Lo Spazialismo fu un movimento fondato da Lucio Fontana a metà del Novecento noto anche come Movimento spazialista o Arte spaziale.
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Lo Spazialismo è anche conosciuto come Movimento spazialista o Arte spaziale.
Lucio Fontana fondò lo Spazialismo nel 1946 in Argentina collaborando con la Galleria Il Cavallino di Venezia. A sua volta la galleria di Venezia fu in collegamento con la Galleria Apollinaire di Milano che rappresentava l’artista.
La storia dello Spazialismo
Lucio Fontana pubblicò il Manifiesto Blanco nel 1946 che rappresenta l’atto di nascita teorico dello Spazialismo. Nel testo l’artista sottilineò la necessità di superare l’arte della generazione precedente. Per attuare il suo programma Fontana introdusse nel suo linguaggio le dimensioni del tempo e dello spazio.
I manifesti dello Spazialismo
Lo Spazialismo si configurò grazie alla elaborazione e pubblicazione di alcuni manifesti redatti dal 1946 e in ultimo nel 2016. I testi furono distribuiti al pubblico in forma di flyer o manifesti esposti in pubblico.
1946. Manifiesto blanco (1946, firmato da Lucio Fontana con gli studenti dell’Escuela de Arte Altamira)
1947. Primo manifesto dello Spazialismo (1947, Beniamino Joppolo, Lucio Fontana, Giorgio Kaisserlian, Milena Milani)
1948. Secondo manifesto dello Spazialismo (1948, Lucio Fontana, Gianni Dova, Beniamino Joppolo, Giorgio Kaisserlian, Antonino Tullier)
1950. Proposta di un Regolamento del Movimento Spaziale (1950, Lucio Fontana, Milena Milani, Giampiero Giani, Beniamino Joppolo, Roberto Crippa, Carlo Cardazzo)
1951. Manifesto tecnico dello Spazialismo (1951, firmato dal solo Fontana)
1951. Manifesto dell’Arte Spaziale (1951, Anton Giulio Ambrosini, Giancarlo Carozzi, Roberto Crippa, Mario Deluigi, Gianni Dova, Lucio Fontana. Virgilio Guidi, Beniamino Joppolo, Milena Milani, Berto Morucchio, Cesare Peverelli, Vinicio Vianello)
1952. Manifesto del Movimento spazialista per la televisione (1952, Ambrosini, Burri, Crippa, Deluigi, De Toffoli, Dova, Donati, Fontana, Giancarozzi, Guidi, Joppolo, La Regina, Milani, Morucchio, Peverelli, Tancredi, Vianello)
1958. VIII Manifesto dello Spazialismo (1958)
2016. Manifesto dello Spazialismo Transgeometrico (2016)
Il linguaggio dello Spazialismo
Lo Spazialismo impone all’osservatore un ulteriore atto percettivo necessario per fruire della tridimensionalità dell’opera. Come in altri casi inoltre il linguaggio spazialista fece riferimento alle realtà scientifica e tecnologica. Gli artisti aderenti allo Spazialismo così nel 1952 elaborarono anche il manifesto Movimento spaziale per la televisione. In questo modo l’evoluzione della tecnologia diventò un atto artistico.
Le opere dello Spazialismo si aprono verso lo spazio infrangendo il diaframma bidimensionale della tela. Qualche critico ha individuato le radici formali dello Spazialismo nel Barocco, del Seicento, le cui opere chiedono all’osservatore di considerare anche lo spazio che le circonda. Inoltre nelle opere spazialiste viene sintetizzato il dinamismo del Futurismo e si applica l’utilizzo di nuovi mezzi nel fare pittorico come suggerì a suo tempo Umberto Boccioni.
Lo Spazialismo spogliò quindi l’opera d’arte della sua essenza proponendo un’arte che integra idealmente forma, colore, suono e movimento nello spazio. In sintesi la finalità degli artisti fu quella di creare esperienze di fruizione dello spazio concepito come la somma delle categorie del Tempo, della Direzione, del Suono e della Luce.
Gli artisti dello Spazialismo
Aderirono alle attività dello Spazialismo gli artisti: Anton Giulio Ambrosini, Guido Antoni, Lucio Fontana, Pino Manos, Antonio Sanfilippo, Bruna Gasparini, Saverio Rampin, Alberto Viani, Giorgio Kaisserlian, Beniamino Joppolo, Milena Milani, Gianni Dova, Agathos, Giuseppe Capogrossi, Aldo Bergolli, Roberto Crippa, Emilio Scanavino, Sergio Dangelo, Edmondo Bacci, Tancredi Parmeggiani, Ennio Finzi, Mario Deluigi, Cesare Peverelli, Ettore Sottsass, Hector Rigel, Giorgio Amelio Roccamonte, Giuseppe Tarantino, Gian Carozzi, Agostino Bonalumi, Luciano Maciotta, Alberto Burri, Pippo Casellati, Turi Simeti, Enrico Castellani, Riccardo Licata, Alessandro Grossutti.
Le opere dello Spazialismo
I tagli di Lucio Fontana rappresentano una riflessione sullo Spazio-Tempo. La tela rappresenta lo spazio mentre il taglio, che registra il gesto dell’artista, rappresenta il Tempo.
Mario Deluigi incise la tela raschiando il colore applicato in precedenza creando graffi gestuali.
Roberto Crippa creò spirali sulle sue tele che possono ricordare realtà atomiche.
Ennio Finzi utilizzò il ritmo per suggerire il suono nel suo segno pittorico.
Bruna Gasparini dipinse opere dal fondo monocromo sul quale tracciare segni pittorici derivati dal gesto artistico.
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