Il diavolo nell’arte raccoglie opere d’arte che nei secoli hanno interpretato la figura del demonio ritraendolo come si manifesta nelle diverse civiltà e religioni.
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Le opere con argomento Il diavolo nell’arte
Monumento al traforo del Fréjus di Marcello Panissera di Veglio
In Piazza Statuto a Torino si trova il Monumento al traforo del Fréjus. Il monumento fu inaugurato nel 1879 e ideato dal conte Marcello Panissera di Veglio, allora presidente dell’Accademia Albertina di Belle Arti. Il cumulo di rocce è sovrastato da un Genio Alato con una stella a cinque punte rovesciata sul capo. In basso i Titani sono vinti dal genio della ragione che lotta contro la forza bruta. Secondo i seguaci della magia nera si tratta di Lucifero che indica la porta dell’inferno.
Il diavolo nell’arte. Il sabba delle streghe di Goya
Goya, Il sabba delle streghe, 1797–1798, olio su tela, 44 x 31 cm. Madrid, Museo Lázaro Galdiano
Il dipinto di Goya è anche conosciuto come Il grande caprone. Al centro del dipinto infatti si erge sulle zampe posteriori l’animale che porta tra le lunghe corna un ramo intrecciato. Le streghe giovani e anziane sono riunite intorno a lui. Le donne inoltre porgono al caprone degli infanti in offerta e molti scheletrini sono visibili sul terreno. La visione è terrificante il diavolo al centro di questo rito satanico ci osserva con grandi occhi sbarrati.
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Il diavolo nell’arte. Giudizio universale di Michelangelo
Michelangelo Buonarroti, Giudizio Universale, 1536-1541, affresco, 1370 x 1200 cm. Città del Vaticano, Palazzi Vaticani, Cappella Sistina
Nel grande affresco di Michelangelo i diavoli sono rappresentati a destra mentre conducono le anime perse all’Inferno. Caronte infatti spinge i dannati sulla barca che li porterà nel fuoco eterno. Atri demoni poi trascinano in basso le anime disperate dal cielo. I demoni hanno la pelle scura, occhi infiammati e un paio di ali di ariete. Infine dalla bocca dell’inferno si intravedono le fiamme che accolgono le anime in pena.
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Il diavolo nell’arte. Deposizione di Sansepolcro di Rosso Fiorentino
Rosso Fiorentino, Deposizione di Sansepolcro, 1527-1528, olio su tavola, 270 x 201 cm. Sansepolcro, San Lorenzo
Nella Deposizione di Sansepolcro di Rosso Fiorentino compare un volto inquietante. Infatti nell’ombra, proprio al centro dell’opera, si nota un viso diabolico dai connotati scimmieschi. Il viso è molto scuro e quindi appena percepibile. Non è chiaro chi sia realmente questa presenza ma gli storici ipotizzano che rappresenti il male. Inoltre ricordano che l’artista possedeva una scimmia di nome Bertuccione che probabilmente gli fece da modella.
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Il diavolo nell’arte. Il cavaliere, la morte e il diavolo di Albrecht Dürer
Albrecht Dürer, Il cavaliere, la morte e il diavolo, 1513, incisione a bulino su lastra di rame, 24 x 19 cm (15 x 10 cm). Berlino, Staatliche Museen
La famosa stampa di Albrecht Dürer rappresenta una scena terrificante. Il cavaliere, sicuro nella sua armatura, procede in sella ad un possente cavallo. Dietro di lui poi avanza anche un essere mostruoso composto da parti di vari animali. Sulla testa porta un enorme corno seghettato che pare la chela di un granchio. Ai lati del muso sporgono due corna da caprone. Inoltre spuntano altre escrescenze da anfibio. Il muso sembra quello di un coccodrillo e gli occhi grandi e tondi guardano in direzione dell’osservatore. Il diavolo infine porta con se una alabarda ma non può infierire sul cavaliere che è protetto dalla corazza della sua virtù morale.
La figura del cavaliere è anche il simbolo dell’uomo dell’umanesimo che armato di consapevolezza avanza incurante del male. Nella scheda trovi l’approfondimento di Anna Maria Nosotti intitolato Il cavaliere, arbitro della propria sorte.
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Il diavolo nell’arte. Il Giudizio Universale di Hieronymus Bosch
Hieronymus Bosch, Giudizio Universale, 1506-1508, olio su tavola di quercia, 59,4 x 112,9 cm. Monaco, Alte Pinakothek
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Il carro di fieno di Hieronymus Bosch
Hieronymus Bosch, Il carro di fieno, 1500 circa, olio su tavola, 135 x 100 cm. Madrid, Museo del Prado
Anna Maria Nosotti ha scritto un approfondimento sui legami tra tradizione iconografica e nuovi media rispetto alla figura del diavolo. L’approfondimento dal titolo L’artista Unto dal diavolo lo trovi sulla scheda di analisi dell’opera.
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Autoritratto come diavolo di Luca Signorelli
Luca Signorelli, Autoritratto come diavolo, 1499-1502, affresco. Orvieto, duomo di Orvieto, cappella di San Brizio
Apparizione della Vergine a San Bernardo di Filippino Lippi
Filippino Lippi, Apparizione della Vergine a San Bernardo, 1482 circa, olio su tavola, 210 x 195 cm. Firenze, Badia Fiorentina
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Trittico del Giudizio universale di Hans Memling
Hans Memling, Trittico del Giudizio universale (Trittico di Danzica), 1467-1473, olio su tavola, totale 223,5 x 306 cm, 221 x 161 cm pannello centrale, 223,5 x 72,5 cm scomparti laterali. Danzica, Muzeum Narodowe w Gdarísku
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Confessione della donna resuscitata di Giotto
Giotto, Confessione della donna resuscitata, 1295-1299 circa, affresco, 270 x 230 cm. Assisi, Basilica superiore
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Pazuzu
Pazuzu, primo millennio a.C., bronzo, 15 x 8.60 x 5.60cm. Parigi, Museo del Louvre
Dagli assiri a Hollywood
Di Anna Maria Nosotti
Credo che tutti abbiano visto, almeno una volta, il film “L’Esorcista”. Quando nel 1973 uscì nelle sale, oltre a terrorizzare molti degli spettatori e ad incontrare problemi di censura, divenne universalmente un cult , con un incredibile successo di botteghino. Trasmesso annualmente dalle televisioni di tutto il mondo, surclassò il romanzo da cui era stato tratto.
Il film inizia col ritrovamento a Ninive, durante uno scavo archeologico, della statuetta di un demone assiro, Pazuzu, che si impossesserà poi della giovane protagonista, dando il via ad un seguito di tragici eventi.
Se la trama è opera di fantasia, questa creatura diabolica invece (o meglio, la sua immagine iconografica) risale all’ VIII secolo A.C e alla cultura Assiro-Babilonese. “Io sono Pazuzu, figlio di Hanpa. Il re degli spiriti malvagi del vento che sorge all’improvviso dalle montagne.” Così recita l’iscrizione di questa statuetta conservata al Museo del Louvre di Parigi; di lui sono state ritrovate numerose immagini, sotto forma di bassorilievi, statuette, terracotte, ma questa è certamente la più famosa. Si ritiene che, forse, in lingua babilonese il suo nome significhi “conoscitore di incantesimi”.
Un demone molto antico
Se per alcuni era un demone protettore ( invocato per esempio dalle partorienti, come il benefico dio egizio Bes) per tutti gli altri era la creatura più perfida e malvagia che si potesse immaginare, un diavolo in tutto e per tutto. Il suo aspetto è certamente terribile: coperto di scaglie, ha testa di uomo, ma con corna e muso di leone, zampe da rapace o da leone, grandi ali, coda da scorpione, braccia aggressive e pene eretto, con testa di serpente.
Di lui si parla anche nell’ Antico Testamento, visto come una bestia nera e pelosa, che predilige i deserti. Eppure, in Mesopotamia Pazuzu fu creatura temuta , ma anche amata: si riteneva infatti che la sua potenza potesse anche proteggere da altri demoni, per cui molti uomini portavano al collo un amuleto con la sua immagine, in funzione apotropaica. Ma il suo successo ha attraversato i secoli ed è giunto sino a noi, e non solo attraverso il cinema. Ben 10 rock band (fra queste i Gorillaz) hanno dedicato un brano a questa orribile creatura, alimentando così le dicerie sui rapporti tra satanismo e hard rock. Questo demone è diventato persino il protagonista di fumetti e videogiochi di largo successo.
Link esterni
Consulta la pagina dedicata al dipinto di Giudizio Universale di Hieronymus Bosch, sul sito dell’Alte Pinakothek Museo di Monaco.
Consulta la pagina dedicata al dipinto di Giotto, Confessione della donna resuscitata, sul sito della Basilica superiore di Assisi.
Consulta la pagina dedicata alla statuetta di Pazuzu, sul sito del Museo del Louvre di Parigi.
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