La Madonna del Divino amore di Raffaello prese il titolo da una pubblicazione tedesca nella quale vi era una litografia dell’opera.
Raffaello, Divino amore di Raffaello, 1516 circa, olio su tavola, 140 x 109 cm, Napoli, Museo di Capodimonte
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Indice
Descrizione de la Madonna del Divino amore di Raffaello
La Vergine siede a sinistra contro una parete in stile classicheggiante. Tiene sulle gambe Gesù Bambino che si rivolge a San Giovannino. Il piccolo Santo infatti si trova a sinistra e porge la croce astile a Gesù. Dietro le tre figure compare poi Sant’Elisabetta. Sullo sfondo, appena percepibile, si trova San Giuseppe. Il Santo è in posizione eretta contro una finestra oltre la quale si intravede un paesaggio.
Interpretazioni e simbologia de la Madonna del Divino Amore di Raffaello
Il dipinto deriva dal modello iconografico della “Sacra Famiglia con Santa Elisabetta e San Giovannino“. San Giovannino porge la croce astile a Gesù anticipando il suo sacrificio futuro.
Il titolo di questo dipinto risale al 1824. In questa data infatti Friedrich Rehberg pubblicò una litografia che riproduceva la Madonna di Raffaello nel suo Rafael Sanzio aus Urbino. In seguito Longhena la tradusse in italiano nel titolo che porta ancora oggi.
La riproduzione tramite incisioni calcografiche è stato per secoli l’unico modo per diffondere la conoscenza delle opere d’arte prima dell’invenzione della fotografia.
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La committenza e la storia espositiva
Secondo Giorgio Vasari il dipinto fu realizzato per Leonello Pio da Carpi, signore di Meldola. Alessandro Farnese il Giovane la acquistò poi nel 1564. L’opera è custodita presso il Museo Nazionale di Capodimonte a Napoli e fa parte della Collezione Farnese.
La storia della Madonna del Divino amore
La Madonna del Divino amore risale al 1518 anno nel quale Raffaello aveva circa 35 anni. Gli storici hanno datato l’opera in seguito al confronto con altre Madonne di Raffaello. Gli studiosi attribuirono sicuramente il dipinto in seguito ad approfonditi studi realizzati nel 2015.
Consulta anche l’articolo intitolato: I libri utili alla lettura dell’opera d’arte.
Consulta anche l’articolo intitolato: La scheda per l’analisi dell’opera d’arte.
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Lo stile de La Madonna del Divino amore di Raffaello
Raffaello dipinse questa Madonna utilizzando velature di colore ad olio su una tavola di legno di 140×109 cm.
La composizione e l’inquadratura
Il dipinto di Raffaello ha forma rettangolare sviluppata in verticale. Il modello compositivo piramidale del gruppo in primo piano si ritrova anche ne La Sacra Famiglia Canigiani di Raffaello.
Madonna col Bambino e santi di Agnolo Bronzino
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Bibliografia
- Pierluigi De Vecchi, Raffaello, Rizzoli, Milano 1975
- Sylvia Ferino Pagden, M. Antonietta Zancan, Raffaello. Catalogo completo, Firenze 1989.
- John Shearman, Studi su Raffaello, edizione italiana a cura di Barbara Agosti e Vittoria Romani, Electa, Milano 2007
- Paolo Franzese, Raffaello, Mondadori Arte, Milano 2008. ISBN 978-88-370-6437-2
- Mario Dal Bello, Raffaello. Le madonne, Libreria Editrice Vaticana, 2012, EAN: 9788820987237
- Antonio Forcellino, Raffaello. Una vita felice, 2 luglio 2009, Laterza, Collana: Economica Laterza, EAN: 9788842087472
- Eugenio Gazzola, La Madonna Sistina di Raffaello. Storia e destino di un quadro, Quodlibet 2013
- Claudio Strinati, Raffaello, Giunti Editore, Collana: Dossier d’art, 2016, EAN: 9788809994218
- Claudio Strinati, Raffaello. Ediz. a colori, 2016, Scripta Maneant, EAN: 9788895847498
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La data dell’ultimo aggiornamento della scheda è: 19 febbraio 2020.
Approfondisci la lettura consultando le schede delle altre opere di Raffaello intitolate:
- La scuola di Atene
- Il Ritratto di Maddalena Strozzi
- La velata
- Ritratto di cardinale
- Madonna col bambino e San Giovannino
- Il ritratto di Agnolo Doni
- Ritratto di Baldassarre Castiglione
- Papa Leone X con i cardinali Luigi De Rossi e Giulio de’ Medici
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- Il Parnaso
- Virtù e la Legge
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Le Madonne di Raffaello
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- Madonna del Granduca
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La Pala Colonna 1503 – 1505
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- Pietà
Consulta la pagina dedicata al dipinto di Raffaello, Divino amore di Raffaello, sul sito del Museo di Capodimonte di Napoli.
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