Ambasciatori della fame di Giuseppe Pellizza da Volpedo è uno degli studi realizzati dall’artista e sviluppati in seguito nel celebre dipinto Quarto Stato.
Giuseppe Pellizza da Volpedo, Ambasciatori della fame, 1892, olio su tela, 51,5 x 73 cm. Collezione privata
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Indice
Descrizione di Ambasciatori della fame di Giuseppe Pellizza da Volpedo
Tre operai avanzano veloci e decisi verso il fronte del dipinto. Indossano abiti poveri e da lavoro. L’uomo in posizione centrale sembra capeggiare la manifestazione mentre gli altri due lo affiancano. Sul fondo, tra le case, avanza una folla di popolo. In primo piano una grande ombra si proietta al suolo, parallela al bordo inferiore. Oltre le abitazioni sono visibili alcuni alberi e il cielo.
Interpretazioni e simbologia di Ambasciatori della fame di Giuseppe Pellizza da Volpedo
Secondo gli storici, Giuseppe Pellizza da Volpedo fu spinto a progettare il dipinto dopo aver assistito ad una protesta di lavoratori nella piazza Malaspina a Volpedo. Infatti, annotò nel diario alcune considerazioni sull’emergenza sociale creata dalle difficili condizioni degli operai.
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L’artista e la società. La storia dell’opera
Sul dipinto non è riportata alcuna indicazione circa il periodo di realizzazione. La sua datazione, quindi, si basa su documenti storici. Ambasciatori della fame, però, è firmato in basso a destra. Del dipinto esiste una seconda versione. Entrambe sono proprietà di collezioni private. I due studi, del 1891 e del 1892 saranno sviluppati poi in Fiumana e, infine, in Quarto Stato. Il terzo lavoro, del 1895, su cartoncino a carboncino, rappresenta una ulteriore evoluzione.
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Lo stile e la tecnica del dipinto Ambasciatori della fame di Giuseppe Pellizza da Volpedo
Ambasciatori della pace è uno studio ad impasto con colori ad olio. Fu concepito con l’intento di rappresentare in modo realistico un gruppo di lavoratori nella piazza di Volpedo. Giuseppe Pellizza da Volpedo aderirà alle esperienze divisioniste consacrate con la mostra di Milano del 1891. Altri esponenti del Divisionismo italiano furono Giovanni Segantini, Angelo Morbelli, Longoni e Gaetano Previati.
Il colore e l’illuminazione
Lo studio intitolato Ambasciatori della pace presenta una tonalità calda. Infatti, sono prevalenti gli ocra e i bruni. Le due figure in primo piano, in centro e a destra, sono dipinte con forti contrasti di luminosità. Inoltre, tali contrasti sono evidenti tra il suolo illuminato e la fascia d’ombra. La luce esterna è quasi accecante e colpisce impietosa i lavoratori.
Lo spazio
In primo piano avanzano tre figure di operai. Sullo sfondo, sullo stesso piano si colloca su un fronte unico, la folla dei lavoratori. Giuseppe Pelliza da Volpedo suggerì la profondità della scena grazie alle maggiori dimensioni dei lavoratori rispetto a quelle della folla sul fondo. Usò anche altri indicatori spaziali quali i colori meno saturi in lontananza, forme indefinite, figure meno dettagliate e luci poco contrastate. Il punto di vista è alto e permette di osservare la folla in lontananza.
La composizione e l’inquadratura
Il dipinto intitolato Ambasciatori della fame è di forma rettangolare e di orientamento orizzontale. Tale inquadratura è utile per rappresentare la larghezza della piazza e l’estensione della folla che la traversa. Poco più della metà inferiore del dipinto è occupata dal suolo. Invece, la metà superiore è dedicata alla folla e alle abitazioni. Inoltre, circa un quarto dell’altezza, in basso, è coperta da una fascia d’ombra che corre parallela al bordo inferiore. La struttura compositiva si basa su linee ortogonali. Le linee orizzontali sono create dal paesaggio, quelle verticali dai personaggi e dalle architetture.
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