In Arte e olocausto trovi opere d’arte che ricordano gli eventi drammatici del Novecento e altre realizzate da artisti durante la prigionia.
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Indice
- I memoriali sull’olocausto
- Gli artisti prigionieri nei campi di concentramento
- Le testimonianze artistiche
Natalina Monteu Saulat, i miei ricordi di adolescente
di Marco Rabino
Natalina Monteu Saulat è stata una giovane donna italiana, di Pont Canavese, in provincia di Torino. I nazifascisti la arrestarono all’età di 18 anni e, dopo un lungo viaggio la imprigionarono nel famigerato campo di concentramento femminile di Ravensbrück. Qui Natalina subì molte violenze e probabilmente i medici aguzzini la sottoposero a diversi esperimenti. Natalina torno a casa ma, a causa di una grave malattia, morì dopo grandi sofferenze all’età di 21 anni, il 13 agosto 1947. Il Comune di Pont Canavese le ha dedicato una pietra d’inciampo, posata al centro del paese il 24 gennaio 2025.
I memoriali sull’olocausto. Arte e olocausto e il Giorno della Memoria
Memoriale per gli ebrei assassinati d’Europa di Peter Eisenman
Peter Eisenman, Memoriale per gli ebrei assassinati d’Europa, 2004, Corinna-Berliner-Straße 1, quartiere Mitte di Berlino

Il memoriale, dell’architetto statunitense Peter Eisenman, è un campo di 2.711 stele grigie, di cemento armato, prive di alcuna decorazione o scritta. Le stele hanno la stessa larghezza e profondità ma sono di altezza variabile che va da 20 cm a 4 metri. Sono disposte su una griglia irregolare che induce il visitatore a compiere un percorso disagevole. Questo labirinto di cemento crea un’atmosfera inquietante e disorientante, che riflette l’angoscia e la disumanità dell’Olocausto.
L’architettura del memoriale è pensata per suscitare emozioni contrastanti: smarrimento, angoscia, ma anche un senso di solitudine e di isolamento. L’irregolarità delle stele e la loro disposizione creano un paesaggio urbano artificiale e inquietante, che si contrappone alla regolarità degli edifici circostanti. Le stele sono però circoscritte all’interno di un campo rettangolare ben delimitato che riproduce il senso di prigionia degli internati.
Camminando tra le stele, i visitatori sono invitati a riflettere sul destino delle milioni di vittime dell’Olocausto in Germania. L’assenza di qualsiasi elemento decorativo o simbolico costringe a una riflessione intima e personale.

Il centro di documentazione
Sotto il campo di stele di Peter Eisenman si trova il Centro di documentazione degli ebrei morti nella Shoah che offre una documentazione completa sulla questa tragedia. Qui è possibile trovare informazioni sulle vittime, sui luoghi dei campi di concentramento e sulla storia della persecuzione degli ebrei. Il Memoriale per gli ebrei assassinati d’Europa è un luogo di grande impatto emotivo e intellettuale. È un monumento che ci ricorda l’importanza della memoria e ci invita a costruire un futuro migliore, basato sulla tolleranza e sul rispetto per i diritti umani.
Il centro offre una vasta gamma di documenti, fotografie, testimonianze e oggetti, utili per comprendere la portata e la complessità di questo genocidio. Il Centro di documentazione degli ebrei morti nella Shoah è un punto di riferimento per storici, studenti e ricercatori che desiderano approfondire la loro conoscenza della Shoah. Offre inoltre un servizio di ricerca per coloro che cercano informazioni sulle loro famiglie o sui loro antenati.
Arte e olocausto. Memoriale di Dachau di Nandor Glid
Nandor Glid, Memoriale di Dachau, 1968
Il Memoriale di Dachau è stato progettato da Nandor Glid un ebreo perseguitato perseguitato dalle autorità naziste nella ex Jugoslavia. Inoltre Nandor Glid fu partecipò attivamente alla resistenza a partire dalla fine del 1944. Nandor Glid si aggiudicò il primo premio nel concorso indetto dal CID, l’organizzazione costituita dagli ex detenuti sopravvissuti. La giuria inaugurò il Memoriale di Dachau l’8 settembre 1968. Nandor Glid nacque nel 1924 e morì nel 1997.
Il memoriale è composto da diverse parti che propongono un percorso che fa riflettere il visitatore e lo esorta a meditare sul dramma dell’Olocausto. La prima tappa è lo lo Jourhaus, quindi ci troviamo di fronte il muro di accesso al monumento. Sulla parete possiamo leggere la scritta che invita l’umanità a d impegnarso per creare una socirtà priva di paura. Il monumento si trova all’interno di un anfiteatro e le strade di accesso sono in discesa.
Questa scelta ricorda simbolicamente la discesa verso la disperazione e la sofferenza che vissero gli internati dei campi. Al centro del Memoriale di Dacau si trova la scultura in bronzo che raffigura uomini prigionieri del fio spinato. Le loro sagome scheletrite in controluce si librano contro il cielo sopra l’ex campo di concentramento di Dachau. Infine, i pilastri di cemento che circondano la scultura simboleggiano la sorveglianza spietata che perseguitava le persone detenute.
La catena simbolo di soidarietà

Al centro della struttura vediamo poi una grande catena a tre anelli. Questo dettaglio è invece un simbolo di speranza e ricorda la solidarietà prestata dai detenuti. Su questa catena sono apposti i triangoli colorati che le SS usavano per classificare i prigionieri in base alle categorie razziali o ideologiche. Mancano però i triangoli neri, destinati agli asociali, quello verde, per i criminali di professione e quello rosa destinato agli omosessuoli. Infatti, al tempo della progettazione del memoriale i tre gruppi non erano stati ancora individuati come perseguitati dal governo nazista. Le autorità e il mondo civile li riconosceranno solamente a partire dagli anni Ottanta del Novecento.
Infine, si termina il percorso giungendo a un’urna che contiene le ceneri del detenuto ignoto. L’urna è fissata di fronte ad un muro che riporta il monito scritto in cinque lingue: “Mai più“.
Consulta il sito del memoriale
Arte e olocausto. La marcia della morte di Jo Jastram
Jo Jastram, La marcia della morte (Gedenkstaette Woebbelin), 1960
Il rilievo in pietra ricorda le marce della morte che nell’aprile 1945 portarono migliaia di prigionieri al campo di concentramento di Wöbbelin, una località del Meclemburgo-Pomerania Anteriore, in Germania. Il monumento fu danneggiato nel 2002 da un atto di vandalismo. Le autorità in seguito fecero restaurare il bassorilievo.
Jo Jastram nacque nel 1928 e morì nel 2011.
Arte e olocausto. Miracolo (Olocausto) di Marino Marini. Arte e olocausto e il Giorno della Memoria
Marino (Marino Marini), Miracolo (Olocausto), 1958-1959/1959-1960, legno di tulipier, cm 280 x 163 x 125. Torino, Galleria Civica d’Arte Moderna
Lo scultore italiano Marino Marini interpreta con la sua solita figura del cavaliere a cavallo il difficile tema dell’Olocauto.
Consulta la scheda dell’opera…
Arte e olocausto. Memoriale di Buchenwald di Fritz Cremer
Fritz Cremer, Memoriale di Buchenwald (Gedenkstätte Buchenwald), 1958, Weimar
Lo scultore Fritz Cremer militò nelle truppe dell’esercito tedesco durante la Seconda Guerra Mondiale. Nel dopoguerra realizzò alcuni memoriali per ricordare le vittime dell’Olocausto. Suoi cono i memoriali di Mauthausen, di Buchenwald e di Ravensbrück.
Fritz Cremer nacque nel 1906 e morì nel 1993.
Arte e olocausto. Monumento agli eroi del ghetto di Natan Rapoport
Natan Rapoport, Monumento agli eroi del ghetto, 1948. Varsavia, Polonia
Il monumento è formato da due rilievi scolpiti sulle due facciate anteriore e posteriore. Sulla facciata principale sono scolpiti gli eroi del ghetto e in mezzo a loro Mordechaj Anielewicz. Invece il gruppo che si trova nella facciata secondaria sono scolpiti uomini, donne e bambini avvolti dalle fiamme che distrussero il ghetto. Altri ebrei poi marciano verso i campi di concentramento.
Natan Rapoport nacque nel 1911 e morì nel 1987. Lo scultore nel dopoguerra realizzò molti memoriali sull’Olocausto, in Israele e negli Stati Uniti.
Arte e olocausto. Madre e figli all’ingresso della camera a gas di David Olère
David Olère, Madre e figli all’ingresso della camera a gas, 1945
Questo rilievo in pietra è parte di un gruppo di opere autobiografiche. Infatti David Olère Birkenau fece parte del Sonderkommando del crematorio III.
David Olère nacque nel 1902 e morì nel 1985.
Gli artisti prigionieri nei campi di concentramento
Auschwitz I : prigionieri che vanno a lavorare uscendo dal cancello del campo che porta la scritta : “il lavoro rende liberi” di Mieczyslaw Koscielniak

Mieczyslaw Koscielniak, Auschwitz I : prigionieri che vanno a lavorare uscendo dal cancello del campo che porta la scritta : “il lavoro rende liberi”, 1941-1945. Museo statale di Auschwitz-Birkenau
Auschwitz II-Birkenau: baracche in legno di Mieczyslaw Koscielniak
Mieczyslaw Koscielniak, Auschwitz II-Birkenau: baracche in legno, 1941-1945. Museo statale di Auschwitz-Birkenau
Prigioniero morente e SS che si allontana di Mieczyslaw Koscielniak
Mieczyslaw Koscielniak, Prigioniero morente e SS che si allontana, 1941-1945. Museo statale di Auschwitz-Birkenau
Il cibo dei morti per i vivi di David Olère
David Olère, Il cibo dei morti per i vivi (Les vivres des morts pour les vivants), 1952
Questo è un disegno postumo dell’artista che ricorda la sua drammatica esperienza come membro del Sonderkommando dal 2 marzo 1943 fino alla liberazione nel 6 maggio 1945. Il Sonderkommando era un gruppo di deportati scelti, soprattutto ebrei, che collaboravano con le autorità del campo.
La camera a gas di David Olère
David Olère, La camera a gas
Una immagine terribile che riproduce la disposizione dei corpi morti dei deportati in seguito alla gassificazione all’interno di stanze sigillate. In seguito i membri del Sonderkommando trasportavano i corpi al forno crematorio.
Gli uomini del Sonderkommando al lavoro di David Olère
David Olère, Gli uomini del Sonderkommando al lavoro, 1946
In seguito alla gassificazione gli uomini del Sonderkommando trasportavano i corpi morti dei deportati al formo crematorio per la distruzione e l’incenerimento.
Gli uomini del Sonderkommando al lavoro per il taglio dei capelli e l’estrazione delle protesi dentarie in oro dopo la gassazione di David Olère

David Olère, Gli uomini del Sonderkommando al lavoro per il taglio dei capelli e l’estrazione delle protesi dentarie in oro dopo la gassazione, 1946
Auschwitz II-Birkenau: colonna di deportati in cammino verso il Krematorium III in funzione di David Olère

David Olère, Auschwitz II-Birkenau: colonna di deportati in cammino verso il Krematorium III in funzione di David Olère, 1945
La notte di Natale. In basso a destra prigionieri che devono essere fucilati di Wladyslaw Siwek
Wladyslaw Siwek, La notte di Natale. In basso a destra prigionieri che devono essere fucilati
La prima vigilia di Vigilia di Natale dietro il filo spinato di Auschwitz. Questo dipinto testimonia la crudeltà degli uomini delle SS che portavano avanti le uccisioni anche durante le festività natalizie. Il 24 dicembre 1940, i soldati tedeschi predisposero un albero di Natale sulla piazza dell’adunata del campo di concentramento di Auschwitz. Addobbarono anche i rami con lampade elettriche. Ordinarono poi di coricare sotto l’albero i corpi dei prigionieri morti durante il lavoro e congelati durante l’adunata. Era la prima vigilia di Natale passata dai deportati nel campo. Secondo i testimoni sopravvissuti fu la più tragica delle cinque totali vissute durante la prigionia ad Auschwitz. L’ ex deportato Karol Świętorzecki risordò che il Lagerführer Karl Fritzsch indicò a i prigionieri schierati che i cadaveri sotto l’albero erano il regalo per i vivi.
Prigionieri fustigati al palo delle torture comuni di Wladyslaw Siwek
Wladyslaw Siwek, Prigionieri fustigati al palo delle torture comuni
Rooftops in the Winter di Moritz Müller
Moritz Müller, Rooftops in the Winter, 1944. Jerusalem, Collection of the Yad Vashem Art Museum
Müller produsse oltre 500 dipinti durante la sua permanenza a Theresienstadt. Fu ucciso a Auschwitz nel 1944. Moritz Müller (1887-1944).
Ritratto di una giovane donna di Esther Lurie
Esther Lurie, Ritratto di una giovane donna (Portrait of a Young Woman), 1944, Matita su carta, 10.5 x 7.4 cm. Jerusalem, Collection of the Yad Vashem Art Museum
Esther Lurie nacque nel 1913 e morì nel 1998. L’artista disegnò questo Ritratto di una giovane donna (Portrait of a Young Woman) nel Capo di Stutthof Camp nel 1944.
Autoritratto di Felix Nussbaum
Felix Nussbaum, Autoritratto, 1943
Felix Nussbaum visse in prima persona il dramma dell’Olocausto. In questo autoritratto mostra la stella gialla cucita sulla spalla destra ed espone il documento di identità nel quale viene dichiarata la sua origine ebraica.
Il rifugiato di Felix Nussbaum
Felix Nussbaum, Il rifugiato (The Refugee), 1939, olio su tela, 59.7 x 74.7 cm. Jerusalem, Collection of the Yad Vashem Art Museum
Realizzato a Brussels nel 1939.
Ragazze nel campo di Nelly Toll
Nelly Toll, Ragazze nel campo (Girls in the Field), 1943, Guazzo e matita su carta, 19.7 x 27.5 cm. Jerusalem, Collection of the Yad Vashem Art Museum,
Nelly Toll dipinse Ragazze nel prato a Lvov nel 1943. L’artista donò il dipinto allo Yad Vashem Art Museum, Jerusalem.
La canzone è finita di Pavel Fantl
Pavel Fantl, La canzone è finita (The Song is Over), 1942–1944, Acquarello e china su carta, 30.2 x 22.5 cm, Jerusalem, Collection of the Yad Vashem Art Museum
Pavel Fantl nacque nel 1903 e morì nel 1945. L’artista dipinse l’acquerello all’interno del ghetto di Theresienstadt nel 1942–1944. Ida Fantlová, la madre dell’artista donò l’opera alla Collection of the Yad Vashem Art Museum di Jerusalem grazie all’interessameto di Ze’ev e Alisa Shek di Cesarea in Israele.
Arrivo dei trasporti di Leo (Lev) Haas
Leo (Lev) Haas, Arrivo dei trasporti (Transport Arrival), 1942, Inchiostro di china e acquerello su carta, 37.7 x 49.2 cm. Jerusalem, Collection of the Yad Vashem Art Museum
Leo (Lev) Haas nacque nel 1901 e morì nel 1983. L’artista realizzò Arrivo dei trasporti (Transport Arrival) all’interno del ghetto di Theresienstadt nel 1942. Il Comitato per la documentazione di Praga (Prague Committee for Documentation), donò l’opera alla Collection of the Yad Vashem Art Museum di Jerusalem grazie alla mediazione di Ze’ev e Alisa Shek di Cesarea in Israele.
Autoritratto di Charlotte Salomon
Charlotte Salomon, Autoritratto, 1939–1941, matite colorate su carta, 38.7 x 29 cm. Collection of the Yad Vashem Art Museum, Jerusalem
Charlotte Salamon realizzò questo autoritratto a Villefranche-sur-Mer intorno al 1939–1941. Ottilie Gobel Bourne, dello Stato di Washington, donò l’opera allo Yad Vashem Art Museum di Jerusalem.
L’artista all’epoca aveva circa 25 anni e viveva clandestina nel sud della Francia. Charlotte realizzò un gran numero di opere tra il 1941 e il 1942 prima della sua deportazione presso il campo di concentramento di Auschwitz.
Le immagini sono consultabili in un testo che raccoglie i suoi lavori e le riflessioni. La giovane affidò i suoi lavori e i fogli manoscritti al suo medico francese prima di essere arrestata. Al tempo del suo arresto Charlotte era incinta e fu uccisa presso il campo il 10 ottobre del 1943. “Vita? o Teatro?” è il suo diario postumo che raccoglie la sua importante testimonianza.
Charlotte Salomon, Massimo De Pascale (a cura di), Vita? o Teatro?, Castelvecchi, 2019, EAN: 9788832824513
Mio fratello Gedalyahu di Jacob Lipschitz
Jacob Lipschitz, Mio fratello Gedalyahu, 1941-1944, acquerello su carta, 29.9 x 16.3 cm. Yad Vashem Collection, Yad Vashem Art Museum, Jerusalem
L’artista prigioniero nel ghetto di Kovno realizzò diverse opere rivelate trovate solo alla fine della tragica esperienza.
Jacob Lipschitz nacque nel 1903 e morì nel 1945. I soldati del Reich lo deportato a Dachau e a Kaufering dove l’artista morì nel marzo 1945.
Rear Entrance di Bedřich Fritta (Friedrich Taussig)
Bedřich Fritta (Friedrich Taussig), Rear Entrance, 1941–1944. Inchiostro di china e acquerello su carta, 51 x 36.5 cm. Jerusalem, Collection of the Yad Vashem Art Museum
Bedřich Fritta (Friedrich Taussig) dipinse Ingresso posteriore (Rear Entrance), all’interno del ghetto di Theresienstadt nel 1941–1944. Il Comitato per la documentazione di Praga (Prague Committee for Documentation), donò l’opera alla Collection of the Yad Vashem Art Museum di Jerusalem grazie all’intercessione di Ze’ev e Alisa Shek di Cesarea in Israele.
A Transport Leaves the Ghetto di Bedřich Fritta
Bedřich Fritta, A Transport Leaves the Ghetto, 1941-1944, Jewish Museum Berlin
L’artista fu internato nel campo di concentramento di Theresiensdtadt dove realizzò molti disegni. Alcuni di questi furono ritrovati in un nascondiglio al termine della Seconda Guerra Mondiale.
Bedřich Fritta nacque nel 1906 e morì nel 1944 all’interno del campo di concentramento di Auschwitz.
Autoritratto di Josef Kowner
Josef Kowner, Autoritratto (Self-portrait), 1941, acquerello su carta, 49.4 x 38.6 cm. Jerusalem, Collection of the Yad Vashem Art Museum
L’artista dipine questo autoritratto quando era ristretto nel ghetto di Lodz, nel 1941. Josef Kowner nacque nel 1895 e morì nel 1967. Leon and Carmela Kowner, di Haifa, donarono il piccolo dipinto alla Collection of the Yad Vashem Art Museum di Gerusalemme.
Le strade del Ghetto di Lodz di Josef Kowner
Josef Kowner, Le strade del Ghetto di Lodz (A Street in Lodz Ghetto), 1941, acquarello su carta, 26.2 x 35.3 cm. Jerusalem, Collection of the Yad Vashem Art Museum
Josef Kowner dipinse Le strade del Ghetto di Lodz nel 1941. Leon and Carmela Kowner, di Haifa. donarono l’opera alla Collection of the Yad Vashem Art Museum di Jerusalem
Una primavera di Karl Robert Bodek and Kurt Conrad Löw
Karl Robert Bodek e Kurt Conrad Löw, Una primavera (One Spring), 1941, Acquerello, Inchiostro di china e matita su carta, 14.4 x 10.3 cm. Jerusalem, Collection of the Yad Vashem Art Museum
Karl Robert Bodek nacque nel 1905 e morì nel 1942. Kurt Conrad Löw nacque nel 1914 e morì nel 1980. I due artisti Bodek e Löw hanno spesso collaborato artisticamente e firmato insieme molte delle loro opere. Inoltre prepararono le scenografie per il cabaret presso campo di Gurs dove erano imprigionati. Disegnarono anche poster e cartoline per varie occasioni. Una primavera (One Spring) è un acquerello di piccole dimensioni dipinto dai due artisti presso il campo di concentramento di Gurs nel 1941. Annelies Haymann di Kiryat Bialik in Israele, donò l’acquerello alla Collection of the Yad Vashem Art Museum di Jerusalem.
Sentiero tra le baracche di Leo Breuer
Leo Breuer, Sentiero tra le baracche (Path between the Barracks), 1941, acquarello su carta, 22 x 30.2 cm, Jerusalem, Collection of the Yad Vashem Art Museum
Leo Breuer nacque nel 1893 e morì nel 1975. Breuer realizzò l’acquerello nel campo di Gurs nel 1941. Ms. Gita Lehman, Israel, donò il dipinto alla Collection of the Yad Vashem Art Museum di Jerusalem.
Le testimonianze artistiche
If not, not di Ronald Brooks Kitaj
Ronald Brooks Kitaj, If not, not, 1975 e il 1976. Londra, British Library
Un dipinto realizzato dall’artista americano di origini ebraiche che ricorda il dramma dell’olocausto rappresentando l’ingresso al campo di Auschwitz-Birkenau.
La Crocifissione gialla di Marc Chagall
Marc Chagall, La Crocifissione gialla, 1943, olio su tela. Parigi, Musée National d’Art Moderne, Centre Georges Pompidou
La Crocifissione gialla di Marc Chagall del 1943 riprende alcuni temi della Crocifissione bianca del 1938. Nel dipinto Cristo diventa il simbolo della sofferenza del popolo ebraico imprigionato nei campi di concentramento nazisti. Nell’opera i simboli della sofferenza del popolo ebraico si mescolano alle figure che l’artista russo di origini ebraiche riprese dalla tradizione della su terra di origine.
Consulta la scheda dell’opera…
La Crocifissione bianca di Marc Chagall
Marc Chagall, La crocifissione bianca, 1938, olio su tela, 155 x 140 cm. Chicago, The Art Institute
Marc Chagall dipinse la Crocifissione Bianca nel 1938 quando la Germania nazista iniziò a perseguitare con le leggi razziali la popolazione ebraica. Nel dipinto l’artista russo di origine ebraica propose una sua lettura della sofferenza dei popoli oppressi attraverso i simboli della distruzione. Nel tempo l’opera è diventata rappresentativa del dramma dell’Olocausto ebraico. Papa Francesco in una intervista condotta dallo storico dell’arte Timothy Verdon nell’aprile del 2017 dichiarò di amare molto quest’opera di Marc Chagall.
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Il ritratto di Adele Bloch-Bauer I di Gustav Klimt
Gustav Klimt, Ritratto di Adele Bloch-Bauer I, 1907, olio su tela, 138 x 138 cm. New York, Neue Galerie
Un notissimo ritratto realizzato da Gustav Klimt per la giovane ebrea austriaca sua amica e mecenate. Durante il Nazismo il regime requisì tutti gli averi della famiglia e quindi anche il dipinto. Nello stesso periodo Maria Altman, parente della mecenate fu internata in un campo di concentramento. Nel dopoguerra Maria andò a vivere negli Stati Uniti. Nei primi anni del 2000, l’erede riuscì finalmente ad ottenere la proprietà del ritratto dopo una lunga e difficile contesa legale con il governo Austriaco. Il collezionista Ronald Lauder acquistò l’opera nel 2006 per il prezzo di 135 milioni di dollari. L’opera ora si trova alla Neue Galerie di New York.
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Link esterni
Consulta una serie di opere realizzate da artisti-prigionieri nei campi di concentramento visitando il sito della Yad Vashem Collection di Jerusalem.
Consulta il sito dello United States Holocaust Memorial Museum di Washington, DC. Sono presenti sul sito decine di migliaia di oggetti, foto e documenti riguardanti l’Olocausto europeo del popolo ebraico.
Consulta la pagina dedicata al dipinto di Gustav Klimt, Ritratto di Adele Bloch-Bauer, sul sito del Neue Galerie di New York.
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