Ne Il carnevale di Arlecchino di Joan Mirò alcune figure ibride e antropomorfe danzano al ritmo della musica intorno ad un Arlecchino surrealista.
Joan Mirò, Il carnevale di Arlecchino (Carnaval d’Arlequin), 1924-1925, olio su tela, 66 x 93 cm. Buffalo, Albright-Knox Art Gallery
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Indice
Descrizione de Il carnevale di Arlecchino di Joan Mirò
Al centro della tela, una figura fantastica indossa una maschera colorata per metà di rosso e per metà di blu. Il dipinto è animato da molte figure ibride festanti metà umane e metà animali. Alcuni oggetti poi sono antropomorfizzati, cioè possiedono parti anatomiche umane come la scala con un occhio e orecchie. Le forme animate ballano e si divertono al ritmo della musica che sembra diffondersi nel loro spazio fantastico.
Interpretazioni e simbologia de Il carnevale di Arlecchino di Joan Mirò
Joan Miró realizzò una serie di dipinti ispirati ai colori e ai paesaggi della nativa Catalogna in Spagna. Il Carnevale di Arlecchino appartiene a questa serie ed è il dipinto nel quale si riassumono le sperimentazioni compiute nelle altre opere del ciclo.
Gli storici pensano che il titolo del dipinto di Miró faccia riferimento al Martedì grasso. Secondo la tradizione cristiano-cattolica il Martedì grasso si celebra prima del digiuno che caratterizza la Quaresima di Pasqua nel calendario liturgico cattolico.
La figura centrale con la maschera bicolore e la tunica decorata con forme a rombo si riferisce alla maschera di Arlecchino della commedia dell’arte italiana. Il famoso personaggio dello spettacolo cerca senza successo l’amore e spesso gli artisti lo dipinsero identificandosi con le sue sfortune.
Inoltre l’Arlecchino dipinto da Miró presenta un foro nel ventre. Questo particolare allude forse alla sua condizione economica del tempo. L’artista infatti era talmente povero da non poter offrire a cena che ravanelli ad un amico. Il buco nello stomaco di Arlecchino ricorderebbe quindi la sensazione di fame provata da Miró. Il tono della scena però sembra felice. Le figure sono allegre e non esprimono sofferenza o depressione.
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I committenti, le collezioni, la storia espositiva e la collocazione
Il carnevale di Arlecchino di Joan Mirò è conservato presso la Albright-Knox Art Gallery di Buffalo negli Stati Uniti d’America.
L’opera passò nel novembre 1925 alla collezione M. P. E. di Parigi, forse di proprietà dello scrittore Paul Eluard. André Breton la inserì poi nella sua collezione a Parigi nel 1926. Entro giugno 1929 si trovò presso la collezione René Gaffé che vendette il dipinti alla Zwemmer Gallery nel luglio del 1936. Mr. e Mrs. Jonathan Griffin acquistarono poi Il carnevale di Arlecchino il 22 luglio 1936. Douglas Cooper proprietario della The Mayor Gallery di Londra lo acquistò attraverso la Zwemmer Gallery nel 1937. La galleria Pierre Matisse ne fu quindi proprietaria dal 5 marzo 1937. Infine l’Albright Art Gallery la acquistò il 9 marzo 1940.
L’artista e la società. La storia dell’opera Il carnevale di Arlecchino di Joan Mirò
L’opera risale agli anni 1924 o 1925. Secondo gli storici dell’arte Miró decise di interpretare un Arlecchino dopo aver visto le opere di Pablo Picasso. Inoltre al tempo l’artista versava in cattive condizioni economiche e quando tornava a casa disegnava compulsivamente e in trance le figure che saranno poi riprodotte sulla tela.
Consulta anche l’articolo intitolato: I libri utili alla lettura dell’opera d’arte.
Consulta anche l’articolo intitolato: La scheda per l’analisi dell’opera d’arte.
Lo stile de Il carnevale di Arlecchino di Joan Mirò
Joan Mirò aderì al Surrealismo con le sue composizioni oniriche animate da esseri ibridi e surreali. Infatti le sue opere raffigurano universi fantastici composti da segni animati che mimano le attività umane.
Le forme sono spesso bidimensionali o poco chiaroscurate e sono definite da campiture di colori brillanti.
La tecnica
Il carnevale di Arlecchino è un dipinto realizzato con colori ad olio su una tela di 66 cm di altezza e 93 cm di altezza.
Il colore e l’illuminazione
L’ambiente che ospita la scena surreale composta da Mirò è di colore grigio chiaro nella metà superiore. Invece nella metà inferiore, il suolo è di colore ocra rossa dalla tonalità chiara. I segni animati e gli esseri ibridi invece sono evidenziati da colori brillanti e saturi. Spiccano infatti quelli di un intenso azzurro, rosso e giallo. Solo alcuni dettagli sono colorati in verde scuro. Altre parti poi emergono per contrasto con lo sfondo perché di colore bianco o grigio molto chiaro.
L’illuminazione non riproduce una situazione reale. Infatti Mirò non inserì una fonte di illuminazione naturale o artificiale. Le figure sono colorate infatti con colori privi di chiaroscuro se non in alcuni casi come il dado giallo, il cilindro a sinistra e la sfera sulla scala.
Lo spazio
La scena è ospitata da uno spazio che presenta un accenno di prospettiva e che quindi acquista profondità. Infatti si può verificare nella fuga della scala a sinistra e nel piano interrotto dal bordo di destra. Infine la linea che separa le due metà del dipinto suggerisce l’incontro tra il pavimento e la parete frontale nella quale si apre la piccola finestra.
La composizione e l’inquadratura
Il carnevale di Arlecchino di Joan Mirò è di forma rettangolare con sviluppo orizzontale ma vicino alla proporzione di un quadrato.
Le due figure serpeggianti che si incrociano in centro stabilizzano la composizione animata dai segni distribuiti sulla superficie della tela. I colori, le dimensioni delle figure e il loro peso visivo concorrono infine a equilibrare la composizione.
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Bibliografia
- Joan Miró, Lavoro come un giardiniere e altri scritti, Abscondita, Collana: Carte d’artisti, 2016, EAN: 9788884165848
- Michele Dantini, Miró, Giunti Editore, Collana: Dossier d’art, 2017, EAN: 9788809991965
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La data dell’ultimo aggiornamento della scheda è: 17 febbraio 2021.
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Consulta la pagina dedicata al dipinto di Joan Mirò, Il carnevale di Arlecchino, sul sito della Albright-Knox Art di Buffalo.
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