Pugilatore in riposo ritrae un atleta dell’antichità e con grande realismo descrive le macchie di sangue causate dal combattimento.
Pugilatore in riposo, IV secolo a. C., bronzo, 128 cm. Roma, Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo
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Indice
Descrizione di Pugilatore in riposo
Il pugile presenta un corpo muscoloso e siede in posizione rilassata. Come in seguito ad un rumore l’atleta volge la testa alla sua destra. Il pugile presenta una barba particolarmente curata come i capelli corti e riuniti in piccoli ricci. I tratti fisiognomici caratterizzano inoltre un uomo maturo. Infatti si notano sul volto segni di antiche ferite.
Interpretazioni e simbologia di Pugilatore in riposo
La scultura greca intitolata Pugile in riposo è anche nota come Pugile delle Terme o Pugile del Quirinale. La statua raffigura un pugile seduto in riposo.
Forse l’atleta si riposa durante un combattimento. Le sue mani sono avvolte dai caestus, cesti in italiano. Si trattava di guantoni dalla forma complessa e voluminosa utilizzati dal IV secolo avanti Cristo. Quattro dita erano strette in un pesante anello composto da tre fasce di cuoio bloccate insieme da borchie metalliche.
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I committenti, le collezioni, la storia espositiva e la collocazione
Pugilatore riposo è esposto presso il Museo Nazionale Romano di Roma. Nel 2013 il Metropolitan Museum di New York espose la scultura per la prima volta negli Stati Uniti d’America. Il Getty Museum di Los Angeles invece la ospitò nel 2015.
L’artista e la società. La storia dell’opera di Pugilatore in riposo
Il Pugilatore in riposo è una scultura datata alla seconda metà del IV secolo avanti Cristo. L’autore dell’opera è sconosciuto ma in passato è stata attribuita a Lisippo o ad altri scultori della sua cerchia. Gli archeologi scoprirono la statua a Roma alle pendici del Quirinale nel marzo 1855, nell’area del Convento di San Silvestro con il Principe ellenistico. Probabilmente le due sculture appartenevano i resti delle Terme di Costantino.
Rhys Carpenter nel 1927 ipotizzò che l’opera fosse una copia dell’originale realizzato da Apollonio di Atene. Sul guanto sinistro infatti si leggeva la firma dell’artista. La studiosa Margherita Guarducci invece nel 1959-1960 negò la presenza della firma.
Il ritrovamento
Gli archeologi trovarono la statua tra il secondo e il terzo muro di fondazione di un edificio antico. La scultura si trovava a 6 metri di profondità sotto il livello della piattaforma. Il racconto della scoperta si deve a l’archeologo Rodolfo Lanciani che era segretario della commissione archeologica comunale di Roma. L’archeologo scrisse che secondo la sua valutazione al momento della scoperta l’opera non risultava gettata o seppellita ma nascosta con grande cura. Infatti la statua del pugile era seduta su un capitello di ordine dorico e circondata da terra setacciata.
Il posto nel quale si trovava era inoltre stato aperto tra le fondamenta più basse del tempio del sole. Grazie alla condizione nella quale si trovava la statua, l’archeologo definì la scoperta una grande sorpresa anche per uno come lui che aveva già assistito a molti ritrovamenti.
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Lo stile di Pugilatore in riposo
Tra il 1984 e il 1987 i restauratori intervennero sull’opera e scoprirono caratteristiche che attribuiscono il lavoro all’epoca classica. La scultura è caratterizzata da un grande realismo. Infatti gli esperti sottolineano la presenza di orecchie a cavolfiore. Si tratta di tumefazioni presenti sulle orecchie che si riscontrano anche oggi gli atleti che praticano lotta greco romana o judo.
Quindi l’atto di rivolgere di scatto la testa a destra potrebbe essere motivato dal limitato senso dell’udito prodotto dalla pratica della lotta. La modellazione del corpo del pugile è vicina a quella dell’Eracle a riposo come si nota nella versione della statua presso Palazzo Pitti e quella presso Palazzo Farnese. Il realismo della scultura riesce a trasmettere la sofferenza dell’atleta senza però avere una funzione ritrattistica.
La tecnica
Il Pugilatore in riposo è una statua in bronzo di 128 cm di altezza. Nella scultura sono presenti alcuni inserti in rame che si possono osservare sulla spalla destra, sull’avambraccio, sui guanti e sulla coscia. Questi inserti rappresentano probabilmente colature di sangue causate dalle ferite e prodotte dalla testa voltata.
Lo scultore utilizzò la tecnica della fusione a cera persa con metodo indiretto. Inoltre la statua è un insieme di otto parti assemblate in seguito alla fusione separata. Le labbra, le ferite e le cicatrici del volto realizzate con altro metallo furono fuse a parte e incastonate in seguito. Anche le dita centrali dei piedi risultano realizzate a parte e unite in un secondo momento. Questa accorgimento ha permesso di creare una più precisa modellazione. Gli occhi furono inseriti in un secondo tempo.
La luce sulla scultura
La statua del pugilatore presenta la superficie di alcune estremità più lucida. Probabilmente gli antichi ammiratori della statua erano soliti sfregare alcune parti del corpo.
Proprio per la particolare colorazione del bronzo la luce crea forti chiaroscuri prodotti dalla superficie lucida.
Rapporto con lo spazio
La scultura del Pugilatore di offre allo spettatore da più prospettive. Infatti da ogni angolo è possibile ammirare le forme dell’atleta. Questa possibilità è determinata dalla torsione della testa che ruota decisamente verso la sinistra dell’osservatore.
La struttura
La struttura della statua è caratterizzata da un contrasto compositivo. Il corpo è in posizione di riposo con le braccia appoggiate alle gambe. Invece la testa ruota di scatto verso la destra del pugile. Questa contrapposizione anticipa l’estetica dello scultore Lisippo definita del kayros cioè del momento giusto o opportuno traducibile anche come momento supremo.
Se vista di profilo la scultura assume una struttura composta da due triangoli opposti formati dalle gambe leggermente piegate. Inoltre la parte superiore del corpo si inclina in avanti e forma un triangolo contrario a quello delle gambe.
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Bibliografia
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La data dell’ultimo aggiornamento della scheda è: 25 novembre 2020.
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