Il Salvator Mundi di Leonardo è un modello iconografico rappresentato in molti dipinti fra i quali la versione di Abu Dhabi nota per essere la più quotata.
Leonardo da Vinci, Salvator Mundi, 1499 circa, olio su tavola, 66 x 45 cm. Abu Dhabi, Collezione privata
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Indice
Descrizione del dipinto Salvator Mundi di Leonardo
Cristo benedicente è dipinto in posizione frontale con lo sguardo fisso di fronte a se. La mano destra è sollevata all’altezza delle spalle e benedice formando con il dito medio e indice il segno della croce. Nella mano sinistra invece tiene sospesa una sfera trasparente in cristallo di rocca. Gesù ha l’aspetto di un uomo giovane dai lunghi capelli arricciati che scendono dietro le spalle e frontalmente ai lati del volto. Indossa un abito blu dal tessuto leggero decorato con fasce marroni e dorate a disegni geometrici intrecciati. Al centro del petto sul tessuto è incastonato un rubino. Lo sfondo è scuro e privo di dettagli.
Interpretazioni e simbologia del Salvator Mundi di Leonardo
Il Salvator Mundi secondo il modello iconografico del Cinquecento è traducibile come “Gesù salvatore del mondo e signore del cosmo”. Il globo trasparente infatti rappresenta il potere di Cristo su tutta l’umanità. Tale modello fu molto diffuso nell’arte europea tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo. Cristo solleva la mano destra con le tre dita aperte il segno benedicente ma anche come simbolo della croce e della Trinità.
La questione della sfera
L’interpretazione iconografica dell’opera non è mai stata una questione discussa. Un certo dibattito però si è innescato rispetto al riconoscimento del materiale della sfera trasparente. Infatti una delle tesi a favore o a sfavore dell’attribuzione dell’opera considera la corretta rappresentazione della trasparenza. L’autore del dipinto ha saputo realisticamente riprodurre la superficie dell’abito e la mano che si intravedono dietro la materia trasparente? E ancora, di che materiale era la sfera ritratta? Gli studiosi hanno tentato diverse ipotesi.
Nei primi giorni del 2020 sulla stampa italiana rimbalza la notizia di una ricerca che sembra dare una risposta scientifica alla questione. L’Università della California ad Irvine realizza una ricostruzione 3D del dipinto. Marco Liang guida un team di ricercatori che compiono un rendering inverso partendo dall’immagine bidimensionale. I risultati rivelano così che la sfera ritratta era di vetro ed era cava. Inoltre il suo raggio era di 6,8 centimetri e lo spessore di 1,3 millimetri. Era poi posta a 25 centimetri dal corpo del Cristo, mentre l’artista osservò la scena a circa 90 centimetri di distanza.
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I committenti, le collezioni, la storia espositiva e la collocazione
Secondo le indagini degli storici questo dipinto fu proprietà di Carlo I d’Inghilterra. Il sovrano secondo documenti del tempo acquistò il dipinto in Italia. L’opera passò quindi nelle collezioni di Carlo I e II d’Inghilterra. Fu venduto nel 1956 ad un’asta a Londra per 45 sterline che al cambio attuale corrispondono a circa 60 dollari o circa 52 euro. John Charles Robinson lo acquistò per la Francia Cook Collection di Doughty House e Richmond. Nel 2005 poi Robert Simon la comprò per meno di 10.000 dollari ad un’asta immobiliare.
Le attribuzioni milionarie del Salvator Mundi di Leonardo
Il mercante d’arte di New York tenne segreto per sei anni l’acquisto. Simon fece poi restaurare l’opera a Diane Modestini della New York University nel 2007. Nel 2011 venne quindi organizzata una mostra presso la National Gallery per promuovere il dipinto. A questa data Carmen Bambach, Michael Daley, Jacques Franck, Charles Hope, Charles Robertson e Frank Zöllner erano contrari all’attribuzione. La notizia fu diffusa dalla rivista Art news e rimbalzo sui media internazionali. Secondo il Wall Street Journal l’opera poteva valere 200 milioni di dollari. Così Yves Bouvier, presidente di Natural Le Coultre, società svizzera che si occupa di trasporto e conservazione di opere d’arte, la acquistò nel maggio 2013 per 75 milioni di dollari. Dmitri Rybolovlev, presidente della squadra di calcio AC Monaco acquistò l’opera da Bouier suo consulente artistico per un totale di 128,7 milioni di dollari .
La vendita record del 15 novembre 2017
Il principe Saudita, Bader bin Abdullah bin Mohammed bin Farhan al-Saud il 15 novembre 2017, a New York, acquistò l’opera presso la casa d’aste Christie’s al costo di 450,3 milioni di dollari inclusi i diritti d’asta. L’operazione è stata condotta insieme al Principe ereditario Mohammed bin Salman che ha acquistato l’opera per conto del Dipartimento di Cultura e Turismo di Abu Dhabi. La destinazione del dipinto era la sala reale del Louvre di Abu Dhabi.
La mostra al Louvre di Parigi per i 500 anni dalla morte di Leonardo
Il Salvator Mundi di Abu Dhabi non è certo che sia stato esposto alla importante mostra “Léonard de Vinci” curata da Vincent Delieuvin e Louis Frank al museo del Louvre di Parigi. L’evento è stato aperto al pubblico dal 24 ottobre 2019 in occasione dei 500 anni dalla morte del maestro. I visitatori della mostra hanno però potuto vedere il Salvator Mundi de Ganay proprietà di una collezione privata.
L’artista e la società. La storia dell’opera Salvator Mundi di Leonardo
L’attribuzione a Leonardo di questo dipinto non è concorde e gli esperti sono divisi in favorevoli e contrari. Frank Zöllner e Carlo Pedretti, esperto italiano di Leonardo, sono contrari soprattutto a causa della staticità della figura. La data di realizzazione del Salvator Mundi attribuito a Leonardo non è certa e oscilla tra il 1490 e il 1519 anno della morte di Leonardo. Ipotesi più condivisa è quella che si aggiri intorno al 1499. L’artista quindi potrebbe averlo dipinto intorno ai 50 anni, esattamente a 47 anni.
Primi indizi di attribuzione del Salvator Mundi di Leonardo
Wenzel Hollar incise ad acquaforte questo soggetto intorno al 1650 realizzando l’unico documento riferibile all’opera. Secondo la didascalia il modello fu l’originale di Leonardo che allora si trovava nella collezione di Carlo I d’Inghilterra. Nel 1782 William Blacke risulta il proprietario dell’opera. Blake confidò in quegli anni a George Cumberland, uno dei fondatori della National Gallery, di possedere un’opera interessante. Cumberland la attribuì a Leonardo.
I restauri e le attribuzioni del 2011
Venne eseguito un primo restauro nel 1912 testimoniato dalla fotografia storica che ritrae l’opera prima dell’intervento. Nel secondo dopoguerra, Ludwig Heinrich Heydenreich, uno storico dell’arte tedesco, mise in relazione due disegni conservati a Windsor con il Salvator Mundi.
Nel 2007 la dottoressa Dianne Dwyer Modestini della New York University iniziò l’intervento di restauro. L’opera presentava molte perdite e una grave crepa nella tavola. Si osservavano inoltre barba e baffi che si scoprirono aggiunte forse in epoca di Controriforma. Questa aggiunta fu ordinata per adeguare l’immagine all’iconografia ufficiale stabilita in sede conciliare. Gli esami radiografici e spettrometrici rivelarono anche la presenza di due pollici nella mano destra. Questo particolare dimostrava ulteriori ripensamenti. Altri indizi nelle mani portarono a confronti positivi con le opere di Leonardo. Inoltre un laboratorio nel Massachusetts stabilì che si trattava di olio di noce, il preferito da Leonardo al posto dell’olio di lino. A restauro concluso, nel 2011, si stabilì una prima attribuzione a Leonardo. Seguì la conferma di Mina Gregori dell’Università di Firenze.
Le tesi contrarie
Nel 2008 Carmen Bambach, Andrea Bayer, Keith Christiansen, Everett Fahy e Michael Gallagher del Metropolitan Museum of Art di New York contestarono l’ipotesi di attribuzione. Carmen C. Bambach nel 2009 insistette nel considerare il dipinto come opera di bottega e in particolare di Giovanni Antonio Boltraffio. Inoltre la Bambach chiese ufficialmente alla National Gallery di Londra di non collegare il suo nome alla vicenda attributiva. Per sostenere questa tesi la studiosa annunciò la pubblicazione di un suo libro. L’esperto leonardesco Carlo Pedretti dopo la notizia si espresse sulla stampa italiana denunciando l’attribuzione come una “sofisticata operazione di marketing”.
Le tesi a favore dell’autenticità del Salvator Mundi di Leonardo
Sir Nicholas Beaver Penny, il direttore della National Gallery di Londra nel 2009 chiese informalmente a quattro studiosi internazionali di analizzare il Salvator Mundi. Carmen C. Bambach, curatrice del dipartimento di grafica del Metropolitan Museum si dimostrò contraria. Pietro Marani e Maria Teresa Fiorio, studiosi milanesi, e Martin Kemp, professore di Oxford e noto studioso di Leonardo si espressero positivamente. Marani intervistato nel 2017 da Francesca Sironi per l’Espresso corresse la mira. Confermò le sue idee ma considerando l’intervento di Leonardo frammentario. In seguito al restauro del 2011 si fece strada un fronte storico favorevole all’attribuzione dell’opera al maestro fiorentino. Anche Mina Gregori dell’Università di Firenze si espresse attribuendo il dipinto al maestro.
La parola ai falsari
Il 22 dicembre del 2019 Roberto Brunelli intervista per Agi i noti falsari, i fratelli russi Posin. Secondo il loro portavoce Evgeni il dipinto è autentico. Le tesi a favore sono l’annuale esperienza di copisti attenti e analitici di opere leonardesche. Secondo Evgeni, il Salator Mundi offre la stessa intensità della Gioconda e presenta la stessa difficoltà nel carpire i segreti dell’esecuzione.
La mostra del 2011 alla National Gallery di Londra
Presso la National Gallery di Londra si allestì così la mostra del 2011 per sottoporre il dipinto agli storici dell’arte di Oxford, Milano, del Metropolitan Museum di New York e della National Gallery di Washington Uno degli argomenti contro l’attribuzione a Leonardo fu l’aspetto della sfera che non presenta rifrazione della luce ma solo riflessi. Leonardo infatti conosceva tali dettagli visivi. Prima del restauro l’opera era coperta da diversi strati di ridipinture che facevano pensare ad una copia di bottega forse di Giovanni Boltraffio. Secondo Pietro Marani l’esecuzione originale si è rivelata di elevata qualità al pari di quella del cenacolo vinciano.
Consulta anche l’articolo intitolato: I libri utili alla lettura dell’opera d’arte.
Consulta anche l’articolo intitolato: La scheda per l’analisi dell’opera d’arte.
Lo stile dell’opera Salvator Mundi di Leonardo
In seguito al restauro è possibile riscontrare l’uso dello sfumato di Leonardo soprattutto sul viso di Cristo. Inoltre alcune indagini radiografiche e spettrografiche hanno rivelato alcuni dettagli esecutivi tipici della pratica di Leonardo. Infine la posizione assunta da Cristo nel dipinto ricorda molto altre celebre opere come il Salvator Mundi di Antonello da Messina.
La tecnica
Il Salvator Mundi di Abu Dhabi è un olio su tavola di 66 x 45 cm realizzato con velature sovrapposte.
Il colore e l’illuminazione
L’opera attribuita a Leonardo presenta un fondo molto scuro che condiziona l’intera atmosfera del dipinto. Infatti dall’ombra emerge la figura di Cristo illuminata frontalmente e dall’alto. La tonalità risultante del dipinto è calda anche se l’abito è di colore blu ed equilibra il diffuso tono di bruno presente sulle decorazioni dell’abito e l’incarnato che mostra leggeri rossori sulle guance. La luce infine crea riflessi metallici sulle ciocche arricciate. Il viso di Gesù invece presenta un chiaroscuro morbido e sfumato.
Lo spazio
Cristo è rappresentato in primissimo piano, in posizione frontale e immerso nel buio completo. Non è quindi possibile individuare un ambiente intorno alla sua figura che emerge dal fondo con il tipico sfumato leonardesco.
La composizione e l’inquadratura
Il dipinto è di forma rettangolare con inquadratura verticale. Nel Salvator Mundi attribuito a Leonardo, Gesù è raffigurato a mezza figura tagliata al vivo ai bordi inferiori e laterali della cornice. La struttura compositiva è piramidale, sottolineata dal bordo superiore della veste e dall’apertura delle mani.
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Bibliografia
- Carlo Pedretti, Domenico Laurenza, Paola Salvi, Leonardo. L’anatomia, 2006, Giunti Collana: Dossier d’art, ISBN: 9788809040861
- Carlo Pedretti, Leonardo. Il disegno, Giunti Collana: Dossier d’art, 2017, ISBN: 9788809994195
- Carlo Pedretti, Sara Taglialagamba, Leonardo, l’arte del disegno, Giunti, 2014; 2019, ISBN 978 88 09 78759 2
- Pierluigi Panza, L’ultimo Leonardo. Storia, intrighi e misteri del quadro più costoso del mondo, UTET, (28 agosto 2018), ISBN-10: 885116620X ISBN-13: 978-8851166205
- Ben Lewis, L’ultimo dipinto di Leonardo. Storia del Salvator Mundi, Mondadori, (3 settembre 2019), Collana: Le scie, ISBN-10: 8804715189 ISBN-13: 978-8804715184
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La data dell’ultimo aggiornamento della scheda è: 25 ottobre 2019.
Approfondisci la lettura consultando le schede delle altre opere di Leonardo da Vinci intitolate:
- L’Annunciazione
- Il battesimo di Cristo
- La Vergine delle rocce
- Il Cenacolo
- Madonna col Bambino e Sant’Anna
- La Gioconda
- Uomo vitruviano
- Salvator Mundi
Consulta la pagina dedicata al dipinto di Leonardo da Vinci, Salvator Mundi, sul sito del Museo del Louvre di Abu Dhabi.
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