Il Mosè di Michelangelo fu pensato e scolpito per decorare la tomba di Papa Giulio II insieme a circa cinquanta altre statue.
Michelangelo, Mosè, 1513-1516, marmo, altezza 235 cm. Roma, San Pietro in Vincoli
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Indice
Descrizione de Il Mosè di Michelangelo
Mosè è seduto con il busto leggermente arcuato. La gamba destra è flessa e il piede saldamente posato a terra. La gamba sinistra, invece, è abbassata e il piede, portato indietro, poggia solo sulle dita. Mosè con la mano destra, che stringe alcune ciocche della barba, sostiene le tavole della legge chiuse. Il braccio sinistro, invece, è abbandonato in avanti e la mano posata contro il ventre. Infine il viso è ruotato verso destra di chi osserva.
Il suo aspetto fisico è quello di un uomo robusto e vigoroso. Infatti, la sua prestanza si intuisce dalle rilevanze della veste e dalla muscolatura delle braccia. I tratti fisionomici sono quelli di un uomo anziano. Il viso però è ancora volitivo e il suo sguardo esprime una grande forza. Porta capelli mossi e folti mentre la barba e i baffi creano lunghe ciocche che ricadono in basso fino alla vita. Sul capo sono evidenti due piccole corna smussate. Infine, il profeta indossa una semplice tunica che lascia scoperte le braccia.
I committenti, le collezioni, la storia espositiva e la collocazione
Giulio II commissionò la sua tomba a Michelangelo. L’artista, nel complesso progetto del 1505 disegnato per il pontefice, concepì circa cinquanta statue a tutto tondo. Alcune, realizzate, sono ora disperse tra i musei come i Prigioni. In particolare, Schiavo morente e Schiavo ribelle sono dello stesso periodo del Mosè. Quella del profeta fu la prima scultura ad essere realizzata, terminata nel 1513-1516 e ritoccata nel 1542 per creare la torsione del volto, prima frontale.
L’artista e la società. La storia dell’opera Il Mosè di Michelangelo
Nello stesso periodo Leonardo, invece, propose lo sfumato con il quale realizzerà la Gioconda. Raffaello, poi, riuscì ad ispirarsi alle invenzioni pittoriche di entrambe e a creare figure di estrema eleganza come nello Sposalizio della Vergine. Giulio II eletto nel 1503 chiamò Michelangelo a Roma. Il pontefice dal carattere combattivo e determinato decise di ridare importanza politica allo Stato Vaticano. Promosse così una intensa opera di mecenatismo per dare lustro agli edifici. Per questo si avvalse degli artisti più famosi come Raffaello e Bramante.
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Lo stile de Il Mosè di Michelangelo
Il linguaggio plastico utilizzato da Michelangelo per il Mosè è fortemente plastico anche nelle sue opere pittoriche come le figure del Tondo Doni. Con le opere realizzate dai grandi artisti del primo Cinquecento si crea uno stile definito moderno. Il riferimento è l’arte classica della quale si riprendono le proporzioni, l’armonia, l’idealizzazione delle figure e la monumentalità delle forme.
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Bibliografia
- Sigmund Freud, Il Mosè di Michelangelo, 1 marzo 1977, Bollati Boringhieri Collana: Biblioteca Bollati Boringhieri, EAN: 9788833902142
- Antonio Forcellino, Michelangelo. Una vita inquieta, 2007, 7 edizione, Laterza, Collana: Economica Laterza, EAN: 9788842084761
- Cristina Acidini, Michelangelo, 8 febbraio 2017, Giunti Editore, Collana: Dossier d’art Anno edizione: 2016, EAN: 9788809994225
- Giulio Busi, Michelangelo. Mito e solitudine del Rinascimento, 31 ottobre 2017, Mondadori, Collana: Le scie. Nuova serie Anno edizione: 2017, EAN: 9788804681755
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Approfondisci la lettura consultando le schede delle altre opere di Michelangelo intitolate:
- Tondo Doni
- Tomba di Giuliano Nemours
- Pietà Rondanini
- Prigioni
- Pietà
- Tomba di Lorenzo de’ Medici
- David
- Giudizio universale
- Volta della Cappella Sistina
- Mosè
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