Ratapoil di Honoré Daumier

Ratapoil di Honoré Daumier è una caricatura del principe-presidente Luigi-Napoleone Bonaparte nei confronti del quale l’artista era profondamente contrario.

Honoré Daumier, Ratapoil, 1851 circa, bronzo patinato, 43,5 x 15,7 x 18,5 cm. Parigi, museé d’Orsay

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Indice

Descrizione di Ratapoil di Honoré Daumier

La statuetta di Honoré Daumier raffigura un uomo anziano e magro vestito con abiti eleganti ottocenteschi. Il viso, sebbene non dettagliato, presenta un paio di lunghi baffi rivolti in alto e un lungo pizzetto sul mento. La figura è stante, cioè ferma e in piedi, ma si appoggia al lungo bastone da passeggio che regge posteriormente. Il personaggio indossa una redingote, detta anche finanziera, e porta un cappello alto sul capo. Inoltre con le mani solleva i lembi inferiori dell’abito e volge il capo a destra dell’osservatore con atteggiamento sprezzante.

Interpretazioni e simbologia di Ratapoil di Honoré Daumier

Le illustrazioni di Daumier rappresentano un attivista politico del tempo definito “losco agente, promotore instancabile della propaganda napoleonica“. Il termine napoleonico si riferisce a Luigi-Napoleone Bonaparte del quale appunto Ratapoil era un fedele collaboratore.

Honoré Daumier fu un convinto Repubblicano e utilizzò lo strumento artistico per contestare i metodi coercitivi e violenti che gli agenti elettorali di Bonaparte utilizzavano.

Luigi-Napoleone Bonaparte, il principe presidente

Luigi-Napoleone Bonaparte guidò la Seconda Repubblica nel 1848 eletto dal popolo. Il suo mandato doveva durare 4 anni ma Bonaparte attraverso una campagna mediatica e l’aiuto di agenti propagandistici cercò di ottenere la carica a vita. Questa intenzione fu così interpretata dai francesi come il tentativo di restaurare il potere imperiale.

Origine e significato del termine Ratapoil

Il nomignolo composto di Ratapoil comparve il 12 agosto del 1848. Il termine francese non ha un equivalente in italiano ma si può tradurre come ratto scorticato. Ratapoil che al tempo si riferiva chiaramente ai collaboratori del principe Bonaparte, divenne poi sinonimo di agente governativo.

Infatti a partire dal 1875, il Grand Dictionnaire universel du XIXe siècle lo registrò con la definizione: “de rat, de à, et de poil. Familier. Partisan du militarisme, et particulièrement du césarisme napoléonien“. La traduzione in lingua italiana è: “da ratto, da senza, e da pelo. Termine familiare: Sostenitore del militarismo e, in particolare del cesarismo napoleonico“.). Honoré Daumier quindi, modellando Ratapoil, espresse una forte critica contro le azioni antidemocratiche e manifestò un certo pessimismo nei confronti della politica.

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Ratapoil di Honoré Daumier si trova a Parigi, esposta presso il museé d’Orsay.

L’artista e la società. La storia dell’opera Ratapoil di Honoré Daumier

Honoré Daumier pubblicò un ciclo di calcografie dedicate alla vicenda di Ratapoil tra marzo e dicembre del 1850. Le circa trenta litografie, incisioni su lastra di pietra, comparvero sulla rivista illustrata intitolata Le Charivari che pubblicava articoli di satira politica.

Gli storici sono certi della data di realizzazione del bozzetto. Infatti Daumier modellò la statuetta nel marzo 1851.

Secondo gli storici dell’arte la scultura di Ratapoil è di grande importanza nell’ambito dell’evoluzione della scultura dell’Ottocento. Infatti nonostante risalga agli anni Cinquanta dell’Ottocento anticipa l’esaltazione formale dell’Espressionismo.

Consulta anche l’articolo intitolato: I libri utili alla lettura dell’opera d’arte.

Consulta anche l’articolo intitolato: La scheda per l’analisi dell’opera d’arte.

Lo stile di Ratapoil di Honoré Daumier

La statua di piccole dimensioni di Ratapoil presenta forme esagerate che sottolineano il suo carattere caricaturale. Nonostante questa enfasi formale la figura appare fragile a causa dell’aspetto pittorico che trasmette. Infatti i volumi pur esagerati non trasmettono nell’insieme un senso di solidità. Questa scelta stilistica permise così di creare una caricatura del personaggio e quindi di deridere il politico e mettere in luce le sue azioni anti-repubblicane.

Daumier ottenne l’aspetto grottesco della figura di Ratapoil esagerando alcuni particolari come il cambriglione, il pezzo di cuoio cucito sul collo della scarpa. La redingote, il soprabito, presenta pieghe fortemente sgualcite. Il viso dall’espressione satanica della scultura non presenta una somiglianza con quello del Bonaparte. Però la presenza dei baffi in stile imperiale è un dettaglio che allude alla sua figura.

La tecnica

L’opera di Daumier è una fusione in bronzo patinato di 43,5 x 15,7 x 18,5 centimetri di dimensioni.

La luce sulla scultura

La luce ambientale che rivela la scultura di Daumier incontra forme contorte che creano molti incavi. Inoltre la superficie del bronzo patinato risulta scura e lucida. Si crea così un forte chiaroscuro che invece di rivelare i volumi, determina una resa pittorica della figura. Questo accade proprio a causa delle forme irregolari, allo stesso tempo fragili e quasi informi.

Rapporto con lo spazio

La figura sembra fondersi ed espandersi nello spazio circostante grazie alla modellazione veloce e indefinita. In questo modo la sensazione di realtà è aumentata perché la figura si integra con l’ambiente espositivo nel quale si trova l’osservatore.

La struttura

La struttura della statuetta presenta un equilibrio instabile e la posa assunta da Ratapoil risulta sbilanciata. Anche questa caratteristica contribuisce alla connotazione caricaturale della figura.

Approfondimento. La rivista satirica Le Chiavari

La rivista illustrata Le Charivari nacque a Parigi, in Francia, il 1 dicembre 1832 e sopravvisse fino al 1937. Le Chiavari andò in stampa ogni giorno fino al 1936. Nel suo ultimo anno però diventò un settimanale. Il caricaturista Charles Philipon insieme al cognato Gabriel Aubert fondarono Le Chiavari per compensare le perdite finanziarie dovute alle multe della censura governativa. Infatti la loro attività di satira politica era principalmente svolta su un’altra testata, il giornale satirico e anti-monarchico, illustrato intitolata La caricatura.

Le Chiavari cambiò spesso proprietario proprio a causa della censura del governo. Il nome della rivista deriva dal termine francese chiavari che indica la tradizione popolare di organizzare un parata di protesta molto rumorosa contro autori di azioni scorrette socialmente o politicamente.

Le Chiavarì ispirò la pubblicazione della rivista inglese Punch fondata nel 1841 dall’incisore Ebenezer Landells, insieme a Henry Mayhew. I due fondatori scelsero infatti come sottotitolo The London Charivari.

Sulla rivista pubblicarono le loro opere: Cham (Amédée de Noé), Honoré Daumier, Alexandre-Gabriel Decamps, Achille Devéria, Gustave Doré, Foresta di Eugène, Paul Gavarni, André Gill, Alfred Grévin, Grandville (Jean-Ignace-Isidore Gérard), Paul Hadol, Alfred Le Petit, Maurice Loutreuil, Henry Monnier, Louis Touchagues, Gaspard-Félix Tournachon, noto come Nadar, Charles-Joseph Traviès de Villers, noto come Traviès

Invece alcuni scrittori che pubblicarono i loro testi furono: Louis Desnoyers, Louis Leroy, Henri Rochefort, Agénor Altaroche, Philibert Audebrand, Charles Bataille, Clément Caraguel, Albert Cler, Taxile Delord, Louis Adrien Huart, Jaime, Henry Maret

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Bibliografia

  • Honoré Daumier, Il Pittore Della Vita Moderna, Mazzotta, 1996, EAN: 2570070761784
  • La pittura al Museo d’Orsay. Testi di Michel Laclotte, Geneviève Lacambre, Anne Distel, Claire Frèches-Thory, Marc Bascou. Premessa di Françoise Cachin, Scala, 1995 EAN: 2560460022700
  • Simona Bartolena, Parigi Musèe d’Orsay, Il Sole 24 Ore, 2005, EAN: 2570140011214
  • Musee d’Orsay – La Guida delle Collezioni, RMN, 2006, EAN: 2570140229985

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La data dell’ultimo aggiornamento della scheda è: 24 agosto 2021.

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