San Matteo e l’angelo di Caravaggio

San Matteo e l’angelo di Caravaggio è esposto all’interno della Cappella Contarelli nella Chiesa di San Luigi dei Francesi a Roma.

Caravaggio, San Matteo e l’angelo, 1602, olio su tela, 295 x 195 cm. Roma, Chiesa di San Luigi dei Francesi, Cappella Contarelli

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Indice

Descrizione di San Matteo e l’angelo di Caravaggio

San Matteo è seduto allo scrittoio mentre l’angelo appare per ispirare la narrazione del Vangelo che prenderà il suo nome. San Matteo volge la testa verso l’alto dove si trova l’angelo che appare alle sue spalle. Il Santo è impegnato nella scrittura del suo Vangelo e ascolta le indicazioni che l’angelo suggerisce. L’angelo computa con le dita e si rivolge in basso verso l’anziano evangelista. San Matteo è seduto al suo scrittoio e imbeve la penna nel calamaio. Il Santo infine assume una posa precaria, appoggia le braccia al tavolo e abbandona la gamba ad uno sgabello.

Interpretazioni e simbologia di San Matteo e l’angelo di Caravaggio

San Matteo e l’angelo fa parte del gruppo di tre tele che gli storici indicano come il Ciclo di San Matteo. Il Vangelo ebraico redatto da San Matteo, per la Chiesa ha una particolare importanza, perché precede quello scritto da Luca e da Marco.

La prima versione di San Matteo e l’angelo di Caravaggio

Berlino, San Matteo e l'angelo di Caravaggio
Berlino, San Matteo e l’angelo di Caravaggio

Il primo dipinto perduto di San Matteo e l’angelo era destinato a sostituire una scultura. Si tratta del gruppo scultoreo di Jacob Cornelisz Cobaert detto il Coba fiammingo. Lo scultore portò avanti questa commissione fino in tarda età. Il cardinale francese François Cointrel, nipote del cardinale Mathieu Cointrel, il 30 gennaio del 1602, rifiutò la proposta a favore di un dipinto. Fu l’esecutore testamentario del cardinale Mathieu Cointrel a firmare il contratto con Caravaggio il 7 febbraio 1602.

L’immagine creata da Caravaggio nella prima versione dell’opera presenta un San Matteo che somiglia ad un anziano del popolo. Infatti il Santo incrocia in modo poco elegante le gambe nude e assume una posa rozza. Inoltre l’angelo che guida la mano di San Matteo, nello scrivere il Vangelo, pare un monello di strada che tratta il Santo con poco rispetto.

Secondo il noto storico dell’arte Roberto Longhi, Caravaggio nel primo dipinto interpretò le figure dei due protagonisti in chiave popolare e non dottrinale. Infatti Longhi osservò che la scena sembra ritrarre due popolani che recitano una scenetta da “teatrino parrocchiale” Così l’angelo sembra un ragazzo di strada e il Santo un contadino impacciato. Per questo la prima versione dell’opera fu meno adatta alla funzione dottrinale e quindi all’esposizione pubblica in una chiesa.

Inoltre il Santo lascia guidare la sua mano all’angelo e sembra quindi essere consapevole di non sapere. Si tratta di una interpretazione molto raffinata che si avvicina alla filosofia di Socrate e difficile da apprezzare se non da un collezionista colto. Per questo fu apprezzata dal collezionista e mecenate di giovani artisti, Vincenzo Giustiniani.

La seconda versione

La seconda versione dell’opera è più rispondente ai principi della Controriforma definita nel Concilio di Trento del 1546. Inoltre interpreta in modo rigoroso e dottrinale la collaborazione tra Dio e il Santo. Infatti l’angelo non guida direttamente le mani di San Matteo ma conta con le dita ripercorrendo le generazioni che collegano Cristo al re Davide. San Matteo nella seconda versione dell’opera assume inoltre una posa più composta ma precaria. Infatti l’impressione che ne ha il fedele è quella di un equilibrio instabile che forse diventa allegoria della difficile operazione di scrivere un testo sacro.

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I committenti, le collezioni, la storia espositiva e la collocazione

Caravaggio ricevette l’incarico di dipingere la pala centrale raffigurante San Matteo e l’Angelo due anni dopo la realizzazione delle tele laterali della cappella Contarelli. L’abate Giacomo Crescenzi firmò il contratto il Il 7 febbraio 1602 che prevedeva la consegna della pala entro la Pentecoste dello stesso anno.

San Matteo e l’angelo di Caravaggio si trova a Roma conservato all’interno della cappella Contarelli nella chiesa di San Luigi dei Francesi. Secondo quanto tramandato dagli storici Giovanni Baglione e Giovanni Pietro Bellori, i religiosi rifiutarono la prima versione dell’opera di Caravaggio a causa della figura di San Matteo troppo rozza e popolare.

Gli storici dell’arte contemporanei hanno rivisto le valutazioni degli storici del passato che sono state considerate valide per tutto il Novecento. Secondo lo storico Luigi Spezzaferro nel 2001 la prima versione del San Matteo e l’Angelo di Caravaggio fu collocata nella Cappella Contarelli in attesa della fine dei lavori. Giovanni Baglione probabilmente si espresse in termini negativi a causa di contrasti con Caravaggio. Giovanni Pietro Bellori era segretario dell’Accademia di San Luca e quindi promotore di una idea estetica lontana dal naturalismo dell’artista.

L’artista e la società. La storia dell’opera San Matteo e l’angelo di Caravaggio

Caravaggio dipinse San Matteo e l’angelo nel 1602. L’artista inoltre realizzò due versioni dell’opera. Vincenzo Giustiniani fu il proprietario della prima versione che finì nei Musei di Berlino nel 1815. Purtroppo verso la fine della seconda guerra mondiale fu distrutta dall’incendio della Flakturm Friedrichshain.

Il cardinale Matteo Contarelli probabilmente decise verso il 1560 di collocare all’interno della cappella una pala d’altare raffigurante San Matteo e l’angelo. Il cardinal indicò nel suo testamento le precise dimensioni della pala e indicò come rappresentare la scena. “San Matteo in sedia con un libro o, volume, come meglio parera, nel quale mostri o di scrivere o voler scrivere il vangelio et a canto a lui l’angelo in piedi maggior del naturale in atto che paia di ragionare o in altra attitudine“. Inizialmente incaricò Girolamo Muziano che però non cominciò i lavori. Il Cavalier d’Arpino assunse quindi l’incarico realizzando però solamente gli affreschi della volta. Padre Berengherio Gessi, rappresentante della Fabbrica di San Pietro si occupò poi di trovare un altro esecutore. Con la probabile mediazione del cardinale Francesco Maria del Monte, Caravaggio ottenne così l’incarico.

Consulta anche l’articolo intitolato: I libri utili alla lettura dell’opera d’arte.

Consulta anche l’articolo intitolato: La scheda per l’analisi dell’opera d’arte.

Lo stile di San Matteo e l’angelo di Caravaggio

San Matteo rivela una concezione naturalistica del personaggio come avviene nelle opere mature di Caravaggio. Infatti l’artista fu promotore di una pittura che metteva in risalto le imperfezioni formali rappresentate dalla raffigurazione di particolari anatomici irregolari e segni di invecchiamento. Inoltre anche le posizioni assunte dai personaggi risultano poco aggraziate e concepite per rivelare la natura popolare dei suoi modelli.

La tecnica

San Matteo e l’angelo è un dipinto realizzato con velature di colore ad olio su una tela di 295 cm di altezza e 195 cm di larghezza.

Il colore e l’illuminazione

Il fondo del dipinto è molto scuro come le altre opere di Caravaggio del suo periodo definito Tenebrismo. Per questo le figure sono poste molto in evidenza. In basso spicca la figura di San Matteo che indossa abiti rossi e arancio. In alto invece l’angelo è avvolto da veli bianchi e presenta una carnagione rosata. La scena è caratterizzata da un forte contrasto di luci che sottolinea i volumi e crea un effetto scenografico. I toni dell’immagine sono caldi. La luce proviene dall’alto e illumina i due personaggi in modo radente.

Lo spazio

Le due figure di San Matteo e l’angelo si trovano in primo piano. In basso il Santo occupa lo spazio umano mentre l’angelo definisce lo spazio divino che pare continuare oltre il bordo superiore. Non sono visibili particolari nello sfondo e la scena assume una forte evidenza teatrale. Inoltre la base inferiore orizzontale che sostiene San Matteo assume l’aspetto di un palcoscenico. Il punto di vista con il quale è stata dipinta la scena è basso, a livello del piano dello scrittoio. Tale prospettiva offre una dimensione monumentale alle figure. Infine il lembo della veste che cade oltre il palco, invade lo spazio dello spettatore creando un collegamento tra scena e osservatore.

La composizione e l’inquadratura

San Matteo e l’angelo è un dipinto di forma rettangolare e sviluppo verticale. L’inquadratura lascia un ampio spazio scuro a destra mentre la figura del Santo si trova a sinistra. L’angelo invece occupa una fascia limitata nella parte superiore dell’opera. San Matteo è collocato sulla diagonale che sale da destra in basso. Invece una mezza circonferenza circoscrive la figura dell’angelo.

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Bibliografia

  • Gianni Papi, Caravaggio, Giunti Editore, Collana: Dossier d’art, 2016; 2017, EAN: 9788809994270
  • M. C. Terzaghi, Caravaggio Napoli. Catalogo della mostra (Roma, 12 aprile-14 luglio 2019), 2019, M. C. Terzaghi Editore: Mondadori Electa, EAN: 9788891824004

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La data dell’ultimo aggiornamento della scheda è: 4 febbraio 2021.

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