Le metope del Partenone di Atene

Le metope del Partenone di Atene decoravano in origine il fregio esterno del Tempio costruito sull’Acropoli della città.

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Le metope che decorano il fregio all’esterno del Partenone dell’Acropoli di Atene sono in totale 92. Le metope dei lati lunghi sono 32 mentre sui lati brevi si trovano 14 metope ogni lato. Ogni metopa scolpita in marmo misura circa 125 x 120 cm. Se considerato nella sua lunghezza, l’intero fregio raggiunge circa 160 metri.

Fidia realizzò le metope aiutato dai suoi allievi intorno agli anni 446-440 a.C. Non tutte le 92 metope sono rimaste integre.

Le metope che sono rimaste presentano tracce di stile severo che gli storici datano negli anni tra il 480 e il 450 a.C. Le parti delle figure che maggiormente rispettano tale stile sono le teste, i movimenti limitati ad andamenti curvilinei e le anatomie segnate da vene sporgenti oltre la superficie della pelle. Questo ultimo dettaglio è presente soprattutto nella serie della Centauromachia.

L’insieme delle metope del Partenone di Atene si può considerare un ciclo scultoreo che rappresenta quattro soggetti storico-mitologici. Nel lato ovest del Partenone è raffigurata l’Amazzonomachia, nel lato nord si trova  l’Ilioupersis cioè la presa di Troia da parte dei Greci. Nel lato est, poi, è rappresentata la Gigantomachia e sul lato sud la Centauromachia. Fanno parte del programma decorativo del Partenone anche i fregi ionici e la statua crisoelefantina di Athena Parthenos che si trovava all’interno del tempio.

Le rappresentazioni che si trovano sulle metope possono essere considerate secondo il loro significato simbolico. In generale le vicende narrate simboleggiano il potere della razionalità umana sulla barbarie generata dalla natura e dal caos. La presa di Troia da parte dei Greci, è il simbolo della vicina vittoria greca sui Persiani.

Dove si trovano le metope del Partenone di Atene

Le metope esposte presso il Museo dell’Acropoli di Atene coprono circa 80 metri di perimetro dei circa 160 totali. Le metope così protette si trovano al chiuso del museo dal 2005. Invece altri 50 metri di fregio sono custoditi ed esposti presso il British Museum di Londra e sono parte della collezione dei Marmi di Elgin.

La distruzione delle metope del Partenone di Atene del lato sud

Durante l’assedio dell’esercito veneziano del 1687 andarono perduti circa 50 metri di metope del lato sud, soprattutto quelle centrali. Il Partenone al tempo era infatti utilizzato dai greci come polveriera, nella quale si custodiva armi e polvere da sparo. Così a causa di un colpo di bombarda esploso dai veneziani il tempio fu gravemente danneggiato. I disegni realizzati da Carrey nel 1674, insieme ad alcuni frammenti, costituiscono così l’unica documentazione che rimane.

La restituzione al governo Greco delle metope del Partenone di Atene

Ad oggi è ancora aperta una controversia legale rispetto alla proprietà delle metope del Partenone custodite presso i musei del mondo. La questione più dibattuta è la restituzione di quelle di proprietà del British Museum di Londra. Altri frammenti del tempio invece sono tornati in sede ad Atene come quello che si trovava a Palermo, in Italia. Inoltre anche l’amministrazione del Vaticano ha ceduto quello di sua proprietà. Ugualmente hanno fatto il Paul Getty Museum di Los Angeles e la collezione Shelby White di New York.


Indice

Gigantomachia, le metope del Partenone di Atene lato est

Il soggetto

La Gigantomachia è un ciclo di metope che racconta la Battaglia degli dèi contro i Giganti impegnati nella conquista dell’Olimpo per rovesciare l’Ordine Cosmico. La Gigantomachia e l’Amazzonomachia si trovano anche sul lato interno dello scudo di Athena Parthenos la statua interna al tempio. Questa rappresentazione si trovava sul fregio dell’ingresso principale, il lato corto orientale, ed è suddivisa in 14 metope.

Il mito

I Giganti, nelle metope, appaiono come belve terrificanti con serpenti che sorgono dalle teste. I corpi umani hanno code serpentine al posto dei piedi. In altri casi, i guerrieri hanno l’aspetto di guerrieri che portano il caos. I Giganti invadono l’Olimpo gettando pietre e altre armi improvvisate. Gli aggressori generano il caos, spostano le montagne, affondano le isole e deviano il corso dei fiumi. Gli dei si mobilitano per bloccare i distruttori e con loro combatte Eracle. Interviene anche Zeus che impedisce a Gea di procurarsi l’erba magica in grado di rendere i Giganti invincibili.

L’interpretazione

I Giganti sono la metafora delle società senza leggi, che generano caos e anarchia. Gli dei invece rappresentano l’ordine e l’equilibrio che vincono il disordine cosmico. Come in altri cicli narrativi gli ateniesi sono in realtà i protagonisti del conflitto contro i persiani invasori.

Conservazione

Le metope della Gigantomachia sono in pessime condizioni e le figure non sono state del tutto identificate.

Descrizione delle singole metope

4. Nella metopa numero 4 si riconosce Athena incoronata da una Nike.

6. Poseidone fratello di Zeus, è sul suo carro mentre raggiunge l’isola di Nisiro. Le ruote del carro travolgono il corpo del gigante Polibote.

7. Era guida il carro di Zeus

8. Nel pannello centrale compare la figura di Zeus.

9. Nella numero 9 compare Herakles

14. Gli dei hanno vinto la battaglia. Helios, il dio del sole, traversa la notte guidando il suo carro.


Centauromachia, le metope del Partenone di Atene lato est sud

La Centauromachia si trova sul lato sud del Partenone. Nel 1687 il comandante Francesco Morosini, al servizio di Venezia, bombardò l’Acropoli di Atene. I colpi mandarono in frantumi molte metope. Carrey, anni prima, realizzò dei disegni che riproducono le metope distrutte. Lord Elgin nel 1801 disinstallò le metope integre e le trasferì in Inghilterra.

Il soggetto

Lotta tra centauro e lapita, metopa numero 30

La Centauromachia racconta la battaglia tra lapiti e centauri della quale fu protagonista Teseo il mitologico re di Atene.

Il mito

La creazione dei Centauri

Secondo il mito, i Centauri discendevano da Issione il quale, innamorato di Era, suscitò l’ira di Zeus. Il dio inviò così a Issione una nube con l’aspetto di Era per metterlo alla prova. Issione cedette all’illusione unendosi con il fantasma dell’amata e Zeus lo gettò nel Tartaro condannandolo alla tortura della ruota eterna. L’unione tra Issione e la nube diede origine al Centauro, padre della stirpe di esseri selvaggi e distruttivi. I Centauri abitavano i boschi della Tessaglia e aggredivano i villaggi provocando distruzione e disseminando il caos. I loro corpi, per metà uomo e per metà cavallo, erano rozzi e non curati con un viso barbuto che rivela il loro carattere brutale. Piritoo re dei Lapiti della Tessaglia, era anch’egli figlio di Issione che generò anche il padre di tutti i Centauri. Piritoo quindi era fratellastro dei Centauri.

La battaglia si scatenò in seguito all’aggressione dei centauri in occasione del matrimonio tra Deidamia e il re dei lapiti Piritoo, amico di Teseo. I centauri, esclusi dai festeggiamenti, assaltarono la sede della festa e ubriachi attaccarono i lapiti. Secondo una diversa versione del  mito, i centauri parteciparono ai festeggiamenti e sotto l’effetto dell’alcol innescarono la battaglia anche per approfittare delle donne dei lapiti.

L’interpretazione

In alcune metope sono presenti rappresentazioni di hidrie utilizzate come armi. Le hidrie erano vasi a tre manici utilizzati come contenitori per l’acqua. in questo modo lo scultore intende sottolineare che la battaglia fu combattuta in un ambiente domestico. Nell’intera rappresentazione emerge la vittoria dei lapiti che si adegua al piano interpretativo generale di tutto il fregio. Infatti anche ne la Centauromachia si coglie la lotta tra la razionalità civile e il caos bestiale. Però, secondo il mito, la battaglia fu vinta dai Centauri quindi nel fregio è possibile che sia raccontata solo la fase iniziale del combattimento.

Una possibile interpretazione del conflitto tra Lapiti e Centauri identifica i Lapiti con gli dei che combatterono contro i giganti che tentarono di provocare il caos sulla terra. Anche i Giganti, secondo il mito, discendono dagli dei ma si ribellano a Zeus per propagare il caos. La battaglia tra Lapiti e Centauri rappresenta l’eterna lotta tra bene e male.

Lo stile

Nelle metope i centauri sono rappresentati con il corpo da equino e i colti fortemente animaleschi. Infatti le fisionomie sono grottesche e si ricordano le maschere teatrali dell’antichità greca. Indossano pelli di animali e impugnano rami grezzi che usano come armi. I lapiti invece combattono nudi e assumono pose statuarie di grande espressività drammatica. Alcuni di loro indossano la clamide, una sorta di mantello e combattono con una spada o una lancia, riparandosi con uno scudo. Originariamente, le armi erano in metallo e non sono giunte fino a noi. Nella figura femminile che compare nel pannello 25 si colgono caratteristiche dello stile maturo classico. Alcune scene sono ripetute nel corso del fregio.

Conservazione

Le metope centrali del fregio lato sud andarono in frammenti in seguito al colpo di bombarda che i veneziani assedianti esplosero contro il Partenone nel 1687. Rimangono a testimonianza delle loro immagini scolpite i disegni di Carrey eseguiti nel 1674 e pochi frammenti sopravvissuti.

Descrizione delle singole metope

Nelle metope andate distrutte sono raffigurati miti dinastici attici come le storie delle famiglie reali di Cecrope e Eretteo. In altre invece sono raccontati eventi che si riferiscono ai miti degli eroi della centauromachia.

1-12, 22-32. Combattimento tra i Lapiti e Centauri. I Centauri ubriachi e invidiosi per le loro esclusione irrompono al matrimonio del re Piritoo con Hippodameia.

11. Gli storici ipotizzano che il protagonista sia lo sposo Piritoo.

25. Forse in questa metopa compare la sposa Deidamia.

Le metope distrutte

13-21. Le immagini di queste metope sono sopravvissute grazie ai disegni di Carrey che però non sono sufficientemente dettagliati. Secondo i disegni, appare chiaro che la loro iconografia non corrisponde alla tradizione della Centauromachia rappresentata ai lati della facciata. Alcuni studiosi ipotizzano che queste metope rappresentino episodi della Mitologia Attica, con protagonisti Erichtonios e Erechtheus. Gli altri personaggi sono forse i membri della famiglia di Kekrop.

Gli archeologi non sono certi del significato di queste metope anche se nel tempo sono emersi alcuni frammenti. Una teoria conosciuta come Teoria di Harrison interpreta le scene come le nozze di Piritoo, la preparazione della camera nuziale, del banchetto per gli ospiti e quindi l’aggressione dei Centauri. Secondo la Teoria di Simon le metope descrivono il Mito di Issione, padre di Piritoo e dei Centauri. Teoria di Robertson indica invece il mito di Dedalo, membro della famiglia imperiale e discendente  da Cecrope. Teseo è interpretato come signore della guerra e promotore delle arti.

L’interpretazione più condivisa considera queste le metope scolpite per prime. Il loro scultore, Fidia, affrettò così la loro esecuzione sacrificando l’unità stilistica delle diverse metope realizzate da diversi aiuti. Una diversa spiegazione riguarda possibili ripensamenti del loro autore. Anche la collocazione, in origine, poteva essere diversa, destinata alla parte superiore del pronaos e la opisthodomos e solo in seguito spostate sul lato sud. Questa ipotesi è suffragata dall’utilizzo di molto materiale di reimpiego, e il riciclaggio economico di metope originariamente progettate per un’altra posizione.


Amazzonomachia, le metope del Partenone di Atene lato ovest

Il soggetto

Per Amazzonomachia si intende la battaglia delle amazzoni. L’Amazzonomachia è rappresentata sul lato Ovest del Partenone. In queste scene viene narrato lo scontro tra i greci e le amazzoni. I guerrieri greci si riconoscono perché sono rappresentati nudi mentre le amazzoni indossano abiti elaborati e alcune sono a cavallo. Secondo il mito che ispirò la narrazione, le amazzoni abitavano città di Temiscira nel Ponte Eusino. Erano guerriere molto bellicose e coraggiose e vivevano in una società indipendente. I rapporti tra le amazzoni e gli uomini erano funzionali al concepimento dei figli che uccidevano se erano maschi

Il mito

Nel fregio occidentale è raccontata l’invasione di Atene compiuta dalle leggendarie amazzoni, donne guerriere. Il mito è presente nella letteratura classica con diverse versioni tra le quali vi è quella più nota di Eracle e di Teseo. Eracle affrontò le amazzoni insieme ad altri eroi tra i quali Teseo proprio a causa di un’azione di quest’ultimo. Teseo, infatti, si innamorò dell’amazzone Antiope e la tenne con sé ad Atene. Questa decisione scatenò la rabbia delle altre amazzoni che attaccarono così gli ateniesi. Teseo difese con coraggio Atene ma Antiope rimase uccisa durante lo scontro.

Interpretazione

Secondo gli storici, la presenza delle figure femminili vestite con abiti persiani, rappresenta un riferimento alle guerre persiane. Come per ogni episodio rappresentato, il mito suggerisce una interpretazione simbolica. L’esercito delle amazzoni rappresenta il nemico barbaro che tenta di invadere la civiltà ateniese. Si tratta forse dei Persiani che tentarono invano per decenni di conquistare Atene.

Ilioupersis, le metope del Partenone di Atene lato nord

Il soggetto

La narrazione dell’Ilioupersis si trovava sul lato nord del Partenone. In queste metope sono raffigurati episodi della Guerra di Troia. Le scene raffigurano soprattutto l’entrata dei soldati nella città durante la notte.

Il mito

Nell’Ilioupersis viene descritta la guerra di Troia.

Interpretazione

La conquista di Troia narrata nelle metope è la metafora della guerra che gli ateniesi combatterono per anni contro i persiani.

Conservazione

In origine le metope del lato nord dedicate all’Ilioupersis erano 32. Ad oggi ne rimangono invece solamente 24 che sono esposte all’interno del Museo Nazionale dell’Acropoli di Atene. Le metope di questa narrazione, che si trovavano sul lato nord, furono danneggiate e quindi per la maggior parte risultano indecifrabili come quelle del lato ovest e del lato est.

Descrizione delle singole metope

Due metope racchiudono la narrazione e creano la cornice cosmologica della serie.

La metopa numero 1 raffigura Helios sul carro che sale verso l’alto, simbolo del sole che sorge.

La numero 29 raffigura invece Selene a cavallo in discesa verso l’orizzonte.

La metopa numero 24. Menelaos corre verso Helen.

Metopa numero 25. La figura di Helen

Metopa numero 28. Enea scappa dalla città di Teoia portando con sé il figlio e il padre Anchise.

Metopa 32. Si tratta della metopa più integra. Una dea siede su una roccia. Un’altra dea è in piedi di fronte a lei. Anticamente, i cristiani, interpretarono il rilievo come una Annunciazione. Secondo gli studiosi invece una dea è Athena e l’altra Hera o Themis.


Bibliografia

  • M. Karabatea, Mitologia Greca: dei ed eroi – Iliade – Odissea, Athene, 1997.
  • A. Mantis, Parthenon Central South Metope: New Evidence, in The Interpretation of Architectural Sculpture in Greece and Rome, a cura di D. Buitron Oliver, Washington 1997, pp. 67-82
  • Schneider – Höcker, Pericle e la costruzione dell’Acropoli, in I Greci. Storia, cultura, arte, società 2. Una storia greca, 2. Definizione, a cura di S. Settis, Torino, 1997, pp. 1239-1274
  • J. Boardman, Storia Oxford dell’arte classica, a cura di J. Boardman, Editori Laterza 2003, pp. 111-121

Consulta il sito del Museo Nazionale Archeologico dell’Acropoli di Atene e il sito del British Museum di Londra.

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