelo che racconta l’evento miracoloso. Il maestro manierista rappresentò il momento della benedizione del pane che rivela la sua presenza. L’episodio rappresentato da Pontormo nel dipinto è presente infatti nel testo del Vangelo di Luca (24,13 – 35).
Gli studiosi indicano come fonte iconografica del dipinto un’incisione di Albrecht Dürer che appartiene alla serie della Piccola Passione del 1511. Si possono infatti ritrovare analogie con la postura assunta da Cristo e la forma del tricorno indossato dal discepolo che siede a destra.
Lo sguardo di Cristo appare ultraterreno perché è inondato da un fascio di luce che sottolinea il clima mistico e religioso l’evento. Sopra i commensali appare un occhio contenuto in un triangolo, circondati da un cerchio luminoso. Questo simbolo che compare in alto si riferisce alla Trinità e ricorda al fedele la componente divina di Gesù. L’occhio inscritto in un triangolo risulta dipinto su una porzione di tela aggiunta successivamente. Gli esperti ipotizzano che sia opera dell’Empoli e sia stato commissionato per coprire il volto trifronte, simbolo vietato dai precetti della Controriforma. L’Empoli inoltre dipinse una copia del dipinto che si trova ancora oggi alla Certosa.
I committenti scelsero la rappresentazione di questo episodio del Vangelo perché tratta un tema vicino all’ospitalità e al cibo.
Sulla tovaglia compaiono poche stoviglie utilizzate per la cena. Sono evidenti soprattutto i coltelli e i bicchieri, gli strumenti utilizzati per tagliare il pane e bere il vino. Queste due azioni evocano la componente comunitaria dell’eucaristia.
I monaci certosini
Ai lati di Cristo si trovano cinque monaci certosini. Secondo gli storici Pontormo realizzò i ritratti di religiosi che si trovavano al tempo nella Certosa. Il monaco dipinto a sinistra in primo piano è Leonardo Buonafede che al tempo era l’anziano priore della Certosa. Buonafede è noto agli storici per aver rifiutato la Pala dello Spedalingo di Rosso Fiorentino, che ancora oggi è conservata nella sala del museo insieme alla Cena di Emmaus.
La rivelazione di Cristo
Nell’evento narrato, Cristo risorto appare a due suoi discepoli, Luca e Cleofa lungo la via che portava a Emmaus. I due uomini inizialmente non riconoscono Gesù e accompagnandosi con lui lo invitano alla cena. Quando però lo sconosciuto benedice il pane e lo spezza, i discepoli lo riconoscono e Cristo sparisce. Luca siede a sinistra e versa il vino dalla brocca mentre Cleofa, a destra, mostra la sorpresa di aver riconosciuto Cristo. Infatti l’uomo ferma il coltello con il quale sta tagliando il pane per rivolgersi a Gesù.
La rivelazione della figura come Gesù risorto è quindi possibile grazie al suo gesto di benedire il pane. Per questo Pontormo mise in grande evidenza il gesto compiuto dalle mani di Cristo. Inoltre l’artista allineò il pane sull’asse verticale centrale con le mani evocando così il gesto divino.
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Pontormo dipinse la Cena di Emmaus su commissione dell’ordine certosino per il refettorio della foresteria della Certosa di Galluzzo. Gli storici non hanno la certezza che questa sia l’originaria collocazione e secondo alcuni l’opera era destinata alla dispensa.
La Cena di Emmaus di Pontormo si trova a Firenze presso la Galleria degli Uffizi.
L’artista e la società. La storia dell’opera La cena di Emmaus di Pontormo
Il dipinto del Pontormo è firmato e datato 1525. L’opera presenta la firma dell’artista e la data di esecuzione come poche altre sue opere. Il Pontormo per proteggersi dalla epidemia di peste, nel 1523, aveva deciso di lasciare Firenze e vivere nella Certosa che si trova nei pressi della città.
L’artista nel monastero condusse una vita ritirata e solitaria come quella dei religiosi. Pontormo infatti era noto per il suo carattere introverso e non trovò pesante aderire alle regole dei monaci.
Nel monastero, il Pontormo si dedicò alla decorazione delle lunette del chiostro grande dipingendo il ciclo di affreschi con le Storie della Passione. In seguito a questo lavoro i certosini commissionarono la Cena di Emmaus.
Il biografo e artista manierista Giorgio Vasari commentò negativamente gli affreschi che decorano il chiostro della Certosa realizzati con la “maniera tedesca“. Queste dipinti precedono di poco il lavoro del Pontormo che però attirò l’interesse di Vasari.
Della Cena di Emmaus del Pontormo sono sopravvissuti alcuni disegni preparatori conservati al British Museum di Londra, al Gabinetto dei Disegni e delle Stampe a Firenze e alla Staatliche Graphische Sammlungen di Monaco.
Consulta anche l’articolo intitolato: I libri utili alla lettura dell’opera d’arte.
Consulta anche l’articolo intitolato: La scheda per l’analisi dell’opera d’arte.
Lo stile de La cena di Emmaus di Pontormo
I corpi sono modellati con un leggero chiaroscuro che restituisce un’atmosfera serena. I panneggi delle vesti poi creano pieghe complesse e movimentate. I mantelli dell’uomo di sinistra in primo piano e di Cristo sono poi costruiti con una certa complessità formale. Il manto di Cristo inoltre in corrispondenza della manica sinistra crea un panneggio molto fitto, messo in risalto dall’importante chiaroscuro. I monaci in secondo piano invece indossano sai dai tessuti grezzi e meno lavorati. I volti e le parti anatomiche sono modellati delicatamente e la figura di Cristo ricorda quella del fiammingo Albrecht Dürer.
La cena di Emmaus risente, come nel caso di tutti i dipinti manieristi, dello stile dei maestri che hanno preceduto Jacopo Pontormo. Alcuni riferimenti all’arte fiamminga si rintracciano nella costruzione degli arredi, della tavola e nel pane. L’attenzione verso questi dettagli e la progettazione degli sgabelli, secondo alcuni storici, rappresentano una anticipazione della natura morta barocca. Il taglio realistico della scena proviene quindi dalle opere fiamminghe come anche il natoralismo degli oggetti rappresentati. Le superfici dei materiali sono attentamente dettagliate come il lino della tovaglia, il metallo lucido delle stoviglie e il vetro di bicchieri e bottiglie.
Il dipinto del Pontormo presenta inoltre alcune caratteristiche dello stile che anticipano la pittura di Caravaggio, Velázquez e Francisco de Zurbarán. Infatti la luce evidenzia i personaggi contro lo sfondo in ombra. Inoltre le figure sono realizzate con un realismo che si allontana dall’idealizzazione delle opere rinascimentali. Infine l’atmosfera è sospesa e l’azione dei personaggi risulta bloccata dell’istante della rappresentazione. Questo modello troverà molto interesse negli artisti che lo adotteranno dopo Pontormo.
La tecnica de La cena di Emmaus di Pontormo
La Cena in Emmaus del Pontormo è un dipinto realizzato con velature di colore a olio su una tela di 230 centimetri di altezza e 173 cm di larghezza.
Il colore e l’illuminazione
Pontormo utilizzò una gamma cromatica chiara e brillante. Lo sfondo è scuro mentre le figure indossano abiti d’epoca, molto colorati. Gli storici segnalano come tipici dello stile dell’artista gli effetti raffinati ottenuti sui panneggi. Sono infatti presenti colori dai toni inusuali e cangianti.
Il personaggio di sinistra, sopra ad una veste bianca porta un manto arancio brillante, ricadente in molte pieghe sagomate. Il personaggio di destra invece sopra ad una veste arancio chiaro porta un manto verde tendente al grigio.
La tavola è bianca e riflette una debole luce ambientale. Il mantello di Cristo è blu, non troppo acceso, con la stessa saturazione del manto verde in basso a sinistra. I monaci che circondano la figura di Cristo sono colorati di un ocra sbiadito. In alto infine un lampo di luce illumina lo sfondo scuro e bruno.
L’illuminazione che rivela La cena di Emmaus di Jacopo Pontormo è di tipo artificiale. Si tratta infatti di una luce debole calda che proviene dall’alto a sinistra. Pare piuttosto una luce mistica che illumina il tavolo sul quale sono posati i pani e il vino sacrificali. Una luce divina parte dall’occhio di Dio Padre, in alto sopra a Cristo e illumina i monaci in basso. La fronte di Cristo è particolarmente chiara, così come la porzione dell’aureola in alto.
La luce assume quindi un ruolo figurativo e simbolico determinante nel rivelare l’evento divino. L’illuminazione infatti con forti contrasti rispetto alle zone in ombra, che contribuiscono a creare l’atmosfera sospesa nella rivelazione. In questo modo l’evento narrato nei vangeli viene spettacolarizzato e suscitava una forte impressione nel fedele dell’epoca.
Lo spazio
Al centro della scena e disposto il grande tavolo preparato per la cena. Lo spazio è reso attraverso la sovrapposizione dei corpi e non è molto profondo. Infatti i personaggi, a partire dal primo piano, sono seduti a ridosso della parete di fondo. La sovrapposizione delle figure e la loro disposizione verso l’alto crea così la sensazione di profondità. La prospettiva geometrica si può apprezzare, in minima parte, nella costruzione degli sgabelli sui quai si trovano i due uomini in primo piano.
In basso, sotto il tavolo, la nostra attenzione è attirata da tre animali domestici. Due gatti e un cane si riparano dai nostri sguardi tra le gambe degli uomini seduti al tavolo. È, questo, un dettaglio scenico che si troverà anche in molti dipinti del Seicento.
Il punto di vista è basso e il taglio prospettico produce un effetto monumentale sollevando i personaggi. Il fedele, che osserva il dipinto, prova la sensazione di essere presente all’evento grazie alla sensazione di vicinanza che si sperimenta osservando la scena. La prospettiva limita infatti la distanza virtuale tra osservatore e il fronte del dipinto. Inoltre i visi e i corpi dei personaggi presentano uno spiccato naturalismo. La presenza poi di oggetti quotidiani contribuisce alla familiarità della scena dipinta.
La composizione e l’inquadratura
Le linee compositive sono ancorate al centro verticale che crea una forte simmetria. La struttura dell’opera è infatti simmetrica e il gesto di benedizione di Gesù è il centro della composizione. A partire dalla caviglia dell’uomo di destra questa verticale sale e si sviluppa sul piano e sul piatto in centrotavola. Prosegue lungo la figura di Cristo e sale fino all’occhio di Dio Padre. Simmetricamente, sono disposti gli uomini in primo piano e i quattro monaci dello sfondo. Le linee compositive formano una X con incrocio sul pane tenuto in mano da Cristo con la mano sinistra.
Si formano anche due curve compositive contrarie. Quella in alto segue la disposizione delle teste dei monaci e di Cristo. Quella in basso la disposizione delle mani e dei corpi degli uomini in primo piano. Il centro psicologico della composizione coincide con il centro del tavolo, sul piatto di metallo. Segue la figura di Cristo benedicente. I personaggi principali sono compresi all’interno di una piramide compositiva.
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Bibliografia
- Elisabetta Marchetti Letta, Pontormo, Rosso Fiorentino, Scala, Firenze 1994. ISBN 88-8117-028-0
- Carlo Falciani, Antonio Natali, Pontormo, 15 ottobre 2015, Silvana, Collana: Monografie di grandi artisti, EAN: 9788836630066
- B. Edelstein, D. Gasparotto (a cura di), Incontri miracolosi: Pontormo dal disegno alla pittura. Catalogo della mostra (Firenze, 8 maggio-29 luglio 2018). Ediz. illustrata, 16 maggio 2018, Giunti Editore, Collana: Cataloghi arte, EAN: 9788809868151
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La data dell’ultimo aggiornamento della scheda è: 4 dicembre 2021.
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Consulta la pagina dedicata al dipinto di Jacopo Pontormo, La cena di Emmaus sul sito della Galleria degli Uffizi di Firenze.
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