La Collezione Verzocchi che si trova a Forlì, in Italia, ospitata a Palazzo Romagnoli raccoglie un insieme di opere dedicate al mondo lavoro.
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di Marco Rabino
Dove si trova la Collezione Verzocchi
La collezione Verzocchi è esposta a Palazzo Romagnoli che si trova a Forlì in Via Cesare Albicini, 12, in Emilia-Romagna, in Italia. Le opere occupano il piano terra dello stabile che le ospita. La Collezione prende anche il nome de Il lavoro nella pittura contemporanea che specifica il tipo di opere che la compongono.
La storia della Collezione Verzocchi
L’imprenditore italiano Giuseppe Verzocchi nel 1949 decise di formare una collezione d’arte dedicata al lavoro. Verzocchi che era già un collezionista ed era introdotto nel mondo dell’arte, chiese a molti artisti italiani di creare un’opera a tema.

Il contest del progetto Verzocchi
Giuseppe Verzocchi chiese così agli artisti di rispettare un format preciso per la partecipazione al progetto della Collezione. L’industriale scelse il tema del lavoro. Le opere dovevano presentare un formato preciso, cioè 70 x 100 cm. Nell’opera poi doveva essere inserita la figura di un mattone refrattario, prodotto della ditta Verzocchi, con la sigla dei soci ‘V&D’, Giuseppe Verzocchi e Ottavio Vittorio De Romano. Inoltre la sigla iconizza la frase latina Veni VD Vici, il motto dell’azienda di Giuseppe Verzocchi.
Dal 1949 al 1950 l’imprenditore ottenne così più di settanta adesioni da parte degli artisti più rappresentativi in Italia. Le condizioni di partecipazione comprendevano anche la realizzazione di un autoritratto. Ogni artista ottenne 100.000 lire di compenso per dipinto e la partecipazione della propria opera ad una esposizione pubblica di rilevanza nazionale.
Nel 1986 alcuni ladri rubarono ventuno opere in occasione dell’esposizione della Collezione alla Triennale di Milano. Le forze dell’ordine trovarono i dipinti in poco tempo ma due opere furono distrutte durante le operazioni di recupero.

Le mostre della Collezione Verzocchi
Le Verzocchi presentò la collezione per la prima volta alla Biennale Internazionale di Venezia del 1950. Il primo maggio del 1961, in occasione della Festa dei lavoratori, l’industriale donò tutte le opere al Comune di Forlì. La triennale di Milano del 1986 ospitò la Collezione. A maggio e giugno del 2004 fu allestita una mostra a Roma documentata da un catalogo.
Identità della Collezione Verzocchi
La Collezione di Giuseppe Verzocchi rappresenta anche il percorso umano e professionale dell’imprenditore. Infatti la sede espositiva ospita una selezione di documenti, fotografie e testimonianze scritte che raccontano la costituzione della raccolta di opere. Inoltre proprio la natura programmatica del progetto di Verzocchi determinò la grande adesione tra la vita del collezionista e le opere scelte per la Collezione.
Giuseppe Verzocchi ottenne molte adesioni da parte degli artisti italiani più rappresentativi dell’arte della prima metà del Novecento. La Collezione offre quindi uno sguardo ragionato sulle principali tendenze artistiche del periodo. Inoltre offre un percorso monografico sul tema del lavoro articolato nelle poetiche dei diversi artisti che lo hanno interpretato.

L’imprenditore inoltre creò da subito uno stretto legame tra il suo lavoro e la passione di collezionista d’arte. Per ufficializzare questo connubio, nel 1949, all’età di 62 anni, Verzocchi contattò settantadue artisti italiani appartenenti alle prime esperienze artistiche del Novecento.
Tra gli artisti invitati vi erano nomi che avevano partecipato alle mostre ufficiali di Novecento di Margherita Sarfatti e altri aderenti ai gruppi nati nel contesto dell’arte antifascista italiana. L’operazione di Verzocchi mise così insieme le due anime opposte dell’ideologia politica della prima metà del Novecento ricomposte nella nuova Italia del dopoguerra.
Il percorso espositivo
Le opere della collezione sono accompagnate da un apparato fotografico e di documenti che raccontano la vicenda di Giuseppe Verzocchi.
Giuseppe Verzocchi nacque a Roma nel 1887 e morì a Milano nel 1970 all’età di 83 anni. Verzocchi fu un imprenditore attivo nel campo delle costruzioni. L’impresa di Giuseppe Verzocchi si occupava di materiali refrattari e prese il nome di Refrattari Verzocchi.

Le opere
Il gruppo degli otto
Il Gruppo degli Otto prese forma nel 1952 e si sciolse nel 1954 intorno alla figura del critico d’arte Lionello Venturi. Il gruppo era composto dagli artisti Afro Basaldella, Renato Birolli, Antonio Corpora, Mattia Moreni, Ennio Morlotti, Giuseppe Santomaso, Giulio Turcato ed Emilio Vedova.
Il porto di Nantes di Renato Birolli

Renato Birolli, Il porto di Nantes, 1949-1950, olio su tela, 70 x 100 cm.
Il porto di Nantes di Renato Birolli è un dipinto che rivela le radici neocubiste del pittore. Come molti altri pittori a lui contemporanei, Birolli riprese alcune sperimentazioni delle Avanguardie artistiche come fece anche Renato Guttuso, protagnista e fondatore del Fronte Nuovo delle Arti. Come lui, in alcuni dipinti si riscontra una matrice neoespressionista, che però, nelle opere di Birolli, rimane confinata nella struttura geometrica e minimizzata da una sintesi formale delle figure.
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I lavoratori del mare di Antonio Corpora
Antonio Corpora, I lavoratori del mare, 1949-1950, olio su tela, 70 x 100 cm.
Il dipinto di Antonio Corpora presenta una superficie frammentata e formata da campiture di colore geometriche. Si individuano triangoli e quadrilateri di diverse proporzioni, deformati formalmente. Sono presenti anche curve che creano forme a semiluna che intersecano i quadrilateri. Se osservata attentamente, l’immagine permette di identificare due figure umane, alti alberi di navi con le vele e lo scafo delle imbarcazioni.
Considerando il titolo, le figure umane che compaiono in questo dipinto di Antonio Corpora sono marinai. Intorno a loro infatti si colgono le navi ferme nel porto. Anche l’abbondanza di colore blu e azzurro suggerisce una ambientazione marina.
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Interno di fabbrica di Emilio Vedova
Emilio Vedova, Interno di fabbrica, 1949-1950, olio su tela, 70 x 100 cm.
L’intrico delle rigide linee nere e spesse evoca gli ingranaggi dei macchinari che operavano all’interno delle fabbriche nel dopoguerra in Italia. Infatti sono identificabili nel dipinto alcune semplici strutture meccaniche. Questa interpretazione del lavoro proposta da Emilio Vedova ricorda la durezza del lavoro manuale svolto nella catena di montaggio. Infatti, tra la fine degli anni Quaranta e l’inizio degli anni Cinquanta del Novecento nascevano in Italia le grandi realtà industriali.
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Scuola Romana di via Cavour
I vangatori di Fausto Pirandello
Fausto Pirandello, I vangatori, 1949-1950, olio su compensato, 69.5 x 90 cm.
Due uomini scavano il terreno a piedi nudi con delle grosse vanghe. I vangatori sono vestiti con abiti da lavoro semplici e sul capo indossano un cappello dalla tesa ampia. Intorno a loro si intuisce un paesaggio di campagna verde in lontananza. Il dipinto di Fausto Pirandello celebra il lavoro delle campagne. Infatti i protagonisti sono manuali che erano incaricati di vangare la terra, cioè rompere lo strato superficiale del terreno e rivoltarlo per preparare il letto di semina.
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Novecentismo
Il lavoro di Mario Sironi
Mario Sironi, Il lavoro, 1949-1950, olio su tela, 70 x 100 cm.
Mario Sironi dipinse un’opera con lo stile proprio del suo ultimo periodo che però porta con se richiami alla pittura precedente. Il lavoro è interpretato dall’artista in quanto attività quotidiana e fondante del cittadino. Infatti nel dipinto non vi sono richiami alle rivendicazioni sindacali del secondo dopoguerra.
Il tema del lavoro fu molto sentito dagli artisti i vari schieramenti politici negli anni cinquanta e sessanta del Novecento. Infatti in questo periodo il boom economico italiano produsse una forte richiesta di manodopera che diventò anche questione migratoria verso il nord Italia. In questo caso Mario Sironi più che intervenire nelle questioni di rivendicazione sindacale celebra il lavoro dell’uomo in senso universale. Infine compare la figura del tronco un riferimento molto amato dall’artista.
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Terre arate di Arturo Tosi
Un vasto terreno pianeggiante occupa la parte inferiore del dipinto. Al centro si dispiega un campo arato di colore marrone. Lontano poi alcuni alberi confinano contro un’alta linea di montagne. Terre arate sta ad indicare il campo arato dai contadini evidente dal diverso colore assunto dal terreno. L’aratro ha scavato e rivoltato la terra e quindi ha coperto l’erba svelando l’argilla dal colore ocra rosso. Il dipinto celebra il lavoro delle campagne.
Arturo Tosi, Terre arate, 1949-1950, olio su tela, 70 x 100 cm.
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Il ciabattino di Gastone Breddo
Gastone Breddo, Il ciabattino, 1949-1950, olio su tela, 70 x 100 cm.
Un uomo lavora seduto su un balcone affacciato sul mare. Accanto a lui, sulla destra sono posati i materiali della sua attività su un tavolino basso. L’uomo indossa un grembiule nero ed è rivolto verso il paesaggio marino. In alto, su di una mensola, compare poi un mattone con la sigla V & D che fa riferimento al motto dell’industriale Verzocchi.
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Bibliografia
- Arte e lavoro. La collezione Verzocchi. Catalogo della mostra (Roma, 2 maggio 2004-13 giugno 2004), Palombi Editori, 2004, EAN: 9788876214349
- C. Ambrosini (a cura di), La collezione Verzocchi, C. Ambrosini Editore: SAGEP, 2014, EAN: 9788863733327
Link esterni
Consulta il sito della Collezione Verzocchi di Forlì, Italia.
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