La Nike di Samotracia è una scultura ellenistica giunta a noi mutila ma di grande notorietà che è diventata una vera icona mediatica e culturale.
Nike di Samotracia (Νίκη), 190 a.C. ca., marmo pario e calcare, altezza 245 cm. Parigi, Museo del Louvre
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Indice
Descrizione della Nike di Samotracia
La statua della Nike raffigura un personaggio femminile privo di testa e di braccia. Il corpo è avvolto da un chitone i cui panneggi sono mossi dal vento. Le ali coperte da morbide piume invece sono spiegate dietro la schiena. La Nike infine si protende in avanti avanzando con la gamba destra.
Interpretazioni e simbologia della Nike di Samotracia
Nike secondo la mitologia greca era una giovane dea alata figlia del titano Pallante e della ninfa Stige. I Greci veneravano Nike come personificazione della vittoria nello sport e nella guerra. Infatti la traduzione del nome in italiano è Vittoria.
La statua di Samotracia è raffigurata come la polena di una nave da guerra. Pare che la dea sia giunta in volo sulla prua dell’imbarcazione poiché il vento anima il chitone e gonfia le piume delle ali. La sua posizione di avanzamento ad ali spiegate e il chitone mosso dal vento si riferiscono infatti ad un contesto marino. La particolare e unica sagoma assunta dalla Nike mutila invece di rappresentare un difetto ne ha favorito la grande notorietà. Infatti la statua è diventata una vera e propria iconica classica e artistica. Inoltre la sua fama si è diffusa anche in altri ambienti quali quello sportivo e mediatico.
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I committenti, le collezioni, la storia espositiva e la collocazione
Pitocrito scolpì la Nike (Νίκη) a Rhodi in occasione della vittoria della lega delio-attica durante la battaglia dell’Eurimedonte contro il re siriano Antioco III. La lega era composta dalle truppe di Roma, di Pergamo, di Rodi e di Samotracia. Il governo della città decise così di ringraziare i Grandi Dei Cabiri costruendo un grande tempio a più livelli. La statua della Nike si trovava proprio alla sommità dell’edificio religioso.
La statua greca della Nike di Samotracia è esposta all’interno dello Scalone Daru del Louvre. Hector Lefuel progettò l’imponente scalinata per raccordare la Galerie d’Apollon con il Salon Carré. Diverse copie sono custodite in varie città del mondo.
L’artista e la società. La storia dell’opera Nike di Samotracia
Gli storici attribuirono la statua ad uno scultore di nome Pitocrito poichè trovarono il suo nome inciso sul basamento della Nike.
Dal momento della costruzione della struttura religiosa la statua rimase al suo posto. Scomparve poi misteriosamente e Charles Champoiseau, viceconsole francese a Edirne, la ritrovò il 15 aprile 1863 ridotta in frammenti. Lo Stato francese la acquistò in seguito per inserirla nella collezione del Louvre. Nel 1939 l’amministrazione del Museo decise di spostare la Nike nel castello di Valençay per proteggerla dagli eventi bellici della Seconda Guerra mondiale.
Tra il 2013 e il 2014 i restauratori hanno compiuto sulla statua un importante intervento ricostruendo tre penne dell’ala sinistra e riportando all’originale la superficie per un costo di circa quattro milioni di euro.
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Lo stile della Nike di Samotracia
Secondo gli storici il none dello scultore che realizzò la Nike di Samotracia è Pitocrito. Inoltre l’opera appartiene al periodo definito rhodio e di epoca ellenistica. Chiaramente di gusto ellenistico sono la posizione arricolata ed elegante ed il panneggio sottile che rappresenta un virtuosismo scultore in grado di mettere in evidenza l’anatomia sottostante. Infatti l’autore della statua è riuscito a scolpire il marmo a somiglianza di un tessuto bagnato.
La Nike secondo gli studiosi esprime al meglio così dinamismo della figura e virtuosismo tecnico. Per questo mette insieme l’efficace resa del panneggio di Fidia con gli effetti di trasparenza e leggerezza di Prassitele e infine il senso del volume tridimensionale di Lisippo. Nel periodo ellenistico gli artisti persero l’interesse verso la rappresentazione del corpo umano come esempio di misura e ordinata armonia. Gli scultori si interessano invece ad approfondire emozioni e sentimenti dei personaggi scolpiti. Le loro opere assumono quindi una componente drammatica o malinconica.
La tecnica
La statua è realizzata in marmo pario e calcare ed ha un’altezza di 245 cm. Il basamento invece è scolpito in marmo di Larthos e proviene da Rodi.
La luce sulla scultura
La superficie chiara del panneggio viene mossa dal complesso chiaroscuro che si forma tra le pieghe create dal vento che investe in corpo della Nike.
Rapporto con lo spazio
La Nike si impone nello spazio con grande resa monumentale. La sua funzione di grande simbolo architettonico è evidente anche dalle dimensioni e dalla posizione del corpo.
La struttura
La Nike si erge al di sopra di un basamento che ricorda la prua di una nave. Il corpo è saldamento verticale mentre le ali creano due direttrici oblique posteriori che sembrano favorire la spinta in avanti della figura. Secondo la ricostruzione degli studiosi il braccio destro era in basso mentre il sinistro era azato.
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Bibliografia
- Ranuccio Bianchi Bandinelli ed Enrico Paribeni, L’arte dell’antichità classica. Grecia, Torino, UTET Libreria, 1986, ISBN 88-7750-183-9
- Giuliano A., Storia dell’arte greca, Carocci, Roma, 1998. ISBN 88-430-1096-4
- Photini N. Zaphiropoulou, Capolavori della scultura greca antica, Ist. Poligrafico dello Stato Collana: Archeologia, 2007, EAN: 9788824011358
- Giorgio Bejor, Marina Castoldi, Claudia Lambrugo, Arte greca, Mondadori Università; Nuova Edizione edizione (1 ottobre 2013), ISBN-10: 8861842968 ISBN-13: 978-8861842960
- Luigi Rocchetti, Le gioie sepolte. Scultura greca del periodo arcaico, Arbor Sapientiae, 01/01/2018, EAN:9788894820850
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La data dell’ultimo aggiornamento della scheda è: 12 dicembre 2019.
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- Nike di Samotracia
Consulta la pagina dedicata alla scultura Nike di Samotracia, sul sito del Museo del Louvre di Parigi.
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