L’Ercole Farnese di Glicone di Atene è una statua in marmo che è stata realizzata copiando l’originale in bronzo di Lisippo.
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L’Amazzone ferita di Policleto fu realizzata dallo scultore greco in occasione di una gara indetta dal Santuario di Efeso.
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L’Apollo Sauroctòno di Prassitele rappresenta il dio nelle sembianze di un adolescente impegnato nel catturare una lucertola.
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Eros che incorda l’arco di Lisippo è una scultura che descrive l’azione del dio di armare l’arma che lo accompagna e lo identifica.
Lisippo, Eros che incorda l’arco, copia romana da quella greca del 338 – 335 a.C., marmo, altezza 123 cm. Roma, Musei Capitolini, Centrale Montemartini
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Indice
Descrizione dell’Eros che incorda l’arco di Lisippo
Il piccolo Eros è in piedi impegnato nel tendere il suo arco. Si sostiene sulla gamba sinistra mentre poggia l’estremità inferiore dell’arco contro la tibia destra. Le braccia quindi sono spostate verso la sinistra dell’osservatore e impegnate nell’incordare l’arma. Sul tronco di destra poi è appesa la faretra che contiene le frecce. Infine si intravede sulla schiena un piccolo paio di ali piumate.
Interpretazioni e simbologia dell’Eros che incorda l’arco di Lisippo
Il dio Eros che arma il suo arco è descritto per la prima volta nell’opera letteraria Ifigenia in Aulide di Euripide. Inoltre si trova una descrizione del gesto nel passo scritto da Publio Ovidio Nasone nelle sue Metamorfosi (V) : “e opponendovi il ginocchio curvò il flessibile corno“.
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I committenti, le collezioni, la storia espositiva e la collocazione
Lisippo realizzò la statua di Eros in bronzo per il santuario di Tespi. La copia più fedele all’originale si trova ai Musei Capitolini di Roma presso la Centrale Montemartini.
L’artista e la società. La storia dell’opera Eros che incorda l’arco di Lisippo
La copia custodita presso i Musei Capitolini di Roma fu realizzata in epoca imperiale intorno al I sec. a.C. a partire dalla copia greca del 338 – 335 a.C. Pausania nella sua opera Periegesi della Grecia, nel libro IX dedicato alla Beozia (IX, 27.3) testimoniò la presenza dell’opera che fu replicata con numerose opere in marmo in età imperiale romana. Fu l’archeologo italiano Ennio Quirino Visconti (1751 – 1818) che per primo si occupò di studiare e documentare l’opera di Lisippo. Fu così lo storico ad attribuire a Lisippo la scultura presente ora nei Musei Capitolini. L’Eros infatti fu ritrovato a Villa d’Este a Tivoli.
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Lo stile dell’Eros che incorda l’arco di Lisippo
Lisippo fu un esponente della scultura greca del periodo della tarda classicità. La sua opera rivela l’intenzione di creare sculture più espressive, di maggiore profondità psicologica. Inoltre la struttura dei corpi diventa complessa e dinamica grazie al contrapposto che infrange la frontalità della scultura del periodo precedente.
Nelle diverse copie che si sono succedute nel tempo la struttura originale dell’Eros è andata perduta come la qualità della modellazione. Invece sopravvive ancora parzialmente nella copia di Roma.
La tecnica
La copia custodita presso i Musei Capitolini di Roma è in marmo ed è alta 123 cm.
La luce sulla scultura
La scultura presenta una superficie chiara che determina una conseguente resa dela luce. Inoltre la posizione articolata del corpo determina ombre profonde e portate che suggeriscono movimento compositivo e chiaroscurale.
Rapporto con lo spazio
La scultura è un tuttotondo che risulta quindi dettagliato in ogni sua parte. Una caratteristica delle sculture di Lisippo fu proprio quella di invitare l’osservatore a guardare la scultura da più angolature. Nel caso dell’Ermes in questione è proprio la postura del dio con il contrapposto verso sinistra che invita a ruotare intorno alla statua.
La struttura
Secondo gli studi degli storici la scultura originale in bronzo presentava il braccio sinistro più scostato dal busto. Come conseguenza la struttura della statua era molto più articolata e l’anatomia dell’addome era più costruita. Inoltre nella copia romana si coglie il contrapposto che rende più dinamica la composizione. Anche la posizione dell’arco è diversa nelle varie copie. Inoltre la faretra, la custodia delle frecce, si trova in una posizione che probabilmente non era quella d’origine. Infine il tronco risulta aggiunto negli esemplari in marmo.
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Bibliografia
- Ranuccio Bianchi Bandinelli ed Enrico Paribeni, L’arte dell’antichità classica. Grecia, Torino, UTET Libreria, 1986, ISBN 88-7750-183-9
- George M. A. Hanfmann, Dizionario delle antichità classiche, Cinisello Balsamo, Paoline, 1995, p. 849
- Giuliano A., Storia dell’arte greca, Carocci, Roma, 1998. ISBN 88-430-1096-4
- Photini N. Zaphiropoulou, Capolavori della scultura greca antica, Ist. Poligrafico dello Stato Collana: Archeologia, 2007, EAN: 9788824011358
- Giorgio Bejor, Marina Castoldi, Claudia Lambrugo, Arte greca, Mondadori Università; Nuova Edizione edizione (1 ottobre 2013), ISBN-10: 8861842968 ISBN-13: 978-8861842960
- Luigi Rocchetti, Le gioie sepolte. Scultura greca del periodo arcaico, Arbor Sapientiae, 01/01/2018, EAN:9788894820850
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La data dell’ultimo aggiornamento della scheda è: 17 dicembre 2019.
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- Eros che incorda l’arco di Lisippo
Consulta la pagina dedicata alla scultura di Lisippo, Eros che incorda l’arco, sul sito del Musei Capitolini di Roma, Centrale Montemartini.
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