Scene di caccia della Tomba di Nakht è una pittura murale egizia che testimonia la vita quotidiana dello scriba e della sua famiglia.
Scene di caccia della Tomba di Nakht, 1550 – 1291 a.C., pittura murale. Luxor, Tomba di Nakht
Indice
Descrizione del dipinto Scene di caccia della Tomba di Nakht
Nell’immagine sono rappresentate molte scene di vita quotidiana. I contadini egizi sono infatti impegnati nella raccolta dell’uva e nella sua pigiatura al centro della fascia centrale.
Interpretazioni e simbologia del dipinto Scene di caccia della Tomba di Nakht
Le immagini egizie sono piene di particolari e rappresentano, spesso, come in questo dipinto, scene della vita quotidiana del defunto. La scena descrive lo scriba intento a cacciare e a pescare con la sua famiglia.
I personaggi più importanti come il faraone e i dignitari sono più grandi degli altri. Questo simbolismo si chiama prospettiva gerarchica.
Infine le figure sono spesso accompagnate o descritte con geroglifici e ogni personaggio ha con se degli attributi simbolici che ne identificano il ruolo.
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La Tomba di Nakht nella quale sono dipinte queste scene di caccia si trova a Luxor, in Egitto.
La storia dell’opera Scene di caccia della Tomba di Nakht
Questo dipinto risale al 1550–1291 a.C.e fu quindi realizzato durante il Nuovo Regno.
Consulta anche l’articolo intitolato: I libri utili alla lettura dell’opera d’arte.
Consulta anche l’articolo intitolato: La scheda per l’analisi dell’opera d’arte.
Lo stile dell’opera Scene di caccia della Tomba di Nakht
Le figure sono, sempre, disegnate di profilo tranne le spalle e gli occhi che sono frontali. Questa tecnica, innaturale e simbolica, permetteva di rappresentare ogni parte del corpo nella sua prospettiva più riconoscibile. Così, anche gli animali sono sempre rappresentati di profilo.
Gli oggetti della vita quotidiana sono dipinti con vivacità. Si possono infatti ammirare animali come pesci e attività agricole. La descrizione della natura ha un intento naturalistico sebbene manchi il chiaroscuro e le forme siano bidimensionali.
La tecnica
Il dipinto fu realizzato direttamente sull’intonaco delle pareti. Le immagini poi sono in leggero rilievo per metterne in evidenza i contorni in presenza di una illuminazione radente. In questo modo i contorni vengono sottolineati e le figure acquistano un minimo spessore che le stacca dallo sfondo.
Il colore e l’illuminazione
I colori sono quelli tipici delle pitture egizie e ben codificati. Le figure femminili sono raffigurate con il colore della pelle più chiaro rispetto ai maschi. Predomina infatti l’incarnato di colore ocra scuro che caratterizza la pelle delle figure maschili. Inoltre gran parte della fascia superiore è occupata dal verde che colora la vegetazione palustre. Il blu scuro poi indica l’acqua che scorre simbolicamente in basso. Infine, il bianco oltre a rappresentare lo sfondo bidimensionale della scena, colora il tessuto degli abiti.
In questa pittura murale non è ancora possibile parlare di illuminazione. Infatti la rappresentazione di un ambiente illuminato prevede accorgimenti pittorici quali il chiaroscuro. Inoltre nelle scene non compare una fonte luminosa nemmeno in quanto elemento simbolico.
Lo spazio
Lo spazio pittorico rappresentato nel dipinto non presenta una concezione prospettica geometrica. Infatti, come in gran parte della pittura egizia dell’antichità le figure non sono organizzate all’interno di una scatola prospettiva tridimensionale. Piuttosto i personaggi dipinti sono disposti sullo stesso piano bidimensionale e la minima profondità dello spazio è resa sovrapponendo le figure e utilizzando la prospettiva di sovrapposizione.
L’artista egiziano prese quindi i considerazione la superficie bidimensionale della parete organizzando ortogonalmente le figure su di essa. Infatti lo sfondo diventa anche superficie di scrittura che espone le parti scritte in geroglifico. La concezione paratattica dello spazio si evidenzia bene nel gruppo di volatili dipinti nella fascia alta. Gli uccelli infatti sono rappresentati, fermi o in volo, accostati e non sovrapposti.
La prospettiva gerarchica è poi un elemento fondamentale per comprendere l’organizzazione dello spazio pittorico in questa pittura. Infatti le dimensioni delle figure dei personaggi rispecchiano la loro importanza sociale e non la distanza dal primo piano.
La composizione e l’inquadratura
Il dipinto è costruito sovrapponendo orizzontalmente le scene del racconto su tre fasce.
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Bibliografia
- La statua di Ramesse II, Museo Egizio di Torino
- Natale Barca, Sovrani predinastici egizi, Ananke, Collana: Seshat, 2005, 9788873251330
- Edda Bresciani, Grande enciclopedia illustrata dell’antico Egitto, Novara, De Agostini, 2005, ISBN 8841820055
- Alice Cartocci, Gloria Rosati, L’arte egizia, Firenze, Giunti Editrice S.p.A., 2008, ISBN 9788809061804
- Giovanna Magi, Luxor, Karnak, la valle dei Re, Bonechi Collana: Arte e storia, 2014, EAN: 9788847605015
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La data dell’ultimo aggiornamento della scheda è: 19 ottobre 2021.
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