Bagno penale a Portoferraio di Telemaco Signorini

Il pittore Telemaco Signorini, attento alla componente sociale del suo territorio, descrive la realtà della colonia penale di Portoferraio. Bagno Penale a Portoferraio documenta una visita ufficiale delle autorità all’interno della prigione.

Telemaco Signorini, Bagno penale a Portoferraio, 1888 – 1894, olio su tela, 58 x 81 cm, Firenze, Palazzo Pitti, Galleria d’Arte Moderna

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Indice

Descrizione di Bagno penale a Portoferraio di Telemaco Signorini

Le autorità del neonato Regno d’Italia visitano la colonia penale di Portoferraio. I detenuti indossano le divise composte da un’ampia casacca e un paio di pantaloni dello stesso tessuto. Gli uomini, in catene, hanno un’espressione compassata e abbattuta, mentre i due funzionari, scortati dagli agenti di polizia, avanzano nel corridoio. Signorini ha disposto i detenuti in due file parallele, allineate lungo i muri perimetrali. I detenuti sono affiancati, con le braccia abbandonate lungo i fianchi e i volti abbassati. Alcuni di loro guardano curiosi e, forse, preoccupati, verso i funzionari che passano in rassegna le due file.

L’ambiente è umido, rovinato e spoglio e le pareti sono prive di intonaco. Al fondo del lungo corridoio si apre una finestra con sbarre verticali tra le quali filtra una luce bianca che illumina debolmente l’interno. Il pavimento è lastricato di mattonelle rettangolari disposte a formare un disegno regolare. Secondo alcune fonti nel dipinto si trova anche il famoso brigante Carmine Crocco rappresentato nella figura del primo detenuto di destra.

Anche Vincent van Gogh rappresentò un momento di vita detentiva nel suo celebre dipinto la Ronda dei carcerati.

Interpretazioni e simbologia di Bagno penale a Portoferraio di Telemaco Signorini

Carmine Crocco è considerato un personaggio di spicco dell’epoca Risorgimentale italiana. Nacque a Rionero in Vulture il 5 giugno del 1830 e fu a capo di bande di briganti della zona e di altre dell’Irpinia e della Capitanata. Prestò servizio nell’esercito borbonico, quindi disertò e combatté per Garibaldi. Passò, poi, nella rivendicazione borbonica e, infine, condusse una guerra personale contro i Savoia.

Crocco fu a capo di un esercito di duemila uomini e il suo successo fu determinato dalla formazione militare grazie alla quale seppe tenere testa alle truppe sabaude. Fu, quindi, arrestato nel 1864 e destinato a morte. In seguito, la sua condanna fu commutata in ergastolo da scontare presso la colonia penale di Portoferraio. Morì in detenzione il 18 giugno 1905. Fu autore di un libro di memorie molto letto e studiato in ambito storico e sociologico.

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