Mani e segni sono gli elementi di un progetto che permette di stimolare l’osservazione nel quotidiano e trasformarla in potenziale creativo.
Pagina aggiornata il: 19 aprile 2020
Mani e segni. La mano d’artista nella preistoria
La mano diventa segno e strumento nelle pitture rupestri in America latina. Sulle pareti della Grotta delle mani in Patagonia gli artisti preistorici hanno infatti lasciato i loro segni colorati. Le mani sporche di colore hanno impresso la loro impronta. Altre mani invece hanno mascherato la roccia e come uno stencil paleolitico hanno creato la loro ombra.
Consulta la pagina dedicata al dipinto di Cueva de las Manos, sul sito dell’UNESCO.
Mani e segni. La mano segno e strumento dell’arte
La rappresentazione della mano nella storia dell’arte e dell’umanità è uno studio a parte. Infatti la mano non è stata solamente un oggetto di rappresentazione ma è anche supporto per la creazione di un’immagine. Un artista mi disse tempo fa che esiste una intelligenza creativa che risiede nell’arto. Un artista esperto crea molto di più con la propria mano che con la mente. Anzi, per molti artisti gestuali la coerenza del movimento che traccia segni è essenziale. Emilio Vedova, Jackson Pollock e Franz Kline sono qualche esempio di creatività gestuale.
Nella rappresentazione della figura umana poi la mano è un attributo essenziale per descrivere il carattere del personaggio. Infatti nei ritratti rinascimentali o in molte immagini religiose la mano risulta molto curata. Pensiamo alle mani dipinte dal Raffaello o scolpite da Michelangelo. I manieristi poi fecero un uso estremo delle mani. Il Parmigianino dipinse mani allungate e diafane, Rosso Fiorentino disegnò mani arcigne e il Bronzino mani elegantissime.
Petra Probst nel suo lavoro con i bambini si è ispirata spesso a grandi artisti. Nel cercare esempi di mani che diventano segno e segni di mani ricorda le opere di Egon Schiele, di Giuseppe Penone, Shirin Neshat. Schiele ha deformato la forma della mano nei suoi dipinti di figura così da adottarla con un tratto identitario negli autoritratti.
La mano dell’Africa
Inoltre Petra Probst ci ricorda che il leader politico Nelson Mandela impresse su un foglio l’impronta della sua mano scoprendo in essa la forma del continente africano. I progetti artistici ed educativi che Petra e altri autori propongono agli insegnanti sono quindi indispensabili per avvicinare i più piccoli all’arte. Inoltre attraverso la sperimentazione di tecniche e procedure ognuno comprende con maggiore empatia il lavoro degli artisti.
Mani e segni
Osservare: dal latino, composto di ob, che ha il senso di avanti, sopra, attorno e servare, custodire, salvare, guardare, anche nel senso di tenere gli occhi addosso. Considerare, guardare diligentemente, tanto con gli occhi fisici, che con quelli della mente.
Spesso usiamo le parole senza pesare il loro significato reale. Osserva la figura, trova… La parola ci dice come dobbiamo fare: guardare diligentemente davanti, sopra, sotto, attorno, scoprire le relazioni di una cosa con l’altra, guardare i particolari con attenzione, passare da una visione superficiale a una visione consapevole.
Ci sono paesaggi degni di attenta osservazione anche non lontano da noi.
Osservare e disegnare mani
Un giorno Aya e Hiba arrivano con le mani dipinte, dopo la festa a casa: è il momento per osservare non solo i disegni con l’henné, ma anche il loro supporto. “Disegniamo le mani?” “L’abbiamo già fatto!” “D’accordo, ma non faremo solo mani dipinte come avete già fatto! Questa volta il compito è più difficile: osserviamo le nostre mani con molta attenzione, mettiamole a confronto l’una con l’altra e poi disegneremo.”
“Non sono proprio ugualissime!” Dice qualcuno. “Questo dito è più lungo dell’altro” “Si vede qualcos’altro? Se chiudete le mani a pugno cosa succede? Se distendete tutte le dita? Poi Se alzate un dito dopo l’altro? E dentro, la mano com’è fatta? Cosa vedete se distendete la mano? E se la piegate? E le dita? Hanno dei segni? Quanti? Come sono messi? Dove? Sono profondi? E se appena piegate la mano come sono questi segni? Dove? Proviamo a disegnare l’intera forma della mano: copiamola, disegniamo i contorni con la matita. E poi un’altra prova, con la mano che non usiamo sempre.
Guardare con la lente d’ingrandimento
Guardiamo il dorso della mano attraverso una lente di ingrandimento, come ci ha insegnato Petra. “Ci sono dei buchini …” Tutti hanno dei piccoli fori sul dorso delle mani? E dove sono? ancora E quanti sono? E sono profondi? Che cosa sono, secondo voi?
“Assomigliano un po’ a quello che abbiamo visto nelle foglie!” “Giusto, questi sono i pori, attraverso i quali la pelle respira, così come gli stomi sono i forellini che fanno respirare le foglie. Osservate bene la superficie della mano con la lente. Ora cercate un pezzetto di pelle speciale, che sia emozionante per voi, che assomigli a qualcosa, e disegnatelo. Solo quello. “
“Qui c’è un incrocio!” “Io ho una x e tante lineette come se fossero ali!” “Io invece ho un quadratino”
“Disegniamo questi segni e diamo un titolo al disegno.” “Ho disegnato delle stelle nel cielo!” “I miei segni sono dei fili d’erba”. “Il mio sembra il mare.” “Maestra, tu i buchini non li hai. Hai come delle valli, le tue vene si vedono di più. E dentro la mano hai delle righe verticali.” Su un altro foglio disegniamo le linee nel palmo della nostra mano.
Mani come libri
La mano è così bella, può fare così tante cose che può anche diventare un libro: libri sagomati a forma di mano. Diventano tanti libri con le ali, come uccelli che volano. Se vogliamo possiamo inventarci delle piccole storie e annotarli su quelle pagine alate. Osservazione e concentrazione. In viaggio non lontano da noi, a cercare nella pelle il confine che diventa ponte verso gli altri, un vero e proprio con-tatto.
Consulta il sito di Petra Probst
Le immagini dei workshop sono tratte dall’Archivio di Petra Probst.
© ADO – analisidellopera.it – Tutti i diritti riservati. Approfondisci