Salice piangente di Claude Monet è una tela del maestro impressionista che fa parte dell’ultima serie di opere realizzate prima della sua morte.
Claude Monet, Salice piangente, ca 1920/1922, olio su tela, 110 x 100 cm. Parigi, Musée d’Orsay
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Indice
Descrizione di Salice piangente di Claude Monet
La superficie del dipinto di Monet intitolato Salice piangente è coperta da interventi materici di colore ad olio diversamente orientati. Nella metà superiore, prevalgono le tracce ondulate di pennellate verdi e gialle che si avvolgono e cadono verso il basso. Nella metà inferiore, invece, il colore è più scuro, risultato di interventi di colore violetto e rosso. In prossimità del bordo inferiore invece è presente una sottile fascia di tratti orizzontali di colore rosso, arancio, giallo, verde e viola.
Interpretazioni e simbologia di Salice piangente di Claude Monet
Saule pleureur è il titolo originale in lingua francese del dipinto di Claude Monet. In italiano il titolo è tradotto come Salice piangente. Il dipinto fa parte dell’ultima importante serie realizzata da Claude Monet prima della sua morte. Il pittore ormai anziano e quasi cieco, aveva la possibilità di passeggiare nel parco della residenza di Giverny ispirandosi alla natura rigogliosa che cresceva anche sulle sponde del corso d’acqua che traversava la sua proprietà. Secondo i curatori del Musée d’Orsay di Parigi l’anziano Monet scelse di rappresentare questo soggetto come metafora della sua età ormai molto avanti negli anni.
Gli anni della Prima Guerra Mondiale a Giverny e i salici piangenti
Nel 1919 Monet dipinse circa dieci versioni della serie dedicata al Salice piangente. Secondo gli esperti della pittura del maestro impressionista, questo soggetto, tradizionalmente considerato triste, fu forse la risposta del pittore alla tragedia della Prima Guerra Mondiale. Il conflitto, infatti, causò milioni di morti e devastò i territori dell’Europa centrale. Inoltre provocò grandi sofferenze alle famiglie di tutto il continente e a quelle delle nazioni coinvolte. Il soggetto e lo stile quasi espressionista scelto da Monet alludono quindi al lutto e alla distruzione provocati dal conflitto.
Anche la famiglia di Claude Monet subì le conseguenze della guerra. L’unico figlio sopravvissuto del maestro si trovava al fronte e la residenza di Giverny era abbandonata. Il personale maschile, infatti era stato chiamato alle armi e le famiglie che lavoravano nel complesso erano fuggite a causa dell’avanzata dell’esercito tedesco. I colpi delle artiglietie si facevano sentire anche a Giverny e l’anziano Monet, quasi solo, si rendeva ben conto della gravità della situazione. Nonostante questo rimase nel suo amato giardino e alla sofferenza di dipingere con la vista malata si aggiunse quella per il dramma del conflitto.
Le conseguenze dei combattimenti della Prima Guerra Mondiale sono ben descritti dai dipinti di Otto Dix come Invalidi di Guerra Giocano a carte.
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I committenti, le collezioni, la storia espositiva e la collocazione
Il dipinto intitolato Salice piangente di Claude Monet si trova a Parigi conservato presso il musée d’Orsay con numero d’inventario RF 2000 21.
Questo dipinto della serie dedicata ai salici piangenti rimase ufficialmente di proprietà della collezione Philippe Meyer fino al 2007. Già nel 2000, lo Stato francese aveva accettato la donazione, soggetta ad usufrutto, del sig. Philippe Meyer, con commissione del 22.06.2000, consiglio del 28.06.2000 e decreto del 21.09.2000. A questa data quindi le autorità attribuirono l’opera al Musée d’Orsay di Parigi che conserva la collezione nazionale delle opere impressioniste e della pittura di fine Ottocento. Nel 2007, il Musée d’Orsay, rinunciò all’usufrutto.
Visita il Musée d’Orsay di Parigi ma prima consulta il sito ufficiale.
L’artista e la società. La storia dell’opera di Salice piangente di Claude Monet
Monet Claude nacque a Parigi nel 1840 e morì nella sua residenza giardino a Giverny nel 1926. Il dipinto intitolato Salice piangente risale agli anni 1920/1922, quando il pittore impressionista era già anziano e malato agli occhi. Monet, infatti, dopo il 1914 realizzò poche opere tra le quali quelle della serie dei Salici piangenti. Il dipinto riporta la firma dell’artista: Claude Monet.
Seppur molto sofferente e quasi cieco, Monet continuò a dipingere in vecchiaia con grande impegno e coerenza con il suo stile maturo che diventò progressivamente sempre più astratto. Nonostante le difficoltà, che si presentarono già durante la realizzazione degli ultimi grandi pannelli con le Ninfee, Monet rimase fino alla morte un maestro indiscusso. Infatti, già dagli anni Ottanta dell’Ottocento il pittore raggiunse la cifra stilistica che lo portò a realizzare le famosissime serie di vedute e di paesaggi.
Consulta anche l’articolo intitolato: I libri utili alla lettura dell’opera d’arte.
Consulta anche l’articolo intitolato: La scheda per l’analisi dell’opera d’arte.
Lo stile di Salice piangente di Claude Monet
Monet, ormai molto anziano e con la vista decisamente compromessa, dipinse la serie dei Salici piangenti con grande difficoltà. Infatti nel dipinto conservato presso il Musée d’Orsay di Parigi non si coglie più ancuna forma e i colori sono puramente indicativi. Come infatti commentano gli storici dell’arte, il dipinto si avvicina a una composizione informale nella quale si colgono i segni delle lunghe pennellate cariche di colore in alto e brevi tratti orizzontali in basso. Quindi il valore di quest’opera, come le altre della serie, secondo gli esperti, rimane la dimensione cromatica del dipinto. Gli impasti densi e materici di colori ad olio creano movimenti discendenti e vortici che sembrano non avere più relazione con la natura. Questi interventi, assumono senso, però, se interpretati come tracce colorate del gesto artistico di Monet.
I colori cupi e le forme contorte trasformano questo dipinto di Monet, e gli altri della serie, in opere espressioniste, dal forte impatto emotivo. Nelle lunghe pennennate infatti sembra di cogliere la sofferenza di Monet verso la sua condizione esistenziale e la preoccupazione provocata dal conflitto mondiale.
La tecnica di Salice piangente di Claude Monet
Monet dipinse Saule pleureur utilizzando impasti di colori ad olio applicati su tela. Le dimensioni dell’opera sono 110 centimetri di altezza e 100 cm di altezza.
Il colore e l’illuminazione
Questa versione della serie dei Salici piangenti presenta i colori che si ritrovano anche nelle altre versioni. Il dipinto, infatti, è caratterizzato da colori cupi. Prevalgono le zone d’ombra dai toni viola scuro. Il verde intenso colora poi i rami piegati del salice, suggeriti dalle pennellate lunghe e contorte che scendono in basso. I riflessi della luce sull’acqua sono invece resi con colori caldi, gialli, arancione e rossi.
Lo spazio
Nel dipinto di Monet, il riferimento al reale è ormai un bagliore dell’immaginazione. Considerando quindi la cascata di tracce verdi come le fronde del salice piangente, la parte scura verso il centro del dipinto, rappresenta l’ombra profonda prodotta dalle fronde. In basso, in primo piano, brillano poi i riflessi colorati che si formano sulla superficie dello stagno. Come nel caso delle opere astratte, l’attenzione dell’osservatore, in assenza di disegno realistico, è portata sulla superficie della tela che accoglie gli interventi materici delle paste colorate.
La composizione e l’inquadratura
Salice piangente di Claude Monet è di forma rettangolare. Presenta poi una inquadratura leggermente sviluppata in verticale che sottolinea la caduta verso il basso delle fronde dell’albero. In basso, in corrispondenza della superficie dello stagno, le pennellate creano andamenti lineari. Nella metà superiore, invece, prevalgono le linee serpeggianti delle fronde.
Salice piangente di Claude Monet al Kimbell Art Museum di Fort Worth (Texas)
Claude Monet, Salice piangente (Weeping Willow), ca 1918/1919, lio su tela, 99,7 x 120 cm. Fort Worth (Texas), Kimbell Art Museum
La versione conservata a Fort Worth (Texas), presso il Kimbell Art Museum è indicata con il titolo in inglese di Weeping Willow. Questo dipinto ritrae un salice che cresceva in bella vista sulla riva del giardino acquatico di Monet a Giverny. Ai piedi del salice, sull’acqua, galleggiano le ninfee coltivate dal pittore. Questo dipinto, e gli altri della serie, e i grandi pannelli delle Ninfee sono l’ultima fatica di Monet, tealizzata a partire dal 1914 fino al momento della sua morte.
I committenti, le collezioni, la storia espositiva e la collocazione de Salice piangente di Claude Monet al Kimbell Art Museum di Fort Worth (Texas)
Probabilmente, il barone Kojiro Matsukata [1865-1950], collezionista, acquistò il dipinto direttamente da Claude Monet nel 1924. Lo Stato francese, nel 1944, sequestrò il dipinto al barone come fece con altri collezionisti e lo mise in vendita presso l’Hôtel Drouot, in occasione della vendita Matsukata, a Parigi, il 21 novembre 1947 (sala n. 6, n. 16). L’opera passò così a Sam Salz [c. 1894-1981] Inc., di New York. Il noto collezionista David Rockefeller [1915-2017], di New York, lo acquistò poi nel 1960. Infine la Kimbell Art Foundation di Fort Worth, acquistò l’opera da David Rockefeller nel 1996, con la mediazione di Acquavella Contemporary Art, Inc., di New York.
Il restauro e la verifica della tecnica di Monet
I curatori del Kimbell Art Museum osservano che la versione di Salice piangente di proprietà del museo è un ottimo esempio dello stile tardo di Monet. A questo riguardo i tecnici hanno compiuto un’attenta analisi della superficie pittorica che ha messo in luce la tecnica usata dal vecchio maestro. Secondo i risultati delle verifiche, Monet realizzò il dipinto sovrapponendo diversi strati di impasti di colore ad olio. Il pittore, costruì così il dipinto senza una progettazione sottostante ma adeguando gli interventi pittorici man mano che la composizione del dipinto procedeva. L’indagine dei tecnici ha rivelato inoltre che in alcuni casi Monet ha applicato strati di colore su altri non ancora essiccati. In altri casi invece gli strati sottostanti erano già polimerizzati.
La tecnica di esecuzione
La superficie presenta poi una difformità di trattamento delle paste colorate. In alcune zone infatti il colore è minimo e si intravede la tela sottostante. In altre zone poi, come nel fogliame, Monet dopo aver dipinto, raschiò la vernice dalla tela. Una particolarità molto difficile da vedere ad occhio nudo, rivelata però dagli esami ad ingrandimento, sono le lavature. Questa tecnica consiste nell’applicare su una gran parte della superficie del colore molto diluito al fine di uniformare la parte o tutto il dipinto. In questo modo si ottiene una maggiore uniformità tonale e i diversi colori risultano più armonici. Le lavature applicate da Monet hanno reso la parte sinistra dell’opera leggermente più fredda mentre quella destra risulta più calda.
La realizzazione dell’opera
Il Salice piangente conservato al Kimbell Art Museum è documentato da una fotografia scattata nei primi anni Venti del Novecento. L’immagine che mostra Claude Monet nel suo studio insieme ad un ospite, ritrae anche il dipinto protetto da una cornice. I bordi della tela appaiono però in gran parte non dipinti.
I curatori del museo Kimbell sottolineano che Monet era solito non dipingere i bordi delle tele per poter maneggiare i dipinti ancora freschi. Inoltre, pare che Monet incorniciasse i quadri durante la loro realizzazione per valutare l’effetto dell’opera incorniciata. Secondo questo documento fotografico appare, così, evidente che il pittore dipinse la parti mancanti in seguito. I tecnici che hanno analizzato la superficie di Salice piangente hanno scoperto che il colore in queste aree sembra applicato in modo approssimato, con uno strato sottile e una limitata gamma di colori rispetto al resto dell’opera. Infine, proprio su questa stesura si trova la firma di Monet.
Consulta la pagina dedicata all’opera di Claude Monet, Salice piangente, sul sito del Kimbell Art Museum di Fort Worth (Texas).
Vai alla pagina del museo con la recensione della mostra: Monet. The Late Years
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Bibliografia
- Claudio Pescio, Claude Monet. La poesia della luce, Giunti, 1999, ISBN 8809013255
- Maria Teresa Benedetti, Monet: i luoghi, n. 151, Giunti, 2001, ISBN 880902057X
- Vanessa Gavioli, Monet, in I Classici dell’Arte, vol. 4, Rizzoli, 2003
- Marco Goldin, Monet, la Senna, le ninfee. Il grande fiume e il nuovo secolo, Linea d’Ombra Libri, 2004, Collana: Grandi mostre, ISBN-10: 8887582831 ISBN-13: 978-8887582833
- Gérard-Georges Lemaire, Monet, Giunti Editore, Collana: Dossier d’art, ISBN-10: 8809994167, ISBN-13: 978-8809994164
La scheda è completa. Periodicamente troverai ulteriori approfondimenti, a presto!
La data dell’ultimo aggiornamento della scheda è: 2 febbraio 2022.
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