In vedetta o Il muro bianco di Giovanni Fattori

In vedetta di Giovanni Fattori racconta la Guerra d’Indipendenza dell’Ottocento sul territorio italiano con garbo e poesia.

Giovanni Fattori, In vedetta, o Il muro bianco, 1872, olio su tela, 37 x 56 cm. Valdagno, collezione Marzotto

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Indice

Descrizione de In vedetta o Il muro bianco di Giovanni Fattori

A destra del dipinto un ampio muro bianco riflette la luce accecante del sole. Un soldato a cavallo è fermo verso destra e osserva oltre il bordo dell’opera. La sua figura intercetta i raggi e proietta l’unica ombra contro l’intonaco bianco. Inoltre la sua divisa scura crea una sagoma netta contro la luce riflessa. Ai piedi del muro il terreno è arido e polveroso e tra la terra bianca si notano chiaramente i cumuli di sterco del cavallo. La luce impietosa e il caldo non permettono la crescita della vegetazione. Solo qualche pianta colonizzatrice riesce a farsi strada con le radici in profondità.

Al fondo, oltre la fine del muro, stazionano altri due soldati. I cavalli hanno colori diversi e opposti, uno bianco e uno nero. Le tre sentinelle sono di vedetta e stanno controllando il territorio. A sinistra si sviluppa una strada sterrata la cui carreggiata è indicata dalle rimanenti tracce dei carri. L’orizzonte è rappresentato da una linea pulita e deserta sulla quale la calura della tarda mattinata crea ondeggiamenti della visione. Il cielo è terso e sgombro da nubi.

Interpretazioni e simbologia de In vedetta o Il muro bianco di Giovanni Fattori

Giovanni Fattori fu un sostenitore delle Guerre d’Indipendenza come altri Macchiaioli anarchici e repubblicani. La sua visione realista della pittura lo portò a considerare come soggetti della stessa realtà soldati e contadini. Questo perché gli uomini che indossavano la divisa erano anche lavoratori della terra in periodo di pace. Come in altri dipinti contemporanei è l’uomo ad essere armonizzato nel contesto naturale, anche nel caso di dipinti ufficiali quali Il principe Amedeo ferito durante la battaglia di Custoza.

In Giovanni Fattori la figura del soldato è sempre accompagnata da quella del contadino. L’artista intende infatti mostrare quella che era una realtà sociale dell’epoca. Infatti l’artista ritrasse durante la Guerra d’Indipendenza Italiana la realtà sociale che poteva osservare. Questo si può vedere infatti nella sua opera “In vedetta” del 1872 dunque poco dopo le guerre d’indipendenza.

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Lo stile del dipinto In vedetta o Il muro bianco di Giovanni Fattori

Giovanni Fattori come gli altri suoi compagni Macchiaioli rifiutò la pittura dai toni neoclassici e romantici. Si avvicinò invece al Realismo francese conosciuto attraverso alcuni viaggi a Parigi. La macchia è alla base della tecnica utilizzata dal gruppo macchiaiolo. Le figure si determinano attraverso contrasti di luminosità e di colore che racchiudono forme omogenee. Queste campiture uniformi accostate concorrono così a creare l’immagine e l’articolazione figura sfondo.

I cavalli e i cavalieri invece sono dipinti con un uso più evidente della macchia utilizzata però con un fine volumetrico. Il muro bianco con la sua forte fuga prospettica diventa uno schermo sul quale proiettare l’immagine della sentinella. Allo stesso tempo introduce un elemento di linguaggio al limite dell’astrazione. Lo stesso linguaggio si può osservare nei dipinti Alt! e Gruppo di Lancieri su strada. Lo stile più propriamente macchiaiolo si osserva nel dipinto intitolato La Rotonda dei bagni Palmieri.

I Macchiaioli furono attivi dal 1855 al 1867. Molti di loro con posizioni anarchiche o repubblicane si avvicinarono agli ideali del Risorgimento. Il gruppo si formò intorno al loro teorico Diego Martelli. Gli artisti e altri intellettuali infatti erano soliti riunirsi presso il caffè Michelangiolo di Firenze.

Nel dipinto, sul muro e nella strada, sono sottili differenze di bianco e ocra a definire le superfici. Così avviene nel cielo.

La natura seppur arida e spoglia è in armonia con le sentinelle che sembrano parte del paesaggio che le circonda.

La guerra d’Indipendenza e la leva obbligatoria

La guerra e anche la vita contadina erano cambiate enormemente ancora di più dopo la guerra d’Indipendenza. Nelle epoche precedenti gli eserciti erano costituiti principalmente da soldati di professione e da mercenari. Invece dal XIX secolo gli stati nazione abbandonano gli apparati militari precedenti. Questi infatti erano troppo costosi e infedeli, per militare negli eserciti nazionali. Infatti queste milizie erano costituite dagli abitanti stessi del territorio, spesso contadini. Gli stati introdussero quindi l’obbligo di leva, che creerà molte proteste nel Regno di Italia dopo le guerra d’ indipendenza. Soprattutto nelle zone del sud l’iniziativa venne accolta con malumori e proteste. Infatti la leva colpiva soprattutto le famiglie di contadini che avevano molti figli e dovevano rinunciare a loro e al loro lavoro nei campi.

Influenze della Guerra d’Indipendenza nella cultura italiana dell’epoca

Di questa realtà si possono trovare molti esempi nella letteratura italiana. Ne è un esempio il famoso romanzo “I Malavoglia” di Giovanni Verga. La leva obbligatoria trova comunque il disprezzo generale non solo tra gli strati bassi della popolazione, ma anche tra alcuni intellettuali.

La figura del contadino soldato è quindi una figura ricorrente nell’arte, in quanto racchiude in sé diversi temi sociali che hanno segnato l’immaginario comune. Come il rapporto tra l’individuo e l’autorità statale, il momento della leva militare, anche durante le Guerre d’Indipendenza, come “culla” di un’identità italiana unica. La vita nell’esercito infatti costrinse il neonato popolo italiano a comunicare superando i dialetti regionali, portando grandi contributi alla creazione di un italiano nazionale.

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Bibliografia

  • Raffaele Monti, Fattori, Giunti Editore, Collana: Dossier d’art, 1998; 2008, EAN: 9788809761971

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La data dell’ultimo aggiornamento della scheda è: 8 febbraio 2020.

Opere pubblicate

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