Giuditta con la sua ancella di Artemisia Gentileschi

Giuditta con la sua ancella di Artemisia Gentileschi raffigura la scena seguente la decapitazione di Oloferne da parte della giovane.

Artemisia Gentileschi, Giuditta con la sua ancella, 1618-1619 circa, olio su tela, 114 x 93,5 cm. Firenze Galleria Palatina, Palazzo Pitti

Qui trovi l’immagine dell’opera, vai al sito della del Museo

Indice

Descrizione del dipinto Giuditta con la sua ancella di Artemisia Gentileschi

Giuditta si trova sulla sinistra del dipinto in piedi mentre attende il momento buono per fuggire insieme alla sua ancella. La giovane eroina porta i capelli raccolti da un’acconciatura elaborata e indossa un abito con la scollatura rettangolare. Con la mano destra regge sulla spalla la spada del generale usata per compiere la decollazione. L’ancella invece è rappresentata di schiena e con un turbante annodato sul capo che scende verso il basso. Veste un abito semplice stretto sul corpetto con dei lacci e un’ampia camicia bianca. La donna tra le mani stringe la cesta con la testa mozzata di Oloferne. Lo sfondo è completamente scuro.

Interpretazioni e simbologia di Giuditta con la sua ancella di Artemisia Gentileschi

La giovane eroina biblica è la protagonista del Libro di Giuditta. In questo dipinto la giovane ha già compiuto il gesto eroico e torna a Betulia. Giuditta si propose di dare una svolta al lungo assedio che teneva bloccati gli abitanti della città. La giovane accettò così di incontrare Oloferne generale di Nabucodonosor. Quando però il generale la raggiunse nella sua tenda, Giuditta aiutata dalla sua ancella, lo ubriacò e gli tagliò la testa con la sua spada. Nel dipinto è raffigurato il momento in cui le due donne fuggono dalla tenda nell’accampamento assiro portando con loro la testa del generale.

L’analisi dell’opera continua dopo questo avviso!

Scuola 2022-2023

Storia dell’arte. A breve troverai approfondimenti sulle principali epoche della Storia dell’Arte

Inoltre nuovi materiali per aiutarti nel lavoro: La descrizione del ritratto, La descrizione del paesaggio

I committenti, le collezioni, la storia espositiva e la collocazione di Giuditta con la sua ancella di Artemisia Gentileschi

Artemisia Gentileschi dipinse l’opera per un committente oggi sconosciuto. La tela però compare all’interno di un inventario del Guardaroba di Palazzo Pitti del 1637. Il dipinto era definito come “un quadro su tela entro Juditvi con la sua compagna con la testa di Oloferne in una paniera di mano dell’Artemisia”. Nel 1663 in un altro inventario prende invece il titolo di Giuditta con un’altra figura che tiene la testa d’Oloferne. Il dipinto si trova attualmente a Palazzo Pitti a Firenze.

L’artista e la società. La storia dell’opera Giuditta con la sua ancella di Artemisia Gentileschi

Artemisia Gentileschi dipinse l’opera tra gli anni 1618 e 1620. In questo periodo tra il 1614 e il 1620 l’artista si trovava a Firenze ma non è invece certa la data di realizzazione del dipinto. Altre copie dell’opera si trovano presso la Galleria Corsini di Firenze, il Palazzo Rosso a Genova e nella galleria Charpentier di Parigi.

Consulta anche l’articolo intitolato: I libri utili alla lettura dell’opera d’arte.

Consulta anche l’articolo intitolato: La scheda per l’analisi dell’opera d’arte.

Lo stile del dipinto Giuditta con la sua ancella

Amalia Gentileschi compì il suo apprendistato presso il padre, il caravaggesco Orazio Gentileschi. Il dipinto intitolato Giuditta con la sua ancella è molto vicino allo stile di Caravaggio.

L’artista ha saputo dare alla sua eroina una grande intensità espressiva che descrive il suo stato d’animo del momento. Inoltre dipingendo alcuni dettagli scomposti, come la ciocca di capelli, suggerì l’atmosfera tesa in seguito al gesto appena compiuto.

Artemisia Gentileschi applicò una particolare cura nel riprodurre gli effetti della luce sul metallo della spada e sulla superficie dei gioielli. Inoltre anche il resto della scena è trattato con dettagli narrativi come i gioielli e i tessuti. Si nota infatti il sangue sugli stracci posati nella cesta.

La tecnica

Giuditta con la sua ancella di Artemisia Gentileschi è un dipinto a olio su tela dalle dimensioni di 114 x 93,5 cm.

Il colore e l’illuminazione

Il colore maggiormente diffuso all’interno del dipinto è l’ocra declinato in varie tonalità. Sull’abito della donna, in basso è presente inoltre l’ocra-giallo mentre il turbante è di colore ocra-grigio. Gli incarnati dei personaggi sono più vivi mentre la testa di Oloferne risulta tendente al grigio.

Gli abiti, la camicia indossata dalla ancella di Giuditta e quella bella nobildonna sono bianchi. Lo sfondo è scuro è quasi nero indefinito monocromatico. L’ancella di Artemisia è abbigliata con abiti chiari colorati con varie tonalità di bianco e giallo. Le due figure sono avvolte dall’ombra della notte. L’unica luce infatti proviene da una fonte alla loro sinistra. Le due donne però risultano illuminate anche frontalmente e spiccano scenograficamente contro lo sfondo scuro. Infine la luce mette in risalto le superfici riflettenti e illumina le fisionomie delle protagoniste.

L’illuminazione

L’illuminazione è di tipo caravaggesco e l’illuminazione proviene da sinistra dall’alto e colpisce in pieno il braccio della ancella e il collo e il torace di Giuditta. Anche la mano che tiene la spada è messa in evidenza. Il profilo della donna si staglia netto contro lo scuro dello sfondo. La testa di Oloferne, invece, è all’interno del cesto e in ombra. L’illuminazione mette in evidenza anche il turbante dell’ancella mentre nasconde parzialmente in ombra il suo profilo. I contrasti di luminosità son intensi a partire dal centro, e interessano il braccio con la manica bianca dell’ancella, il suo abito al suo turbante. Anche il busto di Giuditta si evidenzia contro lo sfondo scuro.

Il profilo della protagonista, stagliandosi contro lo scuro non è in piena luce ma è voltata verso destra dalla parte opposta della fonte luminosa. Il braccio dell’ancella è la parte in tutto il dipinto più illuminata e rappresenta proprio l’aiuto che la donna ha dato a Giuditta. Infatti tiene il cesto con il capo di Oloferne che è in ombra, quasi invisibile perché rappresenta un elemento negativo sconfitto da Giuditta. Il volto dell’ancella, infine, è in piena ombra perché non protagonista della scena.

Lo spazio

La scena dipinta da Artemisia Gentileschi è sottolineata scenograficamente dall’assenza di un ambiente. Infatti il fondo scuro circonda le figure delle due donne e le mette in evidenza grazie alla loro illuminazione diretta. Si tratta quindi di uno spazio evocato che è ricostruito nella mente dell’osservatore che conosce la dinamica dell’evento e immagina l’ambiente nel quale si svolge.

La composizione e l’inquadratura

Il dipinto realizzato da Artemisia Gentileschi è di formato rettangolare e orientamento verticale. L’inquadratura è molto stretta e racchiude le due protagoniste in modo tale da permettere all’osservatore di condividere l’atmosfera della scena. Inoltre le due donne sono poste in posizione speculare.

La struttura compositiva di questa versione di Giuditta ricorda il dipinto conservato presso la Galleria nazionale di Oslo attribuito a Artemisia. Secondo alcuni storici invece è un’opera di Orazio Gentileschi, il padre dell’artista.

Confronti. Le Giuditte di Artemisia Gentileschi

Artemisia Gentileschi fu una pittrice nota per le sue opere che raffigurano la vicenda di Giuditta, una giovane e ricca vedova di Betulia. I dipinti raffigurano il momento in cui l’eroina biblica decapita il generale assiro che teneva sotto assedio la città. 

Artemisia Gentileschi si identificò spesso con le protagoniste dei suoi dipinti. Nel caso di Giuditta con la sua ancella il volto dell’eroina è quella dell’artista. Artemisia Gentileschi mise in evidenza i personaggi principali dell’opera investendo di luce o ponendoli nell’ombra. La mano di Artemisia è la parte più illuminata perché impugna l’arma e rappresenta l’azione compiuta dall’eroina.

Giuditta e la sua ancella con la testa di Oloferne di Artemisia Gentileschi
Giuditta e la sua ancella con la testa di Oloferne di Artemisia Gentileschi

Artemisia Gentileschi, Giuditta e la sua ancella con la testa di Oloferne, 1625-1627, olio su tela, 182,2 x 142,2 cm. Detroit, Detroit Institute of Arts

Consulta la pagina dedicata al dipinto di Artemisia Gentileschi, Giuditta e la sua ancella con la testa di Oloferne, sul sito del Detroit Institute of Arts di Detroit, USA.

Articolo correlato

Giuditta al banchetto di Oloferne di Rembrandt

© ADO – analisidellopera.it – Tutti i diritti riservati. Approfondisci

Bibliografia

  • E. Menzio, Lettere precedute da «Atti di un processo per stupro», Abscondita, 2004, ISBN 8884166144, 9788884166142
  • Roberto Contini, Francesco Solinas, Artemisia Gentileschi: storia di una passione, Mostra a Palazzo reale di Milano, 24 ore cultura, 2011, ISBN 8866480010, 9788866480013

La scheda è completa. Periodicamente troverai ulteriori approfondimenti, a presto!

La data dell’ultimo aggiornamento della scheda è: 11 maggio 2021.

Approfondisci la lettura consultando le schede delle altre opere di Artemisia Gentileschi intitolate:

Leggi La vita e tutte le opere di Artemisia Gentileschi

Consulta la pagina dedicata al dipinto di Artemisia Gentileschi, Giuditta con la sua ancella, sul sito della Galleria Palatina, Palazzo Pitti di Firenze.

Grazie per aver consultato ADO

Le immagini pubblicate su ADO sono state prodotte in proprio e quindi sono di proprietà dell’autore.

ADO content