Crocifisso di Santo Spirito di Michelangelo rappresenta un dono in segno di ringraziamento al priore del Convento di Santo Spirito.
Michelangelo, Crocifisso di Santo Spirito, 1493 circa, legno policromo, 139 x 135 cm. Firenze, Basilica di Santo Spirito
Qui trovi l’immagine dell’opera, vai al sito della del Museo
Indice
Descrizione di Crocifisso di Santo Spirito di Michelangelo
Cristo dal corpo nudo è collocato sulla croce. Cristo è raffigurato con un’espressione di sofferenza, gli occhi chiusi e il capo reclinato a sinistra dell’osservatore. Il corpo è abbandonato sulla croce, le ginocchia sono piegate, unite e puntano leggermente verso destra.
Cristo presenta un corpo gracile e indifeso che trasmette un senso di fragilità. Anche la sua nudità esposta sulla croce evoca il dramma della morte e della solitudine.
Nel 1999 due medici paragonarono la figura scolpita al corpo morto da poche ore di un adolescente di circa 14 anni. Questo marcato realismo ha convinto gli storici dell’arte che Michelangelo sia l’autore della scultura. Infatti proprio presso il convento il giovane artista ebbe modo di studiare l’anatomia su cadaveri di persone morte in attesa di sepoltura.
L’analisi dell’opera continua dopo questo avviso!
Scuola 2023-2024
Storia dell’arte. A breve troverai approfondimenti sulle principali epoche della Storia dell’Arte
Inoltre nuovi materiali per aiutarti nel lavoro: La descrizione del ritratto, La descrizione del paesaggio
I committenti, le collezioni, la storia espositiva e la collocazione
Il Crocifisso scolpito da Michelangelo si trova all’interno della Basilica di Santo Spirito a Firenze.
L’artista e la società. La storia del Crocifisso di Santo Spirito di Michelangelo
Il Crocifisso di Santo Spirito risale a circa il 1493 circa. Gli storici dell’arte sono concordi nell’attribuire la scultura a Michelangelo.
Nel 1492 morì Lorenzo il Magnifico protettore di Michelangelo che lo aveva ospitato nel periodo di formazione presso il palazzo di famiglia di Via Larga a Firenze. Il giovane artista all’età di 17 anni si rifugiò così nel convento di Santo Spirito. Piero de’ Medici proseguì nell’attività di sostegno nei confronti di Michelangelo insieme a priore del convento.
L’artista riuscì così a portare avanti i suoi studi anatomici studiando i cadaveri che provenivano dall’Ospedale del convento. Questa attività di indagine anatomica permise quindi a Michelangelo di diventare uno degli artisti più abili nel rappresentare il corpo umano in movimento.
Michelangelo per ringraziare il priore Niccolò di Lapo Bichiellini scolpì un crocifisso in legno che trovò posto sull’altare maggiore. L’Alberini lasciò una testimonianza di questa presenza nel 1510.
In seguito all’occupazione dell’esercito di Napoleone, sul finire del Settecento, il convento fu chiuso e si persero le tracce del Crocifisso.
Il ritrovamento del Crocifisso di Santo Spirito di Michelangelo
Gli storici conoscevano l’esistenza del crocifisso di Michelangelo grazie agli scritti dell’artista Giorgio Vasari. La studiosa Margrit Lisner così proseguì nella ricerca dell’opera incoraggiata dal padre agostiniano Guido Balestri. Il ritrovamento risale ai primi anni Sessanta del Novecento e seguì il restauro e l’esposizione a Casa Buonarroti. Nel 1964 venne effettuata una catalogazione dei Crocifissi della Toscana e gli archivisti riscoprirono l’opera di Michelangelo che era ricoperta da uno spesso strato di pittura che ne alterava le forme.
Nel 2000 i padri Agostiniani ottennero nuovamente la conservazione del Crocifisso. Considerato però che la sede originaria era occupata dall’altare del Caccini, l’opera di Michelangelo trovò posto nella cappella Barbadori della Sacrestia di Giuliano da Sangallo.
La croce di legno alla quale è fissato il corpo di Gesù non è originale. Risale forse al momento della ridipittura che avvenne dopo la metà del 1700 e la prima metà del 1800. Invece il titulus crucis, che è affisso in alto e scritto in ebraico, greco e latino, è originale sebbene posto a rovescio.
Consulta anche l’articolo intitolato: I libri utili alla lettura dell’opera d’arte.
Consulta anche l’articolo intitolato: La scheda per l’analisi dell’opera d’arte.
Lo stile di Crocifisso di Santo Spirito di Michelangelo
La modellazione anatomica è morbida. Inoltre Michelangelo scolpì dettagli fisici e apparentemente insignificanti come i peli del pube e la morbidezza dei capelli. Il Cristo riprodotto nel crocifisso è un’interpretazione intima e non presenta l’eroismo di alcuni personaggi di Michelangelo. Gli storici fanno notare però alcune somiglianze con altre sculture. L’inclinazione e la forma del capo di Gesù è molto simile a quella della Madonna della Pietà vaticana. Inoltre Michelangelo utilizzò in molte opere successive la torsione formale del corpo.
La tecnica
Michelangelo scolpì il Crocifisso in legno. La superficie della scultura era dipinta e la statua misura circa 139 centimetri.
La luce sulla scultura
La superficie chiara del corpo di Cristo e la modellazione morbida permettono alla luce ambientale di riflettersi e creano poche zone di ombra.
Rapporto con lo spazio
Il leggero avvitamento assunto dal corpo di Gesù permette di valorizzare anche una visione laterale del Crocifisso. Infatti a causa della sovrapposizione dei piedi il bacino assume una rotazione che espone i glutei anche ad uno sguardo da sinistra dell’osservatore.
La struttura
La posizione del corpo di Gesù crea una leggera torsione. Infatti il capo è inclinato verso la sua spalla destra mentre le ginocchia puntano alla sua sinistra. Questa postura determina una leggera serpentina che imprime otticamente un movimento ascensionale. Secondo gli studiosi di Michelangelo non si trattò di una scelta stilistica per dare prova della propria abilità tecnica. Piuttosto tale posizione conferma il naturalismo del corpo. Infatti l’avvitamento si genera in seguito alla sovrapposizione dei piedi fissati con un chiodo al legno della croce.
Il crocifisso in legno di tiglio
Gli studiosi recentemente hanno attribuito a Michelangelo un piccolo Crocifisso scolpito in legno di tiglio. L’opera è di proprietà di una collezione privata e fu esposto nel 2004 nel Museo Horne. Gli storici si sono basati sul confronto con il Crocifisso di Santo Spirito. Hanno considerato così dettagli importanti come i tendini del piede o l’articolazione del ginocchio che sono difficili da riprodurre. Inoltre al tempo per ottenere una tale definizione occorreva aver condotto studi sul corpo umano che pochissimi artisti avevano il permesso di fare.
Articolo correlato
© ADO – analisidellopera.it – Tutti i diritti riservati. Approfondisci
Bibliografia
- Pierluigi De Vecchi, La Cappella Sistina, Milano, Rizzoli, 1999, ISBN 88-17-25003-1
- Antonio Forcellino, Michelangelo. Una vita inquieta, 2007, Laterza, Collana: Economica Laterza, EAN: 9788842084761
- Benjamin Blech, Roy Doliner, I segreti della Sistina. Il messaggio proibito di Michelangelo, 7 aprile 2010, BUR Biblioteca Univ. Rizzoli, Collana: Saggi, EAN: 9788817061704
- Alberto Angela, Viaggio nella Cappella Sistina, Milano, Rizzoli, 2013. ISBN 978-88-17-07841-2
- Frank Zöllner, Christof Thoenes, Michelangelo. Tutte le opere di pittura, scultura e architettura, 2017, Taschen, Collana: Bibliotheca Universalis, EAN: 9783836563819
- Giulio Busi, Michelangelo. Mito e solitudine del Rinascimento, 20 novembre 2018, Mondadori, Collana: Oscar storia, EAN: 9788804705611
La scheda è completa. Periodicamente troverai ulteriori approfondimenti, a presto!
La data dell’ultimo aggiornamento della scheda è: 29 maggio 2021.
Approfondisci la lettura consultando le schede delle altre opere di Michelangelo intitolate:
- Tondo Doni
- Tomba di Giuliano Nemours
- Pietà Rondanini
- Prigioni
- Pietà
- Tomba di Lorenzo de’ Medici
- David
- Giudizio universale
- Volta della Cappella Sistina
- Mosè
- Creazione di Adamo
- Madonna della Scala
- Battaglia dei Centauri
- Crocifisso di Santo Spirito
Leggi La vita e tutte le opere di Michelangelo
Consulta la pagina dedicata al dipinto di Michelangelo, Crocifisso di Santo Spirito, sul sito della Basilica di Santo Spirito di Firenze.
Grazie per aver consultato ADO
Le immagini pubblicate su ADO sono state prodotte in proprio e quindi sono di proprietà dell’autore.