Nel dipinto Interno di un chiostro, Giuseppe Abbati documentò le operazioni di restauro della Basilica di Santa Croce a Firenze.
Giuseppe Abbati, Interno di un chiostro, 1862 circa, olio su cartone, 19,3 x 25,2 cm. Firenze, Gam
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Indice
Descrizione di Interno di un chiostro di Giuseppe Abbati
Nel cortile del convento, attiguo alla Basilica di Santa Croce a Firenze, sono ammassati i blocchi di pietra necessari al restauro. Un operaio siede di schiena e si riposa contro una delle colonne del chiostro.
Interpretazioni e simbologia di Interno di un chiostro di Giuseppe Abbati
Le parti interessate al restauro furono la facciata e il cortile della Chiesa. Nel 1861 Abbati si dedicò ad uno studio assiduo del cantiere che offriva la possibilità di studiare i contrasti luminosi delle grandi masse di pietre sagomate.
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L’artista e la società. La storia dell’opera Interno di un chiostro di Giuseppe Abbati
Fu nel 1862 che comparve il termine “macchia” sul quotidiano La Gazzetta del Popolo. Come nel caso di futuri movimenti artistici e delle avanguardie storiche, la definizione aveva una connotazione negativa. Questa sintesi dispregiativa giungeva, infatti, dall’ambiente accademico ufficiale contro il quale si schieravano i pittori macchiaioli. Questi, infatti, dal 1855 si riunirono per praticare la pittura dal vero con soggetti contemporanei. L’utilizzo della macchia fu strategico per realizzare dipinti velocemente e scene d’insieme che offrivano una immediata rappresentazione. Diego Martelli è considerato il teorico dei Macchiaioli.
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Lo stile di Interno di un chiostro di Giuseppe Abbati
La macchia è la tecnica che contraddistingue lo stile del gruppo di artisti italiani attivi intorno a metà Ottocento in Toscana. Non furono gli unici, infatti, in altre zone della penisola si svilupparono gruppi locali e singoli che dipinsero opere di paesaggio e scene quotidiane. In generale la pittura di paesaggio fu rivolta a restituire una maggiore immediatezza del paesaggio La tecnica della pittura macchiaiola fu sviluppata dagli artisti che si ritrovavano al caffè Michelangelo di Firenze per dipingere immagini nuove. Il chiaroscuro, il passaggio graduale di colore velato o le paste di colore amalgamate sulla tela per rendere il volume vengono sostituiti dal nuovo linguaggio. Il lavoro dei macchiaioli si avvicina alle teorie degli Impressionisti per l’intento di riprodurre una immagine priva di dettagli della realtà.
Il colore e l’illuminazione
La macchia è da intendersi come una campitura di colore uniforme e non chiaroscurato. Accostando campiture di colori in contrasto o in accordo, gli artisti macchiaioli, crearono paesaggi e figure integrati nel tessuto pittorico senza ritagli o stacchi. Nel dipinto Interno di un chiostro di Abbati le macchie di colore accostate costruiscono il corpo dell’operaio, blu e marrone e i blocchi di marmo. Con poche e semplici campiture di diversi ocra e marroni, Abbati costruisce figure e spazi. La scena dipinta ne Il chiostro, infatti, viene decifrata immediatamente senza che sia necessario osservare ogni dettaglio. Interno di un chiostro è considerato un dipinto esemplare per comprendere la tecnica della macchia.
Lo spazio
L’ambiente viene costruito con la fuga delle linee architettoniche ben oltre il margine destro del dipinto. Anche i massi sono definiti nei loro volumi e nello spazio tridimensionale occupato. L’ombra del chiostro, seppur rappresentata con una campitura scura e bidimensionale, suggerisce la sua profondità interna.
La composizione e l’inquadratura
In primo piano il cortile del chiostro crea un distacco spaziale che mette in evidenza i massi disposti contro il muretto del chiostro. Oltre ad essi si alzano le colonne che spiccano contro il nero dell’interno ombroso dell’architettura. L’ammasso ordinato in orizzontale delle pietre e dei marmi è il soggetto centrale del dipinto e occupa una fascia orizzontale al centro. La fascia in basso è occupata dal cortile erboso. La fascia in alto rappresenta il porticato del chiostro in ombra dal quale spicca, a sinistra, la figura dell’operaio seduto di schiena. La scena è costruita come un’istantanea da apprezzare nel suo insieme senza soffermarsi a osservare i dettagli.
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