Stipo antropomorfo (Le cabinet anthropomorphique) di Salvador Dalí

Lo Stipo antropomorfo di Salvador Dalí, conosciuto come Le cabinet anthropomorphique, è un’opera ispirata dalle teorie di Sigmund Freud.

Salvador Dalí, Le cabinet anthropomorphique (Stipo antropomorfo), 1936, olio su pannello di legno, 25,4 x 44,2 cm. Düsseldorf, Kunstsammlung Nordrhein-Westfalen

Indice

Descrizione di Stipo antropomorfo (Le cabinet anthropomorphique) di Salvador Dalí

La figura è seduta sulla pavimentazione con le gambe distese e rivolta verso sinistra. Il volto è completamente in ombra e coperto dai capelli che scendono in avanti e cadono sui cassetti. Il torso è poi sostituito da cassetti a partire da quello molto ampio in alto. Seguono poi altri due, posti all’altezza dei capezzoli. Quindi tre sovrapposti, dei quali, quello più in basso, con un evidente serratura al centro. Gli arti sono rugosi e l’intero corpo è di colore bruno e scuro. La figura alza il braccio sinistro e lo porta avanti flettendo il dorso della mano.

Stipo antropomorfo (Le cabinet anthropomorphique) di Salvador Dalí - scultura in bronzo
Stipo antropomorfo (Le cabinet anthropomorphique) di Salvador Dalí – scultura in bronzo

La scultura in bronzo realizzata da Salvador Dalí misura 60 centimetri di larghezza e 30 cm di altezza. Secondo gli storici, Dalì, insieme a Marcel Duchamp, modificò un calco in gesso della Venere di Milo per ottenere una figura femminile sdraiata, nella quale si aprono alcuni cassetti. Anche in questo caso la testa è reclinata in avanti e coperta dai capelli.

Interpretazioni e simbologia di Stipo antropomorfo (Le cabinet anthropomorphique) di Salvador Dalí

Le cabinet anthropomorphique è il titolo originale, in francese, del dipinto di Salvador Dalí che in italiano è noto come Stipo antropomorfo. In lingua inglese, invece l’opera è intitolata The Anthropomorphic Cabinet. La traduzione italiana dell’opera è “stipo“, un termine che definisce un mobile di varia forma, solitamente in legno pregiato, destinato a contenere abiti o altri oggetti. Secondo alcuni ricercatori, Salvador Dalí dipinse le figure con cassetti su ispirazione delle figure mobili del manierista italiano Bracelli, attivo nel XVII secolo.

Salvador Dalì negli anni Trenta del Novecento si trovava a Parigi e la sua pittura dell’epoca fu fortemente influenzata dalle teorie di Sigmund Freud. Secondo le teorie del medico viennese, l’inconscio risiede in strutture mentali simili a cassetti, che l’attività dello psicanalista apre per rivelarne il contenuto. Dalí ammirava molto la ricerca di Freud e la considerava uno spartiacque tra l’uomo antico e quello moderno. La mano tesa in avanti della figura femminile rappresenta un gesto di rifiuto del mondo luminoso e borghese, che si intravede nell’angolo superiore destro.

Inoltre, sul piano personale, la figura rappresenta la condizione umana solitaria, contrapposta alla vita mondana, finta e convenzionale. Invece, i cassetti aperti rivelano il loro contenuto, alcune chiavi, strumenti necessari per raggiungere i segreti dell’inconscio. Il viso della figura è completamente in ombra e rappresenta l’impossibilità di conoscere la vera identità di un individuo dai connotati fisici. Invece, sono i cassetti che costituiscono le istanze dell’inconscio a rivelare l’essenza di una persona.

I committenti, le collezioni, la storia espositiva e la collocazione

Stipo antropomorfo (Le cabinet anthropomorphique) di Salvador Dalí si trova a Düsseldorf presso il Kunstsammlung Nordrhein-Westfalen, custodito con numero d’inventario 0191. L’opera di Salvador Dalí fu presentata al pubblico da Alex, Reid & Lefevre di Londra nel 1936. Edward James lo acquistò quindi, insieme ad altre opere dall’artista, direttamente in occasione della mostra. Nel 1940, Edward James partì da Londra e, passando da Los Angeles, si trasferì in Messico.

Così nel 1948 il collezionista vendette quasi tutte le opere della sua collezione. Secondo i ricercatori, l’opera passò quindi ad un’altra collezione per tornare nuovamente alla galleria Alex, Reid & Lefevre nel 1960. Dal 1965 al 1970, Le cabinet anthropomorphique fu parte di una collezione privata, questa volta ben nota agli storici. La Kunstsammlung Nordrhein-Westfalen acquistò il dipinto di Dalí da Siegfried Adler nel 1973.

L’artista e la società. La storia dell’opera Stipo antropomorfo (Le cabinet anthropomorphique) di Salvador Dalí

Stipo antropomorfo (Le cabinet anthropomorphique) di Salvador Dalí è un dipinto del 1936, realizzato quando l’artista aveva circa 32 anni. Salvador Dalí nacque infatti a Figueres nel 1904 e morì nella stessa località della Spagna nel 1989. Salvador Dalí firmò il suo dipinto con la scritta: “Gala Salvador Dali 1936“. Dalí realizzò anche uno studio a matita sulla base del quale realizzò il dipinto e, nel 1979 una scultura.

L’artista catalano disegnò più volte questo soggetto con leggere varianti fino ad ottenere il dipinto nel 1936. Nel caso di quest’opera di Dalì, assume un particolare significato Londra come sede della prima esposizione e dell’incontro, due anni dopo, di Dalì con Sigmund Freud. L’incontro con le teorie freudiane, spinse Dalì a prendere le distanze dal Surrealismo di André Breton. Questo scisma provocò anche profondi conflitti tra l’artista e il gruppo originario, anche a causa del carattere forte di Dalì, che rivendicò la propria autonomia e teorizzò il metodo paranoico-critico.

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Lo stile di Stipo antropomorfo (Le cabinet anthropomorphique) di Salvador Dalí

Salvador Dalí fu l’artefice di una pittura iper-realistica e surreale, che porta avanti gli insegnamenti tecnici dei maestri del Rinascimento e una grande attenzione per il disegno. Nel dipinto in questione non è particolarmente evidente la capacità di Dalí di modellare anatomie classiche o figure di animali, come invece si può ammirare in Sogno causato dal volo di un’ape. Infatti, la figura con cassetti è parzialmente deforme e anche gli arti sono grumosi e la pelle ricorda materiali sintetici. In ogni caso, emerge il virtuosismo del pittore e la sua capacità di utilizzare il chiaroscuro classico per ottenere effetti di grande realismo e, a volte, trompe-l’oeil misteriosi e allucinatori.

La tecnica di Stipo antropomorfo (Le cabinet anthropomorphique) di Salvador Dalí

Salvador Dalí dipinse Stipo antropomorfo (Le cabinet anthropomorphique) utilizzando velature di colore ad olio stese su un pannello di legno di 25,3 centimetri di altezza e 43,9 di larghezza.

Il colore e l’illuminazione

Il colore che predomina nell’opera è il bruno scuro che occupa tutto l’ambiente, nel quale è distesa la figura con cassettti. Solamente, in alto a destra, è visibile un piccolo brano di esterno nel quale, comunque, sono evidenti colori fortemente schiariti e tendenti al grigio. Le parti in luce sono caratterizzate da un colore ocra tendente al giallo. Nel dipinto sono presenti due scene, una in primo piano, rappresentata dallo spazio chiuso, nella quale prevale un’illuminazione concentrata sulla figura e proveniente da destra. Una seconda, la piccola scena in esterno è illuminata dalla luce del sole e le sagome, in controluce, dei passanti.

Lo spazio

Lo spazio chiuso entro il quale è distesa la figura a cassetti è indefinito e di natura concettuale. Infatti, a causa della pesante ombra che lo oscura, non è possibile cogliere elementi architettonici attraverso i quali definire spigoli, e pareti. Si coglie solamente una parte di ingresso, in alto a destra, che porta all’ambiente esterno nel quale si vedono facciate di edifici e figure umane in controluce. La figura si staglia contro uno sfondo uniforme che appiattisce lo spazio sul primo piano, e lascia immaginare la sua profondità. Infine, l’occhio è attirato sul fondo dallo sfondamento prospettico delle facciate che si intravedono oltre il buio. Come in altri dipinti di Salvador Dalí, dedicati all’interpretazione psicoanalitica, il forte contrasto tra l’interno oscuro, nascosto e deserto e l’esterno, illuminato, accessibile e popolato, rivela il funzionamento della mente umana secondo Sigmund Freud.

La composizione e l’inquadratura

Il dipinto è di forma rettangolare e sviluppo orizzontale che mette in ulteriore evidenza la figura principale. Il suo corpo crea, inoltre, un’ampia parentesi che si apre verso sinistra e, termina in alto, con l’angolo a novanta gradi formato dalle braccia: quella destra in posizione verticale, a sorreggere il busto, e quella sinistra alzata in posizione orizzontale. Di particolare interesse è poi l’incrocio delle gambe che arricchisce la composizione del corpo in basso. Infine, in alto, a destra, si forma un rettangolo chiaro, nettamente definito, grazie all’intensa illuminazione dell’esterno.

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Bibliografia

  • Carolina Brook, Dalí, Giunti Editore, Collana: Dossier d’art Anno edizione: 2000;2002, EAN: 9788809016071
  • Marco di Capua, Salvador Dalí – la vita e l’opera, Mondadori, 2002
  • Fiorella Nicosia, Dalí, Giunti Editore, Collana: Vita d’artista, 2010, EAN: 9788809052956
  • Salvador Dalí, Les dîners de Gala. Cene di Gala. Il ricettario surrealista di Salvador Dalí, Taschen, Collana: Varia, 2016, EAN: 9783836539753
  • Salvador Dalí, I cornuti della vecchia arte moderna, Abscondita, Collana: Miniature, 2008; 2017, EAN: 9788884166166
  • Salvador Dalí, 50 segreti magici per dipingere, Abscondita, Collana: Carte d’artisti, 2018, EAN: 9788884167279
  • Salvador Dalí, Il mito tragico dell’Angelus di Millet, Abscondita, Collana: Carte d’artisti, 2019, EAN: 9788884167903
  • Salvador Dalí, La mia vita segreta, Abscondita, Collana: Carte d’artisti, 2020, EAN: 9788884168580

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La data dell’ultimo aggiornamento della scheda è: 6 marzo 2025.

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Consulta la pagina dedicata all’opera di Salvador Dalí, Le cabinet anthropomorphique (Stipo antropomorfo), sul sito del Kunstsammlung Nordrhein-Westfalen di Düsseldorf.

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