Ostrakon della ballerina

L’Ostrakon della ballerina è un esempio di pittura spontanea che descrive poeticamente momenti di vita reale dell’Antico Egitto.

Ostrakon figurato con rappresentazione di una ballerina in posizione acrobatica, 1292–1076 a.C., pietra / calcare, pittura, 11,5 x 17 x 4 cm. Torino, Museo Egizio

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Indice

Descrizione de l’Ostrakon della ballerina

L’Ostrakon raffigura una giovane danzatrice di profilo che compie un passo di danza inarcando il busto e reggendosi con i palmi delle mani. La giovane è seminuda e indossa un costume di scena, nero con decorazioni policrome, dell’Antico Egitto. Il suo ventre è spinto verso l’alto mentre i lunghi, capelli neri poggiano al suolo.

Interpretazioni e simbologia de l’Ostrakon della ballerina

L’Ostrakon figurato rappresenta una ballerina in posizione acrobatica. In altre Ostraka le immagini mostrano il movimento completo della danza.

Le maestranze di Deir el-Medina decoravano le tombe della valle con canoni rigidi, rispondenti alla tradizione. Invece, negli ostraka erano liberi di esprimersi on minori vincoli di ufficialità. Considerata la libertà di esecuzione, gli artisti egizi ottennero quindi figure di danzatrici armoniose e dinamiche. Inoltre i diversi soggetti dipinti documentano situazioni e persone del quotidiano e risultano quindi freschi e spontanei.

L’Ostrakon nell’antichità

L’ostrakon è un frammento di ceramica, recuperato da un vaso rotto, oppure una scheggia di pietra. Il termine che usiamo per indicarlo deriva dal greco antico, ὄστρακον, e al plurale diventa ostraka, ὄστρακα. In origine, la parola significava conchiglia. I greci antichi scrivevano sopra di esso il nome di cittadini destinati ad essere eletti o ostracizzati.

Si trattava quindi di materiale di recupero da utilizzare nelle pratiche amministrative. Altre civiltà antiche, come quelle mesopotamiche, utilizzarono simili manufatti anche con altre destinanzioni.

Gli ostraka egizi

Gli ostraka sono manufatti realizzati sagomando schegge di pietra calcarea. Si possono quindi considerare come quaderni di appunti o taccuini da disegno. Infatti rispondevano all’esigenza di produrre immagini personali realizzate con il gusto proprio del decoratore e senza vincoli di soggetto. Nel caso dell’Ostrakon della ballerina si coglie l’intenzione di rappresentare un soggetto piacevole, destinato alla fruizione personale e intima.

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I committenti, le collezioni, la storia espositiva e la collocazione

L’Ostrakon figurato con la ballerina si trova a Torino, presso iIl Museo Egizio, custodito con numero d’inventario Cat. 7052. Il Museo Egizio di Torino ha acquisito il manufatto attraverso il fondo di Bernardino Drovetti.

L’artista e la società. La storia dell’opera Ostrakon della ballerina

L’Ostrakon della ballerina del Museo Egizio di Torino, secondo la datazione degli storici, risale al periodo compreso tra il 1292 e il 1076 a.C. Il manufatto appartiene quindi al Nuovo Regno e precisamente alla XIX-XX dinastia. L’Ostrakon proviene da Deir el-Medina, un villaggio di operai situato a ovest di Tebe. Proprio in questa località gli archeologi ritrovarono la maggior parte degli ostraka figurati del periodo.

Consulta anche l’articolo intitolato: I libri utili alla lettura dell’opera d’arte.

Consulta anche l’articolo intitolato: La scheda per l’analisi dell’opera d’arte.

Lo stile de l’Ostrakon della ballerina

Gli esperti di arte egizia antica considerano L’Ostrakon con ballerina capolavoro in miniatura dell’arte egizia. Si tratta dell’esemplare più rappresentativo tra gli Ostraka figurati.

L’immagine della danzatrice si scosta dai canoni della tradizione pittorica parietale egizia. Infatti pur mantenendo la prospettiva di profilo, la figura della giovane è molto sciolta e non rigida e immobile come sono quelle di sovrani e dignitari. Inoltre.gli esperti indicano la presenza di leggere ombre sulla figura che accennano a un chiaroscuro naturalista. Per contro le raffigurazioni ufficiali dei faraoni evitano di suggerire tratti di realismo per proiettare la figura del sovrano in una dimensione atemporale.

La tecnica

Il manufatto egizio è in pietra, calcare, ed è decorato con intervento di pittura. L’Ostrakon misura 11,5 x 17 x 4 cm. Il dipinto della danzatrice si trova su un frammento di pietra calcarea estratto dai dirupi rocciosi del deserto della regione tebana.

Il colore e l’illuminazione

La figura della ballerina è resa con colori chiari. L’incarnato è rosa mentre il tessuto del costume e i capelli sono descritti con colori scuri.

La danzatrice è dipinta direttamente sulla superficie della pietra. Non è quindi presente la descrizione di un ambiente o di una illuminazione. Nonostante queste si intravede un principio di chiaroscuro.

Lo spazio

La figura della ballerina è dipinta sulla superficie della scheggia quindi non si coglie l’intenzione di descrivere un ambiente o uno spazio interno.

La composizione e l’inquadratura

La forma dell’Ostrakon è parzialmente sagomata. Risulta quindi irregolare e tendente a una forma ovale.

La figura della giovane che si inarca e crea un semicerchio verso l’alto, riprende il profilo superiore dell’ostrakon.

Approfondimento. Il teatro nell’antico Egitto

di Anna Maria Nosotti

Quando riflettiamo sull’origine del teatro, tutti noi pensiamo immediatamente all’antica Grecia, ma sappiamo anche che commedia e tragedia (almeno come le intendiamo ora), sicuramente derivano e rappresentano un’evoluzione di antichissimi rituali religiosi.

È dalla fine del XIX secolo che gli storici si chiedono se ci fosse una vera e propria forma di letteratura drammatica già nell’antico Egitto e il dibattito è ancora aperto e i relativi documenti sono ancora al vaglio degli studiosi.

Sappiamo però che esistevano vere e proprie performances di danza, musica e intrattenimento, come si può dedurre da stele, pitture murarie e raffigurazioni di riti funebri e che la dea Hator era la protettrice della danza, della musica, della poesia e dell’amore. Inoltre Platone racconta che gli Egizi, fin da giovanissimi, si dedicavano allo studio di strumenti musicali, che con parole moderne possiamo chiamare sistri, cetre, trombe, tamburi, lire, oboi e arpe, di cui esistevano svariati modelli.

Come si può notare, nella pittura muraria del nuovo regno, molte musiciste erano donne, ma abbiamo altre immagini di musicisti, dilettanti o professionisti, alcuni sicuramente ciechi, che vivevano grazie alla loro abilità bel suonare diversi strumenti.

Le danzatrici, invece, molto simili alle nostre acrobate, probabilmente erano sempre professioniste. (Meraviglioso questo Ostracon, di una modernità incredibile).

Che si possa chiamare “teatro” non è sicuro, ma che agli Egizi piacesse l’intrattenimento, questo è certo.

Consulta anche le pagine: Arte e teatro, Arte e femme fatale, Arte e eros, Arte e amore, Arte e letteratura, Le streghe nell’arte, Arte e bellezza femminile, La Bibbia nell’arte

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Bibliografia

  • La statua di Ramesse II, Museo Egizio di Torino
  • Natale Barca, Sovrani predinastici egizi, Ananke, Collana: Seshat, 2005, 9788873251330
  • Edda Bresciani, Grande enciclopedia illustrata dell’antico Egitto, Novara, De Agostini, 2005, ISBN 8841820055
  • Alice Cartocci, Gloria Rosati, L’arte egizia, Firenze, Giunti Editrice S.p.A., 2008, ISBN 9788809061804
  • Giovanna Magi, Luxor, Karnak, la valle dei Re, Bonechi Collana: Arte e storia, 2014, EAN: 9788847605015

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La data dell’ultimo aggiornamento della scheda è: 26 luglio 2022.

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