Osservazione del paesaggio urbano

Educare all’Osservazione del paesaggio urbano. Guardare la città e il centro abitato con sguardo critico e analitico.

Pagina aggiornata il: 3 novembre 2023. Torna a visitarci e troverai nuovi contenuti.

Educare al paesaggio significa educare alla cittadinanza e alla democrazia.” (A. Cagnato, 2018).

In un epoca di grandi trasformazioni tecnologiche e di massicci interventi sul territorio occorre riflettere sul rapposto tra noi umani e l’ambiente che ci ospita. Le attività umane stanno trasformando su grande scala anche l’aspetto dei paesaggi naturali. Basti pensare alla grande isola galleggiante di plastica presente nell’Oceano Pacifico, visibile anche dallo spazio. Si pensi alla massiccia deforestazione, alle nuove tecnologie di produzione energetica che invadono ampi territori, pale eoliche e pannelli fotovoltaici. Il paesaggio urbano, in quanto esempio estremo della modellazione umana è un grande laboratorio all’aperto e accessibile alle attività scolastiche. L’osservazione del paesaggio urbano si propone quindi come un’attività trasversale e facilmente accessibile con la quale riflettere sul passato, sul presente e pensare il nostro futuro.

Osservazione del paesaggio urbano. Concetto di paesaggio nelle arti figurative

Il concetto di paesaggio, nella cultura occidentale, deriva in particolare dall’evoluzione delle arti figurative. Il dipinto di paesaggio è un genere artistico che propone immagini di ambienti naturali, immaginati o ritratti dal vero. Per molto tempo, a partire dalle culture antiche, l’ambiente naturale fu limitato a qualche citazione sullo sfondo delle scene di figura. Nella cultura figurativa di Roma antica invece, la natura era utilizzata come fonte di ispirazione creativa per decorare pareti ad imitazione di giardini fioriti.

Nella pittura occidentale, di tradizione religiosa, il paesaggio inizia ad avere una certa dignità di rappresentazione con i dipinti di Giotto. Gli studiosi indicano come fondamentale per la nascita della pittura di paesaggio la Predica agli uccelli di Giotto che fa parte delle Storie di San Francesco dipinte nella basilica superiore di Assisi. Il Santo è infatti immerso in un paesaggio naturale che occupa gran parte della scena dipinta ed è caratterizzato da particolari naturlistici. Nasce così l’idea di osservare la natura e rappresentarla con realismo, abbandonando i modelli iconografici della tradizione.

La nascita della pittura di paesaggio

Nel Rinascimento, in seguito al rifiorire delle arti, il paesaggio assume maggiore autonomia. Leonardo da Vinci si fa promotore di studi sulla rappresentazione degli ambienti naturali ed elabora la prospettiva aerea con la quale rappresentare le profondità cromatiche di un paesaggio. Del 1473 è il suo Paesaggio con fiume. Oltralpe, Albrecht Dürer, realizza studi dal vero di particolari naturali come la celebre Grande zolla del 1503 che si trova a Vienna presso la Graphische Sammlung Albertina. Suo è anche il Il mulino del 1489. Il paesaggio è poi un genere molto diffuso nella pittura fiamminga e apprezzato dai ricchi committenti del nord Europa. Pieter Bruegel il Vecchio, fu un importante esponente della Scuola Danubiana con opere di genere e morali.

Nel Seicento, proprio in ambito nordico il paesaggio conquista le abitazioni dei ricchi borghesi anche a causa del calo della committenza religiosa dovuta alla diffusione della religione protestante. Da questo momento gli artisti iniziano a considerare il paesaggio come un genere a se stante e si formano importanti scuole di paesaggismo che vedranno il loro culmine evolutivo nell’Impressionismo di fine Ottocento.

Nel Novecento il paesaggio diventa poi oggetto di azioni performative, di land art. Gli artisti misurano il paesaggio, lo reinterpretano, intervengono su di esso con installazioni effimere come l’artista bulgaro Christo e la moglie Jeanne-Claude. La performer francese Orlan, negli anni Settanta del Novecento misurava le piazze striciando sulla pavimentazione. Nuove generazioni di videomakers interpretano ora il paesaggio con le loro narrazioni.

Il paesaggio artistico inteso come interpretazione personale dell’artista

Lo storico dell’arte Ernst Gombrich definì il genere del paesaggio nel suo testo fondamentale The Story of Art del 1950. La teoria di Gombrich parte dalle sue conoscenze di psicologia sperimentale e di questioni della percezione visiva. Secondo lo studioso la tradizione figurativa, in questo caso del paesaggio, condiziona lo sguardo di tutti noi e degli artisti futuri. In Art and Illusion. A Study in the Psychology of Pictorial Representation, del 1960, svolge uno studio sull’interpretazione del dato naturale. Nelle prime pagine del saggio intitolato Verità e formula stereotipa, espone una cronaca degli anni intorno al 1820 dell’illustratore tedesco Ludwig Richter.

Nei dintorni di Tivoli, nei pressi di Roma, si trovarono a dipingere insieme un gruppo di studenti tedeschi e un gruppo di studenti francesi. I giovani artisti francesi utilizzarono grossi pennelli procedendo con pennellate veloci. I giovani tedeschi, invece, utilizzarono piccoli pennelli appuntiti e adottarono uno stile meticoloso e lento nel tentativo di riprodurre fedelmente la natura. A fine giornata, con grande sorpresa, Richter verificò che i paesaggi dei giovani erano molto differenti, tanto da non sembrare raffigurazioni dello stesso luogo.

Osservazione del paesaggio urbano. Gli artisti dipingono la loro interpretazione del paesaggio

Gombrich osserva nel suo studio che queste differenze sono sicuramente da spiegare con la personalità dell’autore e la sua formazione. Però, da esperto di psicologia e di percezione visiva lo studioso tenta un’ulteriore spiegazione. Gombrich tornando al racconto di Richter sottolinea che gli artisti, anche i tedeschi, convinti di riprodutte il dato oggettivo, furono condizionati dallo stile. Per analizzare questa ipotesi occorre considerare una frase dello studioso: L’artista evidentemente può rendere solo ciò che gli strumenti e i materiali usati gli consentono di rendere, e in ciò la tecnica limita la sua libertà di scelta. Un artista che ritrae il paesaggio con la matita selezionerà gli elementi lineari mantre quello che utilizza i pennelli si concentrerà sui rapporti tra masse di colore.

Osservazione del paesaggio urbano. Vediamo ciò che conosciamo

L’oggettività nella rappresentazione di un paesaggio da parte di un artista sembra quindi essere una pura utopia. A parte gli artisti di pensiero positivista ottocentesco o gli illustratori del tempo, il fine di un’opera di paesaggio è però quella dell’originalità interpretativa. Quindi forse il dato oggettivo risiede nell’immagine fotografica, filmica o, come propone Gombrich, sulla retina dell’osservatore? La risposta è ovviamente no. Infatti il media fotografico e quello filmico presentano anch’essi i limiti imposti dalla materia, anche nel caso della produzione digitale. Inoltre, non è facile verificare ciò che si imprime sulla retina dell’osservatore.

L’idea di Gombrich è che l’artista non parta mai dalla sua rappresentazione visiva retinica, ma dalla sua idea o concetto di paesaggio o veduta urbana. Quindi l’artista e l’individuo osserveranno ciò che risecono a far passare dalle maglie del loro modello culturale. Se questo modello è molto dettagliato produrranno un’immagine piena di particolari. Al contrario il paesaggio sarà più o meno sintetico e stilizzato.

Osservazione del paesaggio urbano. L’osservazione interpretativa

Quindi la rappresentazione di un paesaggio è sicuramente un’attività intepretativa che dipende dal momento, dalle inclinazioni personali, dal vissuto e dalla cultura che ci ha formati. Allo stesso modo l’osservazione di un paesaggio è un’attività emotiva, condizionata da tutte le componenti personali e dalle condizioni del momento. Ognuno posto di fronte ad una veduta urbana o un paesaggio naturale tenderà a circoscrivere un angolo che corrisponde alla propria cultura e risponde alla propria sfera emotiva. Per cultura figurativa si intendono non solo le opere di paesaggisti ma anche cinema, fotografia, media televisivi e digitali. A tutto questo si deve aggiungere anche la tradizione figurativa familiare e quella formativa scolastica.

Educare all’osservazione del paesaggio urbano

Un individuo, giovane o adulto, alla richiesta di osservare e riprodurre la porzione a piacere di una piazza, applicherà un format già noto e a lui familiare e che considera adeguato alla consegna. Ma a questo punto occorre chiarire cosa si intende per aderente alla consegna. Intanto definiamo la consegna. L’osservazione del paesaggio urbano deve essere finalizzata a produrre una rappresentazione della piazza o a creare una mappa in pianta misurata e proporzionata? Si intende invece realizzare un set fotografico o brevi video digitali? Oppure si procede con una descrizione letteraria dello spazio osservato?

Per superare le limitazioni del mezzo, si deve spostare l’attenzione sull’esperienza da compiere invece che al prodotto elaborato. Compiendo un ribaltamento metodologico si mette al centro della consegna l’esperienza di osservazione del paesaggio urbano da compiersi appunto con ogni strumento a disposizione. Il prodotto finale sarà un diario di viaggio che registrerà l’esperienza mediata da diversi linguaggi narrativi, dal testo scritto, dallo schizzo dal vero, dal dipinto, dal reportage fotografico, dal video, dalla registrazione di suoni ambientali.

Osservazione del paesaggio urbano. Oltre i modelli culturali

Quello che si intende per educazione all’osservazione del paesaggio urbano non è quindi indirizzare lo studente verso filtri o modelli culturali in particolare. Invece, la finalità è quella di fornire una pluralità di modelli della tradizione e di invitarlo ad esplorare ulteriori format. Inoltre occorre rendendolo consapevole del processo e coinvolgerlo nella sperimentazione di personali approcci all’osservazione del paesaggio urbano. Infine occorre permettere allo studente di sviluppare le competenze che favoriscono una buona attività di percezione ambientale.

Osservazione del paesaggio urbano. Verso un pensiero ecologica globale

Affrontare il concetto di paesaggio in termini puramente artistici ed estetici è un forte limite alle possibilità che offre un’attività di osservazione all’aperto. Occorre quindi allargare il termine di paesaggio in termini di esperienza personale e collettiva. Il paesaggio diventa così una componente essenziale e necessaria all’esistenza di tutti noi. Possiamo infatti concepire l’attività di modellazione del territorio come una continua aspirazione dell’umanità a vivere il proprio spazio collettivo. Quindi, osservare un paesaggio urbano significa anche riflettere sul modo in cui le generazioni passate hanno costruito lo spazio antropizzato. L’ambiente testimonia le relazioni tra gli abitanti di un quartiere, del quale anche noi siamo parte. L’osservazione del paesaggio urbano si pone così come pratica olistica trasversale che coinvolge questioni di ecologia, di filosofia, di architettura, di antropologia e ovviamente di arte figurativa e scienze letterarie.

Osservazione del paesaggio urbano. Educazione ambientale

L’esperienza condotta nell’osservare un angolo urbano non rimane una questione estetica o percettiva ma offre l’opportunità di parlare di educazione ambientale. Infatti, di fronte ad un ambiente ambiente urbano degradato, un’attenta analisi del territorio può rivelare le cause del degrado. Al contrario, dopo aver apprezzato la qualità di una piazza storica e il restauro delle architetture, è obbligo chiedersi quante risorse pubbliche siano state necessarie per ottenere quel risultato. Ancora, la piacevolezza di un angolo verde di un parco cittadino può far riflettere sull’importanza di aver cura, da cittadini, del verde pubblico.

Il paesaggio come bene pubbico da tutelare

La Convenzione Europea del Paesaggio, tenuta a Firenze il 20 ottobre del 2000, ha definito il paesaggio come un bene pubblico. l’Italia ha ratificato la Convenzione con la Legge 9 gennaio 2006 n. 14. Tra le altre indicazioni, la convenzione ha stabilito il diritto delle popolazioni di godere del paesaggio e di svolgere un ruolo attivo nella sua trasformazione. Inoltre sottolinea che: “il paesaggio rappresenta un elemento chiave del benessere individuale e sociale, e che la sua salvaguardia, la sua gestione e la sua pianificazione comportano diritti e responsabilità per ciascun individuo“. Il paesaggio è quindi considerato come un importante teatro di identità e di memoria collettiva. Pensiamo alle trasformazioni avvenute con le grandi migrazioni in Italia degli anni Cinquanta e Sessanta. I paesaggi urbani delle grandi città industriali del nord hanno profondamente mutato la loro apparenza.

Il ruolo della scuola

Recependo questa indicazione viene spontaneo immaginare quindi l’importante ruolo della Scuola, soprattutto del primo ciclo, nel formare cittadini sensibili e consapevoli. Il paesaggio naturale e per sua estenzione anche il paesaggio urbano è concepito oggi come un organismo complesso. Il paesaggio ha assunto una sua identità, necessaria alla vita materiale e spirituale della persona. Per questo, i media e il legislatore si impegnano a fornire strumenti di tutela del paesaggio per prevenire attentati all’ambiente che rischiano di compromettere anche l’esistenza dell’umanità. In epoca di grandi migrazioni i paesaggi urbani saranno trasformati dall’azione di nuovi abitanti. Inoltre in casi di gravi situazioni sociali ed economiche interi quartieri sono e saranno sottoposti a grave degrado. Il paesaggio abitato muta aspetto ed evolve in relazione ai gruppi umani che lo abitano e che lo trasformano in risposta alle proprie esigenze esistenziali.

L’attività di Osservazione del paesaggio urbano

Per affrontare esempi pratici di osservazione del paesaggio urbano occorre intanto definire un concetto di base e circoscrivere un abiente. Facciamo così riferimento alla Convenzione Europea del paesaggio che nell’articolo 1 definisce il paesaggio come: “una determinata parte del territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interazioni.” Nel caso del paesaggio urbano la definizione prevede quindi che sia fortemente visibile l’azione di modellazione umana. L’ambiente è quindi un quartiere cittadino, una piazza, un parco, un paese o un borgo.

Diversamente dal concetto di panorama che prevede di circoscrivere la porzione di ambiente a soli fini estetici, quella di paesaggio prevede di considerare ogni ambiente antropizzato anche quelli degradati. Infatti l’osservazione del paesaggio urbano è il risultato di un’insieme di azioni, condotte con diversi strumenti, finalizzate a rivelare l’aspetto, la storia, le relazioni e i suoni dell’ambiente preso in esame.

Le tipologie del paesaggio urbano

Il paesaggio storico, i paesaggio e Street art, il verde urbano, gli spazi pubblici, l’archeopaesaggio, la riqualificazione spazi pubblici, il paesaggio etnico, il paesaggio dello sport.

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Arte e paesaggio

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