I corpi degli animali macellati pendono dai ganci della Bottega del Macellaio dipinta da Annibale Carracci. Il dipinto è anche detto Grande Macelleria per distinguerlo da una seconda versione conservata in un museo del Texas.
Annibale Carracci, Bottega del Macellaio o Grande Macelleria, 1585 ca., olio su tela, 190 x 271 cm. Oxford, Christ Church Gallery
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Indice
Descrizione di Bottega del Macellaio o Grande Macelleria di Annibale Carracci
All’interno di una bottega di macellaio gli uomini impiegati nel lavoro svolgono attività solite e quotidiane. In basso, un giovane sta per macellare un capretto. Un altro giovane, a destra, appende un mezzo bovino ad un gancio. Un altro, al centro, sistema la carne, già preparata sul banco. Uno di loro che indossa un grembiule bianco, infine, sorregge la stadera. Questo strumento serviva per pesare la merce. Una guardia svizzera si appoggia alla sua picca, a sinistra, in corrispondenza del bordo del dipinto. Tra il macellaio con il grembiule bianco, poi, e quello di destra compare il volto di una anziana signora. Le fette di carne sono esposte su di un piano inclinato. Infine, sul bordo pendono i costati ridotti a pezzi.
Interpretazioni e simbologia di Bottega del Macellaio o Grande Macelleria di Annibale Carracci
Annibale Carracci dipinse una seconda versione del dipinto, intitolata Piccola Macelleria e conservata presso il Kimbell Art Museum in Texas.
La rappresentazione di una macelleria, da parte di Annibale Carracci, è stata oggetto di studio da parte degli storici dell’arte. Sono da tenere presenti, in primo luogo, alcune premesse personali dell’artista. Annibale Carracci, non ambiva a promozioni sociali. Il giovane Annibale aveva, infatti, un carattere molto spartano. Questo lo portò, nei primi anni, ad avvicinarsi alla pittura di genere. Suo capolavoro riconosciuto è il Mangiafagioli, conservato presso la Galleria Colonna di Roma. Inoltre, prese spunto dalla macelleria dello zio che gli offrì, forse, materiale di studio.
Il dipinto consegna una certa dignità professionale ai personaggi. Non è così, però, nelle rappresentazioni analoghe realizzate da pittori fiamminghi. Infatti, La Macelleria dipinta da Bartolomeo Passerotti si ispira ad una versione più boccaccesca del soggetto. Infine, nella Piccola macelleria, la postura del macellaio di destra, dipinto mentre sfodera il coltello, sembra quella di un cavaliere. Questa posa conferisce alla figura del protagonista un valore eroico e monumentale.
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I committenti, le collezioni, la storia espositiva e la collocazione
Nel 1627 il dipinto intitolato Grande macelleria passò dalla famiglia Gonzaga al re Carlo I Stuart. La cessione avvenne in occasione della vendita della grande collezione di opere. Si ipotizza che, in origine, la grande tela sia stata commissionata dai Canobbi. I committenti erano, infatti, una famiglia bolognese di ricchi commercianti di carne.
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Lo stile di Bottega del Macellaio o Grande Macelleria di Annibale Carracci
Il tono della rappresentazione della Grande Macelleria è molto realistico. Infatti, allontanandosi da una tradizionale componente triviale, Annibale Carracci si concentra sul realismo dei gesti. Qui, i macellai compiono azioni tipiche della loro attività in modo spontaneo e le posture che assumono non risultano forzate o stravolte.
Il colore e l’illuminazione
I colori sono caldi e tutta l’opera è intonata con i toni rossi delle vesti e delle carni esposte. Anche i tessuti bianchi si avvicinano alle pelli e alle ossa degli animali macellati. Gli indumenti, come il camice e le camicie, possiedono riflessi rossastri. L’illuminazione proviene dal centro e le figure emergono dal buio che avvolge il retro della bottega.
Lo spazio
I personaggi sono disposti lungo il fronte del piano pittorico e occupano una profondità molto ridotta. Tale spazio, infatti, è costruito mediante la sovrapposizione delle figure. L’interno della macelleria, invece, è appena accennato. Nel buio si coglie appena qualche particolare architettonico delle pareti e del soffitto.
La composizione e l’inquadratura
La scena si dispone ordinatamente di fronte allo spettatore del dipinto. Le figure umane si integrano con quelle dei corpi appesi degli animali. Non esiste un preponderante centro di interesse. Il vero soggetto del dipinto, infatti, è l’attività rappresentata.
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