Adolfo Wildt la vita e le opere

Adolfo Wildt fu uno scultore italiano, attivo a Milano tra Ottocento e Novecento con opere simboliste dal modellato espressionista.

Pagina aggiornata il: 26 settembre 2021. Torna a visitarci e troverai nuovi contenuti.

Biografia di Adolfo Wildt

Nascita di Adolfo Wildt

1868. Adolfo Wildt nacque a Milano il 1º marzo 1868.

Il contesto familiare

Il padre di Adolfo, Adamo Wildt, era portinaio a Palazzo Marino.

L’adolescenza

L’artista da adolescente lavorò come garzone da un barbiere, poi da un orafo e quindi da un artigiano marmista.

La formazione di Adolfo Wildt

All’età di undici anni Wildt entrò nella bottega dello scultore Giuseppe Grandi. A partire dal 1888 lavorò poi per noti scultori lombardi quali Butti, Achille Alberti, Bezzola, Quadrelli, Argenti, Ripamonti.

Adolfo Wildt iscrisse alla Scuola Superiore d’Arte Applicata di Brera e curò attentamente la sua istruzione umanistica leggendo la Divina Commedia e la Bibbia.

I maestri

Lo scultore scapigliato Giuseppe Grandi fu il suo maestro a partire dall’età di 11 anni. Wildt dal maestro apprese il taglio monumentale e sommesso delle sculture che seppe interpretare nell’insieme e nella descrizione del dettaglio.

La carriera artistica

Dal 1900 fu impegnato all’interno di un grande laboratorio in Corso Garibaldi 97 a Milano.

Galleristi e Mecenati

L’artista lavorò quasi esclusivamente per una committenza tedesca.

La fortuna professionale e le commissioni

Wildt verso il 1912 acquistò una certa fama tra i collezionisti grazie ad alcune commesse pubbliche

Adolfo Wildt giunse al successo di pubblico all’età di 51 anni quando la Galleria Pesaro di Milano gli dedicò una personale. Negli anni del Ritorno all’ordine, Margherita Sarfatti nell’ambito del novecentismo propose Wildt nell’ampio gruppo di artisti rappresentativi dell’arte italiana nella seconda metà degli anni Venti del Novecento. I critici d’arte Raffaello Giolli e Vittorio Pica sostennero da parte loro il lavoro di Wildt che anche se in età matura l’artista riuscì a emergere come scultore isolato e fuori da movimenti ufficiali. Anche la sua situazione economica migliorò e nei primi anni Venti Wildt espose le sue opere in occasione di mostre itineranti in Italia fino al 1922.

1912. Verso il 1912 Adolfo Wildt ottenne alcune commissioni pubbliche.

L’esperienza con le mostre di Novecento Italiano di Margherita Sarfatti

1922. Nel 1922 intorno alla Galleria Pesaro di Milano nacque il gruppo Novecento. Wildt non fu tra i fondatori e non espose inizialmente con loro ma fu tra coloro che contribuirono alla ricerca guidata da Margherita Sarfatti per definire una identità artistica italiana di quegli anni. La tendenza fu quella di trovare un incontro e una sintesi tra la tradizione dell’arte italiana e le Avanguardie storiche di inizio Novecento.

La fortuna professionale di Adolfo Wildt si manifestò quando l’artista erà ormai in età matura, intorno ai 50 anni, verso gli anni Venti del Novecento. Prima di allora, infatti Wildt fu un artista isolato, poco incline a condividere il suo lavoro con altri artisti riuniti in gruppi o movimenti.

L’isolamento artistico del secondo dopoguerra

In seguito la critica del secondo dopoguerra, di orientamento progressista e di sinistra, isolò l’artista a causa della sua adesione al progetto novecentista di Margherita Sarfatti. Inoltre pesò molto negativamente il ritratto realizzato per Benito Mussolini per la Casa del Fascio di Milano. I partigiani, in seguito alla caduta del regime fascista assaltarono la sede e danneggiarono la statua trasformando il gesto in un’azione simbolica della propaganda partigiana. Già negli ultimi anni Trenta del Novecento una parte della critica definiva l’arte di Adolfo Wildt come cerebrale, caratteristica considerata non proprio positiva dalla critica schierata con il regime fascista.

Incarichi e cariche ufficiali

Wildt organizzò una propria scuola del marmo che ospitò futuri artisti riconosciuti dalla critica dell’arte quali Lucio Fontana e Fausto Melotti. La frequenza dei corsi era serale ma in seguito passarono sotto la gestione didattica dell’Accademia di Brera di Milano.

Lo stile di Adolfo Wildt

Adolfo Wildt fu un artista dallo stile autonomo e difficile da inserire nella progressione dei movimenti di fine Ottocento e inizio Novecento. Anche umanamente fu piuttosto isolato e gli studiosi nella sua opera segnalano diverse influenze. Intanto è presente un certo classicismo che deriva dalla sua attenzione verso le forme eleganti e sofisticate. Questa sua propensione poi lo portò ad abbracciare un’estetica simbolista caratterizzata da enfasi espressiva. La modellazione delle forme delle sue opere mature infine si avvicina al gusto gotico ed espressionista tipici del nord Europa. La struttura di molte sue sculture rivela un’accentuata propensione al decorativismo.

Un tratto stilistico caratterizzante tutta l’opera di Adolfo Wildt è la levigatezza delle superfici che restituisce una perfezione plastica delle forme. Le figure e i gruppi scultorei invece esprimono una forte carica drammatica, a volte emotivamente complessa. Infatti le espressioni dei personaggi rappresentati e le loro posture ricordano quelle estremizzate dell’Espressionismo.

I soggetti

I soggetti dipinti da Adolfo Wildt risentono molto delle sue letture di autori simbolisti. lo scultore realizzò esclusivamente figure umane, busti e ritratti.

I temi

Wildt scolpì opere dai temi sacri che rivelano la sua ricerca spirituale anche se lo scultore era un credente e non un cattolico praticante. Wildt professava una religione personale con la quale rielaborò l’iconografia sacra tradizionale. I personaggi sacri assumono un aspetto ascetico ed emaciato e i loro corpi si assottigliano e diventano esili e fragili.

La poetica

Lo scultore scrisse il saggio L’arte del Marmo del 1921, nel quale indicò i principi del suo linguaggio plastico.

L’evoluzione dello stile

Inizialmente le sculture di Adolfo Wildt furono ispirate ad un linguaggio romantico ottocentesco. Sul finire dell’Ottocento poi nei suoi lavori si colgono le influenze dell’Art Nouveau nello stile plastico e formale che ricorda il Gotico e i contenuti complessi di ispirazione simbolista.

Nelle opere realizzate nei primi anni Dieci del Novecento, Wildt si allontanò dalle esperienze europee delle Avanguardie. L’artista elaborò un proprio linguaggio plastico che teorizzò nel suo saggio L’arte del Marmo del 1921. In sintesi i principi adottati da Wildt sono il blocco di marmo liscio e la linea netta che definisce le forme. Questi due aspetti stilistici ricorreranno poi per tutta la carriera di Wildt.

Le opere di Wildt dal 1915 acquistarono una nuova evidenza formale. Le figure persero la carica espressiva e la modellazione anatomica si distaccò dal reale. I personaggi ritratti presentano così forme eteree, meno concrete, adatte per esprimere un’estetica più spirituale. I volumi diventano immateriali, i soggetti e i temi rappresentano concetti vicini alle teorie dello scultore e critico d’arte tedesco Adolf von Hildebrand. Secondo questo autore l’arte deve veicolare contenuti astratti e Wildt fece ricorso all’assottigliamento delle forme e alla semplificazione delle linee scultoree e a semplici simboli religiosi della tradizione cattolica.

Influenze stilistiche da altri artisti del passato

Le sue sculture furono influenzate dalla Secessione Viennese e dall’Art Nouveau.

Allievi e seguaci

Lucio Fontana e Fausto Melotti, frequentarono i corsi serali nello studio di Adolfo Wildt.

Le opere di artista nei musei del mondo

Le sculture di Adolfo Wildt sono oggi rivalutate ed esposte nelle principali sedi museali pubbliche. La Galleria d’Arte Moderna di Milano ospita alcuni marmi. Una collezione dedicata all’artista si trova poi a Forlì presso Palazzo Romagnoli grazie alla donazione del marchese Raniero Paulucci di Calboli, amico e mecenate di Wildt.

Le opere di Adolfo Wildt

Vir Temporis Acti (Uomo antico)

Vir Temporis Acti (Uomo antico) di Adolfo Wildt
Vir Temporis Acti (Uomo antico)

1914. Vir Temporis Acti (Uomo antico), 1914 (da un’opera del 1911), marmo, 56 x 40 x 39 cm. Milano, Galleria d’Arte Moderna

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Il Prigione di Adolfo Wildt

Il Prigione di Adolfo Wildt
Il Prigione

1915. Il Prigione, 1915, marmo, 70 x 57 cm. Padova, Collezione Diego Gomiero

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Il busto di Benito Mussolini di Adolfo Wildt

Il busto di Benito Mussolini di Adolfo Wildt
Il busto di Benito Mussolini

1923/post 1925-ante 1931. Il busto di Benito Mussolini, 1923/post 1925-ante 1931, fusione in bronzo, 135 x 57.5 x 90.5 cm. Milano, Galleria d’Arte moderna

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Link esterni

Consulta la pagina dedicata alla scultura di Adolfo Wildt, Il busto di Benito Mussolini, sul sito dei Beni culturali della Lombardia.

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