The Sheridan Theatre di Edward Hopper è un dipinto del 1937 che testimonia la passione del pittore per il mondo dello spettacolo.
Edward Hopper, The Sheridan Theatre, 1937, olio su tela, 64.13 x 43.56 cm. Collezione privata
Qui trovi l’immagine dell’opera, vai al sito della del Museo
Indice
Descrizione di The Sheridan Theatre di Edward Hopper
Una figura femminile in piedi è appoggiata alla balaustra della balconata teatrale. A sinistra del grande ambiente la maschera e uno spettatore in abiti eleganti sembrano attendere l’inizio dello spettacolo.
Interpretazioni e simbologia di The Sheridan Theatre di Edward Hopper
Come in altre opere di Edward Hopper che ritraggono l’interno di teatri americani, il dipinto emana un’atmosfera sospesa e misteriosa. La figura femminile è di schiena e non si comprende ciò che sta guardando. Anche i due uomini poco distanti sono immobili anche se paiono rivolti verso la donna. Inoltre la prospettiva con la quale Hopper ha rappresentato l’interno non permette di chiarire cosa stia avvenendo in basso.
L’analisi dell’opera continua dopo questo avviso!
Scuola 2023-2024
Storia dell’arte. A breve troverai approfondimenti sulle principali epoche della Storia dell’Arte
Inoltre nuovi materiali per aiutarti nel lavoro: La descrizione del ritratto, La descrizione del paesaggio
I committenti, le collezioni, la storia espositiva e la collocazione
Il dipinto è custodito presso una collezione privata.
L’artista e la società. La storia dell’opera The Sheridan Theatre di Edward Hopper
The Sheridan Theatre di Edward Hopper risale al 1937. L’artista dipinse l’opera all’età di 48 anni.
Consulta anche l’articolo intitolato: I libri utili alla lettura dell’opera d’arte.
Consulta anche l’articolo intitolato: La scheda per l’analisi dell’opera d’arte.
Lo stile di The Sheridan Theatre di Edward Hopper
Le figure dipinte da Edward Hopper presentano una sintesi formale che in alcuni casi ricorda i dipinti del francese Paul Cézanne.
La tecnica di The Sheridan Theatre di Edward Hopper
The Sheridan Theatre è un dipinto realizzato con colori ad olio ad impasto, stesi su una tela di 64,13 centimetri di larghezza e 43,56 cm di altezza.
Il colore e l’illuminazione
I colori del dipinto sono caldi e la gran parte della superficie riservata all’architettura è di colore ocra rossa. Le luci poi sono di un arancione vivo. L’illuminazione che rivela la scena è quella artificiale del foyer.
Lo spazio
L’ambiente raffigurato da Hopper è descritto con la tecnica della prospettiva geometrica. La particolare complessità dello spazio ricorda le Carceri d’invenzione di Piranesi e gli ambienti illusori di Escher.
La composizione e l’inquadratura
Il dipinto è di forma rettangolare, sviluppata in orizzontale. L’inquadratura asseconda così le ampie architetture dell’edificio. La struttura compositiva è particolarmente spettacolare e suggerisce il grande ambiente soprattutto verso l’alto. Inoltre il senso di ampia spazialità è enfatizzato dalla balaustra che attraversa l’intera opera in larghezza e in obliquo. A questa si aggiunge in alto la curva panoramica della balconata che amplia lo spazio superiore oltre il bordo dell’opera.
Approfondimento. Il teatro della solitudine
Ci sono artisti che hanno ritratto il mondo del teatro (le strutture architettoniche, le scenografie, gli attori, i personaggi, il pubblico), ma solo l’opera di un pittore è stata definita teatro essa stessa. Stiamo parlando de “il teatro della solitudine” di Eduard Hopper. Sotto questa etichetta sono state collocate le circa 100 opere che questo straordinario genio americano ci ha lasciato in eredità.
Le sue tavole calde, le anonime camere d’albergo, le desolate stazioni di servizio, i cinema, divengono teatri silenziosi della commedia umana, la nostra. Il tempo e lo spazio sembrano indefiniti e sospesi, vissuti solo attraverso sensazioni interiori. Realismo e Simbolismo convivono in quello che W. Welles ha definito “il teatro del silenzio”. La solitudine è dunque la protagonista dei suoi quadri, che, come scene di un dramma collettivo, ci parlano con inquietante attualità.
Inoltre diverse di queste opere sono proprio ambientate in cinema e teatri, prima dello spettacolo, col sipario ancora abbassato e file di poltrone vuote, che inducono un senso di vuoto e di attesa.
“Figura solitaria in un teatro” del 1903, “Due nella platea” del 1927, “The Sheridan Theatre” del 1937, “First row orchestra” del 1951, “Intervallo” del 1963 sono alcuni dei titoli più significativi.
Hopper e il cinema
Hopper fu anche definito da “l’artista che inventò il cinema”, non solo perché amava la settima arte, ma soprattutto perché numerosissimi registi si sono ispirati ai suoi quadri per riproporli come particolari inquadrature dei loro film: Hitchcock (e non solo in Psycho), Billy Wilder, Wim Wenders, Woody Allen, David Lynch, Michelangelo Antonioni (soprattutto ne “Il grido”e “L’eclisse”). Io vorrei ricordare però “Profondo rosso”, in cui Dario Argento ricrea un bar che a Torino in quella specifica piazza (piazza CLN) non esiste, rifacendosi esattamente alla desolazione di Nighthawks (1942) di Hopper.
Frame di Alessandro Serra
Infine, risulta estremamente interessantenotare che nel 2019, un attore, drammaturgo e regista italiano, Alessandro Serra, ha portato in scena lo spettacolo “Frame”, in cui i quadri di Hopper sembrano prendere vita.
“Di Hopper non mi interessano le indubbie qualità pittoriche quanto piuttosto la capacità di imprimere sulla tela l’esperienza interiore. Ricrearla in scena. Farla vedere, anche solo per un istante. Nei suoi quadri non vi è alcuna intenzione morale o psicologica, egli semplicemente coglie il quotidiano dei giorni. (…) “
Consulta anche la pagina: Arte e teatro
Vai alla Sezione: Arte e cultura
Leggi gli altri contributi di Anna Maria Nosotti: Arte e femme fatale, Arte e teatro, La Divina Commedia nell’arte, Ritratti di Dante Alighieri, Il diavolo nell’arte
Articolo correlato
Teatro popolare di Felice Carena
© ADO – analisidellopera.it – Tutti i diritti riservati. Approfondisci
Bibliografia
- Edward Hopper, Gli anni della formazione, Electa Mondadori, 1981, EAN: 5000000304794
- Edward Hopper 1882-1967, 1991, Taschen, EAN: 5000000406753
- Rolf Gunter Renner, Edward Hopper. 1882-1967. Trasformazioni del reale, L’Espresso (Gruppo Editoriale), 2001, EAN: 5000000490573
- Gail Levin, Edward Hopper : biografia intima, Johan & Levi, 2009, EAN: 2570071470050
- Mark Strand, Edward Hopper. Un poeta legge uno pittore, Donzelli, Collana: Mele, 2016, EAN: 9788868435592
- Michele Mozzati, Luce con muri. Storie da Edward Hopper, Skira, 2016, EAN: 9788857232690
- Edward Hopper, Elena Pontiggia (a cura di), Scritti, interviste, testimonianze, Abscondita Collana: Carte d’artisti, 2000; 2017, EAN: 9788884166029
- Yves Bonnefoy, Edward Hopper. La fotosintesi dell’essere, Abscondita, Collana: Miniature, 2018, EAN: 9788884166722
- Sergio Rossi, Edward Hopper. Pittore del silenzio, Centauria, 2019, EAN: 9788869214349
Scheda in aggiornamento. Torna fra qualche giorno e troverai ulteriori approfondimenti!
La data dell’ultimo aggiornamento della scheda è: 13 agosto 2021.
Approfondisci la lettura consultando le schede delle altre opere di Edward Hopper intitolate:
- The Sheridan Theatre
Leggi La vita e tutte le opere di Edward Hopper
Consulta la pagina dedicata a Edward Hopper sul sito del Whitney Museum of American Art di New York.
Grazie per aver consultato ADO
Le immagini pubblicate su ADO sono state prodotte in proprio e quindi sono di proprietà dell’autore.