Body Art

La Body Art è un genere nato intorno agli anni Sessanta del Novecento che utilizza il corpo del performer come oggetto artistico.

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Immagine: Marina Abramović e Ulay, Relation in time, 1976, performance

La Body Art nasce sul finire degli anni Sessanta del Novecento negli USA e si diffonde, in seguito, in Europa. Secondo la definizione di alcuni storici dell’arte, la Body Art ha come elemento essenziale la coincidenza tra soggetto ed oggetto ed è utilizzata soprattutto in abito femminile. Quando l’artista, utilizza il proprio corpo sia come strumento espressivo sia come contenuto. Si tratta dell’estremizzazione del concetto vitalistico e romantico della coincidenza tra arte e vita. Questa concetto ha spostato l’interesse del pubblico dall’opera alla vicenda personale del suo creatore favorendo la diffusione dell’Autobiografismo nell’arte moderna.

Il contesto storico della Body Art

Gli anni del secondo dopoguerra portarono velocemente verso una decisa trasformazione della società occidentale. Infatti, dopo un periodo di ricostruzione, territoriale e sociale, le giovani generazioni rivendicarono una maggiore partecipazione nelle dinamiche della politica. Le prime rivolte studentesche partirono dagli USA e si trasferirono presto in Europa. Il culmine di queste proteste si ebbe poi nel maggio del 1968 a Parigi dove giovani e proletari si unirono contro il sistema di potere dell’epoca. I manifestanti contestavano l’autoritarismo delle istituzioni, le logiche di potere, le lobby industriali e capitalistiche che innescavano nuove guerre.

Le rivolte, nelle diverse aree del mondo occidentale, presero ispirazione da influenti intellettuali che mettevano in luce le dinamiche dei governi post bellici. Infatti, le potenze mondiali si erano spartite i territori europei e il mondo si trovava diviso tra le due superpotenze, l’Unione Sovietica e gli USA. Questa contrapposizione portò così ad un clima di tensione e maggiore controllo sociale. L’Europa dell’ovest era pesantemente sotto il controllo indiretto, finanziario e politico, degli Stati Uniti e divenne presto un terreno di guerra fra le due superpotenze.

La Body Art negli anni Sessanta del Novecento

Le tensioni sociali degli anni Sessanta culminarono nelle rivolte studentesche che portarono a scontri violenti con la polizia. Negli anni Settanta si formarono i presupposti per la stagione dello stragismo, che fu particolarmente violento in Italia e in Germania. Così gruppi armati, di entrambe gli schieramenti politici, innescarono un clima di terrore, arrivando a compiere attentati di massa nelle piazze e nelle stazioni. La verità giuridica ha trovato i colpevoli ma la verità storica rimane controversa e gli intrichi tra politica, spionaggio internazionale e crimine organizzato sono difficili da individuare.

Giovani intellettuali e giovani artisti iniziarono a contestare il sistema accademico del dopoguerra. L’arte figurativa e gli eventi artistici erano infatti pesantemente condizionati dalla politica. Si fece così strada la necessità di abbracciare le proteste studentesche che rivendicavano una maggiore libertà individuale e la rottura con gli schemi della tradizione.

La Body Art si diffonde negli anni di grande cambiamento della società occidentale. Infatti, nel secondo dopoguerra, anni Sessanta e Settanta del Novecento, la cultura della tradizione subisce una profonda critica. Grandi pensatori, filosofi e intellettuali assumono una importante influenza verso le giovani generazioni che rinnovano decisamente anche il mondo dell’arte. In questi anni si verifica così un netto scostamento dalla materia artistica e dal manufatto a favore dell’azione.

Nasce quindi il Concettuale, l’Arte povera, la Performance Art, la Land Art e la Video Art. Altri artisti accolgono istanze sociali e organizzano happening e azioni come in Fluxus e nel Situazionismo. Una parte dei protagonisti intendono porsi in conflitto con la Pop Art nata negli USA sul finire degli anni Cinquanta del Novecento. Quello che contestano non è il valore dell’operazione artistica ma l’estrema mercificazione dell’opera, simbolo inoltre del consumismo di massa.

La Body Art Negli anni Settanta del Novecento

Una delle manifestazioni culturali più impattanti degli anni Settanta del Novecento è stato il Punk. Alcuni storici considerano il punk come una subcultara mentre altri lo definiscono una delle rivoluzioni giovanili più importanti del Novecento. Letteralmente il termine punk, nella vita quotidiana, indicava una cosa da poco, spazzatura, un oggetto repellente. Semplificando si può dire che il punk come tale, anche in ambito musicale, si manifesta in Inghlilterra a metà degli anni Settanta del Novecento.

Prima della musica compare l’estetica e l’ideologia punk nel campo della moda e dell’arte. Nel 1975 Malcolm McLaren, manager musicale e sua moglie, la stilista Vivienne Westwood riunirono alcuni giovani intorno al suo negozio di abiti, il “Sex”. Questi ragazzi provenivano da ambienti suburbani e, liberi dalle convenzioni, indossavano le proposte della Westwood che comprendevano anche articoli della cultura sado-maso. Tra questi clienti vi erano i Sex Pistols, gruppo sponsorizzato da Malcolm McLaren insieme alla moglie.

Il Punk, nel corso degli anni Settanta e Ottanta del Novecento, ha contribuito a sdoganare l’idea di bellezza e inviolabilità del corpo umano. Nascono così le performance dissacratorie di Leigh Bowery, artista e drag queen, che indossava abiti come vere e proprie sculture. Le sue performance volutamete kitsch lo resero molto noto tanto da diventare una musa pittore Lucian Freud. Da questa cultura di trasformazione espressionista e scioccante del corpo si arriva poi alle performance sanguinanti di Franko B.

Marina Abramović la regina della Body Art

Marina Abramović è stata la regina assoluta della Body Art fin dalle origini. Le sue azioni si concentrano sulla resistenza fisica e psicologica dell’artista, impegnata in performance estenuanti. La performer ritiene che la sua sia un’opera aperta a sviluppi successivi e per questo cerca sempre di spingersi oltre. Nella prima parte della sua ricerca ha utilizzato il corpo come un oggetto, da utilizzare in modo consapevole o inconsapevole. Oppure ha ricercato la presenza di una sensazione, fisica o emotiva, prodotta nella situazione della performance.

A partire dalla fine degli anni Sessanta del Novecento fu accompagnata da Ulai. Celebre è la sua performance recente intitolata The artist is present, organizzata nel 2010 presso il M.O.M.A di New York, dove rimase immobile, seduta su una sedia, per tre mesi. Ogni giorno osservò in tale posizione i visitatori seduti di fronte a lei con l’intento di creare una relazione emotiva con loro. Nel corso di un incontro Ulay, il compagno storico di Marina Abramović, si sedette di fronte a lei dopo anni di separazione. Questo momento intenso fu parte dell’azione performativa e fu seguito con grande partecipazione da tutto il pubblico presente nel museo. Ulay è morto il 2 marzo 2020 a Lubiana in Slovenia.

Incontro tra Marina Abramović e Ulay durante un happening nel 2010 a New York

La Body Art in Europa

In Europa la Body Art assume diverse connotazioni a volte più concettuali altre maggiormente legate alla fisicità del corpo. In Italia, Gina Pane opera sul proprio corpo delle ferite, per rivelare simbolicamente la propria interiorità. L’artista si esibiva in happening nel corso dei quali si feriva con spine o lame, o rotolava su vetri rotti, per denciare la condizione femminile di inferiorità nelle culture maschiliste. Vito Acconci fu protagonista di performance provocatorie, masturbandosi sotto il pavimento dello spazio espositivo, per coinvolgere i visitatori nelle sue fantasie erotiche. Altri aritisti italiani furono Piero Manzoni, Jannis Kounellis, Gino De Dominicis e Vettor Pisani. Negli anni Settanta del Novecento, Ketty La Rocca utilizzò la pratica radiografica per fotografare parti del proprio corpo.

Vito Acconci discusses his performance project Security Zone (1971), which took place at New York City’s Pier 18, near the site of the future Whitney. – Whitney Museum of American Art

La Body Art nel Wiener Aktionismus

Nel Wiener Aktionismus (Azionismo viennese), sviluppato intorno alla metà degli anni Sessanta del Novecento, il corpo del performer subisce una violenta profanazione. Rudolf Schwarzkogler utilizzò pratiche sadomasochistiche ed esplicite immagini sessuali per suscitare la reazione del pubblico artistico. In genere, gli artisti del Wiener Aktionismus utilizzarono il corpo come oggetto di pratiche estreme, fisicamente e psicologicamente, per condannare il clima accademico e la chiusura mentale dell’Austria del dopoguerra.

Altro importante protagonista del Wiener Aktionismus fu Hermann Nitsch, autore di lunghi momenti performativi che duravano diversi giorni. Durante questi eventi l’artista metteva in scena veri e propri riti pagani con riferimenti a diverse religioni. Decine di partecipanti sventravano così animali macellati e si cospargevano con sangue e interiora portando a compimento riti orgiastici.

66th painting action of hermann Nitsch at Contemporary Istanbul art fair, held between November 7 and 10, 2013 organized by Dirimart.

La Body Art negli Anni Ottanta

Verso la fine degli anni Ottanta del Novecento nell’ambito della Body Art si fa strada il Postumano. Il clima sociale, infatti, è mutato. La società dei consumi e dei media di massa ha acceso i riflettori sugli spettatori concretizzando la profezia dei quindici minuti di notorietà proferita da Andy Warhol. L’apparenza diventa un valore assoluto e si diffonde la chirurgia plastica. Gli artisti colgono immediatamente il valore sociale del corpo trasformato artificialmente e costruiscono azioni postumane di trasformazione chirurgica del proprio corpo.

L’artista francese Orlan passa da azioni performative di interazione ambientali alla continua trasformazione del viso. Si performa mettendo in scena lunghe sedute di chirurgia durante le quali interagisce con il proprio pubblico. Il messaggio trasmesso in occasione di mostre e interviste riprende le rivendicazioni di coloro che si schierano contro la cultura di massa. Così, Orlan, suggerisce al suo pubblico di non omologarsi, non seguire i dictat dei media e di essere originali per non rinunciare alla propria individualità.

© Frog & Bear Films, Clara Blein-Renaudot & Lola Butstraen, courtesy Ceysson & Bénétière

La Body Art Contemporanea

Nel Duemila la Body Art è diventato un pratica creativa diffusa che viene utilizzata in molti ambiti artistici e culturali. Molti artisti ormai praticano un’arte che mette insieme molte delle precedenti correnti e si propongono come artisti totali. Uno degli artisti più noti della Body Art contemporanea è Matthew Barney, performer e regista nato a San Francisco. Fa parte della generazione di artisti che dominano oggi il mercato internazionale dell’arte quali Damien Hirst e Jeff Koons. Barney è regista e protagonista di una serie di film il “Cremaster Cycle“, nei quali impersona un personaggio fantastico con attibuti animali. Barney è stato a lungo il copagno della pop star islandese Björk, nota anche lei per le sue trasformazioni camaleontiche.

Le opere

In preparazione

Bibliografia

  • Lea Vergine, Il corpo come linguaggio. (La “Body-art” e le storie simili), Giampaolo Prearo Editore, 1974, EAN: 2570060306674
  • Lea Vergine, Dall’informale alla body art. Dieci voci dell’arte contemporanea: 1960 / 1970 – Vergine Lea, Cooperativa editoriale studio forma, 1976, EAN: 2570060312521
  • Dante Filippucci, Minuta di una nota improbabile sulla Body Art, Urbani Editore, Collana: Med iterranea, 1976, EAN: 2560025128854
  • Cristina Baldacci, Angela Vettese, Arte del corpo. Dall’autoritratto alla body art, Giunti Editore, Dossier d’art, 2014, EAN: 9788809774667

Link esterni

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