Artista totale nel mondo contemporaneo

Artista totale è un concetto che descrive bene l’artista contemporaneo, attivo nel contesto sociale ed esperto di linguaggi multimediali.

Pagina aggiornata il: 20 novembre 2024. Torna a visitarci e troverai nuovi contenuti.

Immagine: Sonallas (2021) di Monica Mura. Fugas e Interferencias. Manu Suárez © Courtesy CGAC

Artista totale è la definizione utilizzata nel titolo di un catalogo che racconta il percorso di Bruno Munari, esponente del MAC, un grande creativo italiano. Munari fu un artista poliedrico, architetto, designer, illustratore, pedagogo e teorico. Nella sua carriera realizzò un gran numero di disegni, sculture, installazioni. Si dedicò alla divulgazione della pratica artistica, soprattutto in ambito didattico, contribuendo a sviluppare una coscienza creativa nell’Italia del secondo dopoguerra.

Invece, il termine Gesamtkunstwerk (in tedesco “opera d’arte totale“) risale al 1827 grazie allo scrittore e filosofo tedesco K. F. E. Trahndorff. A partire dal 1849, Richard Wagner lo utilizzò poi per indicare la grandezza del teatro dell’Antica Grecia. Nel tempo, con teatro totale si identificò un’ideale unità espressiva comprensiva di musica, drammaturgia, coreutica, poesia, arti figurative, finalizzata ad ottenere una perfetta sintesi creativa.

L’artista universale del passato

Il concetto di artista totale si può applicare già a molti artisti del passato che si occuparono di architettura, di pittura e di scultura. Michelangelo scolpì, dipinse e progettò architetture. Leonardo da Vinci scrisse e progettò macchinari civili e militari. Altri personaggi del Rinascimento si cimentarono così nelle diverse discipline nell’intento di diventare artisti universali. In epoca barocca, Bernini perseguì una propria idea di unità delle arti visive, come rivelato in Bernini and the unity of the visual arts di Irving Lavin. Nel periodo Neoclassico ricordiamo Antonio Canova.

Ottocento e Novecento

Sul finire dell’Ottocento, l’idea di Gesamtkunstwerk fu  sposata dagli artisti figurativi della Secessione viennese. A partire dal 1898, in particolare Gustav Klimt, promossero la fusione delle varie arti figurative con l’architettura e la grafica. In tutta Europa, le varie correnti nazionali dell’Art Nouveau, riunirono quindi le diverse discipline al fine di portare l’arte nella sfera della produzione industriale.

Nel primo Novecento, le sperimentazioni dei futuristi, dei surrealisti e dei costruttivisti, videro nel cinema la possibilità di raggiungere l’ideale di totalità delle arti.

Il pittore costruttivista El Lissitzky impiegò differenti media con l’intento di praticare una nuova arte rivoluzionaria e collettiva. Utilizzò la pittura, la fotografia, il fotomontaggio, il disegno e l’illustrazione, la scultura, realizzò progetti architettonici e manifesti. El Lissitzky realizzò così una totale corrispondenza fra lavoro e arte. Inoltre, la sua convinzione politica e militante lo portò ad essere un fervente attivista sociale.

La necessità di operare una fusione delle rappresentazioni artistiche, si concretizza poi nel primo Novecento con le esperienze del Bauhaus. Infatti, presso la prestigiosa scuola d’arte fondata da Walter Gropius, si riunirono molti dei protagonisti delle Avanguardie spinti da un ideale unitario e universale. Picasso sperimentò tecniche e materiali tanto da poter essere considerato un artista totale.

L’artista totale nel contemporaneo

Nel contesto dell’arte contemporanea, molti artisti hanno intrapreso un percorso articolato nel quale trovano spazio molte discipline tra le quali, spesso, la performance. Questi artisti si esprimono anche attraverso installazioni, a volte site-specific, che offrono esperienze immersive più coinvolgenti rispetto al manufatto artistico. Sono eventi caratterizzati da multidisciplinarietà, commistioni di linguaggi e un utilizzo massiccio delle nuove tecnologie. Yayoi Kusama, teamLab e altri artisti operano per ottenere esperienze sensoriali totali, che coinvolgono la vista, l’udito e talvolta e il tatto. L’artista siciliano Anselmo Ciaravino, con le sue installazioni, indaga la relazione tra uomo e ambiente.

Davide Dormino utilizza pittura, scultura, l’installazione e la performance per creare percorsi narrativi. Raffaella Spagna, con le sue installazioni site-specific interagisce con lo spazio e con il pubblico. Di livello internazionale sono le installazioni di Vanessa Beecroft, fotografa e performer, molto interessata al rapporto tra corpo e spazio. Maurizio Cattelan poi usa la provocazione per far riflettere il pubblico su importanti temi sociali.

Hermann Nitsch, fu autore di performance e installazioni, dipinti e disegni con lo scopo di creare imponenti performance che duravano diversi giorni. Il suo “teatro totale” univa mito ed estetica, metafore religiose e vita quotidiana, classicismo e arcaismo. Influenze barbariche e crude pratiche iniziatiche concorsero a creare una performance monumentale unica, il Teatro delle orge e dei misteri.

Monica Mura, artista totale oggi

Monica Mura è un’artista poliedrica, performer, curatrice, fotografa, critica, teorica, poetessa e militante sul fronte dell’arte al femminile. L’artista utilizza diversi mezzi espressivi e media digitali per costruire azioni performative all’interno di gallerie e musei. Monica è nata in Italia, a Cagliari, ma vive in Spagna e in questa nazione ha trovato una seconda patria d’elezione. L’artista collabora con importanti musei e anima con le sue attività diverse associazioni che promuovono l’arte femminile. Il Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid, il CGAC di Santiago de Compostela o la MIA Art Collection di Dubai hanno accolto il suo lavoro consacrandola artista internazionale.

“Utilizzo la sinergia tra arti classiche e moderne, che si fondono in nuove combinazioni di discipline tradizionalmente indipendenti e autonome come la pittura, la fotografia, il video, la scultura, la performance, il paesaggio sonoro e l’installazione per dar vita ad opere che vogliono rompere barriere e limiti nel tempo e nello spazio. L’uso delle nuove tecnologie, infatti, mi permette di sfruttare la forza della natura ibrida dei mezzi digitali per muovermi in un mondo infinito di possibilità in cui spaziare senza limiti.

SAS DIOSAS, Miradas, sa arèntzia mea, “Trasformo in pittura le gocce del mio sangue per ritrarre le donne che insieme rappresentano le ultime sei generazioni della mia famiglia materna” Approfondisci

Attivismo sociale e artista totale

L’attivismo di Monica Mura è parte integrante del suo profilo d’artista. Infatti, l’adesione ad alcune importanti associazioni che promuovono l’arte al femminile diventa azione performativa essa stessa. La vocazione all’impegno sociale di Monica Mura è, infatti, un tratto essenziale della sua personalità che si sviluppa naturalmente nella sua propensione all’uso di linguaggi multimediali. Per questo Monica Mura è un perfetto esempio di artista totale contemporaneo che si esprime con linguaggi attuali ad un pubblico internazionale.

Inoltre, tutto il suo lavoro è rivolto a diffondere buone pratiche sociali attraverso l’azione in presenza del pubblico e l’attivismo didattico. La vocazione all’arte totale non diventa però puro esibizionismo egotico ma, proprio grazie alla sua militanza, si trasforma in gesto comunicativo.

Proprio questo gesto è la cifra fondamentale che caratterizza l’artista Monica Mura. È un gesto contemporaneo, non è la traccia della pennellata su una tela, ma un’impronta esistenziale impressa nel tessuto della società. Monica Mura raccoglie così l’eredità di importanti esperienze del passato. Diventa Fluxus, nella sua componente interattiva e provocatoria, esperienze di arte situazionista e coraggioso intervento performativo che rasenta il transumano.

La non memoria femminista

Monica Mura è costantemente impegnata nel trasmettere le sue idee, agendo su due principali fronti. Da una parte l’artista propone il recupero della non-memoria femminista investigando gli ambiti in cui il ruolo delle donne non è stato rappresentato. Mura si impegna, quindi, continuamente per combattere i pregiudizi culturali che tengono lontane le donne da importanti ruoli sociali ed economici. Attraverso le sue performance, l’artista sostiene e promuove questo virtuoso processo sociale.

POTER VEDERE VEDERE POTERE, identità personale: reale vs. virtuale (press start to game over)
“Come se si trattasse di un videogioco mi autoritraggo, ritrattando allo stesso tempo il peso dell’impronta digitale nella nostra società.” Approfondisci

Una spallata alle convenzioni sociali

Un’altro argomento affrontato da Monica Mura è quello delle convenzioni sociali, che spesso limitano la libertà del singolo. Qui entriamo nel campo dei diritti e dell’inclusività, temi molto cari alla performer. Le azioni che trattano questi argomenti mettono lo spettatore di fronte alle proprie responsabilità e pongono in forse le sue certezze. Molto intensi sono gli interventi che trattano di identità di genere e dell’identità digitale.

La figura femminile nelle opere di Monica Mura

La figura femminile è al centro delle sperimentazioni, a volte trasgressive, di Monica Mura. Per questo l’artista indaga, con grande sensibilità poetica e grande forza espressiva, il corpo della donna. Dai suoi lavori emergono diversi aspetti della femminilità che considerano la fragilità, la vulnerabilità ma anche la forza vitale che si identifica con l’essenza della natura. Per questo nelle azioni di Monica Mura è molto presente il territorio d’origine, la Sardegna, vissuto come fonte primaria d’ispirazione. Grande importanza assume anche la memoria individuale e collettiva che diventa un patrimonio da difendere e trasmettere attraverso il lavoro dell’artista.

Oro, il colore dell’artista totale Monica Mura

Fragments of self (2024) di Monica Mura.  “Come risuona un corpo spezzato, frammentato, ferito, malato, inerte?” Sol de S’Abba. © Courtesy Fabio Sau
Fragments of self (2024) di Monica Mura. “Come risuona un corpo spezzato, frammentato, ferito, malato, inerte?” Sol de S’Abba. © Courtesy Fabio Sau

L’oro è il colore che caratterizza gran parte dell’estetica di Monica Mura. “Uso l’oro, che riscatto dall’arte sacra attraverso la filosofia giapponese del Kintsugi e lo trasferisco al contesto contemporaneo, impregnandolo di nuovi significati derivanti dalle pietre miliari della mia ricerca su controllo, potere, resilienza e idiosincrasia.” Il Kintsugi è una pratica giapponese che si può tradurre come “riparate con l’oro”.

Consiste nel ricomporre vasellame frantumato incollando i vari pezzi con un mastice composto da colle e metalli. Questo oro liquido diventa, così, nel lavoro di Monica Mura, simbolo di ricomposizione dei conflitti dell’umanità. Il risultato di questa operazione, però, non è un semplice rattoppo ma un oggetto ancora più prezioso. Infatti, le fratture sono impreziosite dall’oro e trasformano un oggetto qualunque in opera preziosa. Monica Mura con il suo lavoro, evidenzia quindi quanto le ferite ricomposte di un individuo contribuiscono a renderlo unico e a fortificarlo.

PRIMA E DOPO, Restaurando l’ordine naturale, “La fonte della giovinezza contemporanea è una lotta quotidiana a base di tisane, pastiglie, creme, botox, bisturi e radiofrequenze…” 2015-2016 Approfondisci

Nos+otras en red (Noi + altre in rete)

Questo, mi fa pensare all’estetica dell’imperfezione nelle opere di Caravaggio che ben si evidenzia nella celebre Canestra di frutta. Monica Mura, è un’artista in continua evoluzione grazie a questo processo di ricomposizione che assimila nella propria individualità di donna e di artista. L’invito all’auto rappresentazione attraverso la frammentazione della propria immagine è anche un tema che Monica Mura ha affrontato nella sua esperienza didattica. L’artista ha condotto, infatti, un laboratorio creativo nel progetto Nos+otras en red (Noi + altre in rete), presso il Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid, in Spagna. Le partecipanti, partendo da una loro immagine fotografica, sono state invitate a frammentarla e a ricucirla con fili dorati.

La lettura dei testi di Monica Mura è un interessante approccio alla sua idea di arte e di artista. L’artista, infatti, riesce a comunicare con il suo pubblico attraverso un linguaggio chiaro che esprime, però, la complessità del contemporaneo.

Consulta il sito di Monica Mura

Bibliografia

  • Achille Bonito Oliva, Fontana Artista Totale, Prearo, 1988, EAN: 2560025220923
  • Walter Gropius, Per un’architettura totale, Abscondita Collana: Carte d’artisti, 2007, EAN: 9788884165510
  • O. M. Rubio, El Lissitzky. L’esperienza della totalità. Catalogo della mostra (Rovereto, 15 febbraio-8 giugno 2014), Electa, 2014, EAN: 9788837099251
  • Claudio Cerritelli, Bruno Munari artista totale, mostra al Museo Ettore Fico di Torino, Corraini, 2017, EAN: 9788875706333
  • Lóránd Hegyi, Hermann Nitsch un approccio all’arte totale. Tre saggi, Lóránd Hegyi Editore: Silvana Collana: Arte, 2022, EAN: 9788836652129
  • Gilberto Dal Cengio, Antonio Canova artista universale, Editoriale Programma, 2022, EAN: 9788866438168

© ADO – analisidellopera.it – Tutti i diritti riservati. Approfondisci

Grazie per aver consultato ADO

Le immagini pubblicate su ADO sono state prodotte in proprio e quindi sono di proprietà dell’autore.

ADO content